I Campi Flegrei, in Campania, sono sempre sotto monitoraggio per l’attività sismica che li caratterizza. Oggi gli esperti puntano i riflettori sulle esplosioni freatiche e sulla situazione generale del sito che rappresenta una minaccia.
Si tratta, infatti, di eventi eruttivi a bassa energia che si manifestano con un rilascio di vapore, di acqua ad alta temperatura e di materiale roccioso. Di norma il magma non viene chiamato in causa, ma quando succede si ha a che fare con eruzioni freatico-magmatiche. Nel corso dei secoli ci sono state attività importanti di questo genere circa 4.000 anni fa, nella zona di Solfatara – Pisciarelli, attualmente sotto controllo, e una nel 1930.
Che cosa sono le esplosioni freatiche
I Campi Flegrei sono interessati dalle esplosioni freatiche. Si verificano quando l’acqua nel sottosuolo arriva a una temperatura maggiore rispetto a quella di ebollizione e si trasforma in vapore in maniera molto rapida. Avviene il cosiddetto flashing e si assiste a un fenomeno simile a quello dei geyser.
Si assiste a un’esplosione di questo tipo anche quando eventuali frane sotterranee ostruiscono le vie di emissione delle fumarole e dei fanghi, creando una sovrapressione. Il problema è che sono imprevedibili e in un sito instabile come quello campano non è un dettaglio di poco conto.
Che rischi ci sono e perché è considerata una minaccia
Se non ci si avvicina alla caldera dei Campi Flegrei, le esplosioni freatiche non rappresentano un vero e proprio pericolo. Questo potrebbe insorgere se alcuni avventurieri poco attenti decidessero di fare qualche escursione. Gli esperti però continuano a monitorare le condizioni delle acque nel sottosuolo per capire se i fluidi caldi possono cambiare gli equilibri instabili della zona. Rimanere aggiornati, essere preparati è fondamentale se si vive in prossimità del Vesuvio.
“Il sistema è in movimento, e prima o poi accadrà. È un vulcano attivo. Anche il Vesuvio prima o poi erutterà. Ma oggi il magma non si muove. La vera insidia, adesso, è l’ipotesi di esplosioni freatiche: quelle sì, sono imprevedibili”, così ha dichiarato Fabio Florindo, il presidente dell’Ingv, all’AGI.
L’esperto ha sottolineato un altro aspetto cruciale: “Spesso si confondono due fenomeni, il bradisismo e il rischio sismico. Il primo è un processo lento di sollevamento o abbassamento del suolo, tipico delle aree vulcaniche. Ai Campi Flegrei siamo in fase di sollevamento da oltre 20 anni, per un totale di circa 145 centimetri. Un sollevamento causato da gas caldi in pressione, non da magma in risalita. Il rischio sismico invece è una formula: pericolosità per esposizione e per vulnerabilità. Conta se ci sono persone, quante ce ne sono, e in che tipo di edifici vivono”.
Adesso si tiene sotto controllo l’attività imprevedibile delle esplosioni freatiche, perché “in un sistema idrotermale attivo, se i gas caldi entrano in contatto con falde superficiali […] il terreno, le strade, le case vengono letteralmente scaraventati in aria”, ha spiegato Florindo, specificando l’importanza dei dati sismici, geochimici, satellitari e relativi alle emissioni di gas.
Nessuna preoccupazione concreta, invece, per quanto riguarda il magma: ”Al momento non si muove. Se un giorno dovesse risalire, avremmo segnali chiari, e il tempo di avvisare la popolazione. I vulcani, a differenza dei terremoti, mandano segnali premonitori”, ha dichiarato Fabio Florindo. Fondamentale è la partecipazione della popolazione locale, un’educazione alla prevenzione e alla gestione condivisa.