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BUONO A SAPERSI 06 OTTOBRE 2025

Chat Control: l'Ue leggerà i messaggi? Cosa c'è di vero

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

È polemica sulla proposta avanzata dall’Ue per proteggere i minori dagli abusi online. Ufficialmente si chiama CSAR, Child Sexual Abuse Regulation, ma è stata ribattezzata Chat Control e dà l’idea di come venga percepita all’esterno.

Seppure le intenzioni siano nobili e mirano a creare un quadro normativo europeo uniforme per prevenire e contrastare la diffusione di materiale pedopornografico e l’adescamento di minori, c’è chi teme che sia un pretesto per rendere legale la violazione della privacy. Ma qual è il confine, quando è il caso di superarlo e quando no?

Cos’è la Chat Control dell’Unione europea

La Chat Control, sulla carta, non è altro che una norma che vuole colmare le lacune tra le legislazioni nazionali divergenti, introducendo alcuni obblighi per i fornitori di servizi digitali — hosting, messaggistica, accesso a internet — di rilevare, segnalare, rimuovere o bloccare contenuti pedopornografici “noti” e “nuovi”.

Tra le novità più controverse c’è la possibilità che gli operatori di servizi di comunicazione debbano effettuare una forma di scansione delle chat, inclusi i messaggi privati, potenzialmente anche in presenza di crittografia end-to-end. È sotto esame l’eventuale uso del client‑side scanning, ovvero un controllo sul dispositivo dell’utente prima che il contenuto venga cifrato per la trasmissione. Se il sistema individuasse prove che si stesse commettendo un illecito, scatterebbero segnalazioni automatiche alle piattaforme o alle autorità competenti.

I punti critici: privacy, sicurezza e affidabilità

Molti esperti, fra cui autorità europee per la protezione dei dati (EDPB e EDPS), hanno espresso forti riserve circa l’impatto che certi obblighi avrebbero sulla privacy. La scansione generalizzata dei messaggi privati, infatti, potrebbe essere incompatibile con i diritti fondamentali alla riservatezza delle comunicazioni.

Inoltre, dal punto di vista tecnico, esistono dubbi sull’efficacia reale di queste tecnologie. Tra i problemi evidenziati ci sarebbe un’alta probabilità di falsi positivi, e cioè contenuti legittimi scambiati per illegali; facili vie di elusione per chi ha intenzione di commettere abusi, nonché la creazione di nuove vulnerabilità, che potrebbero essere sfruttate da persone malintenzionate o regimi autoritari.

Dal 2022, anno in cui è arrivata la proposta in Commissione europea, a oggi la proposta ha subito modifiche, emendamenti e discussioni sia al Parlamento che al Consiglio europei, e il testo è in fase di negoziato. Nel 2023 è stata approvata una posizione che esclude esplicitamente la mancanza di crittografia e la sorveglianza indiscriminata. C’è dunque la volontà di garantire che la normativa non diventi uno strumento di controllo di massa.

L’obiettivo è trovare un equilibrio: come fare

La sfida principale sulla Chat Control è bilanciare la protezione dei bambini e la tutela dei diritti fondamentali come la privacy, la libertà di espressione e la sicurezza delle comunicazioni. È necessario, quindi, che gli obblighi imposti ai fornitori di servizi siano proporzionati, che le misure tecniche siano meno invasive possibile e che ci siano garanzie legali che tutelino gli utenti da abusi. Inoltre, la normativa dovrà affrontare anche questioni pratiche come definire con chiarezza che cosa sia “materiale nuovo” rispetto a “materiale noto”, come mantenere aggiornate le banche dati di indicatori, come garantire trasparenza e controlli sulle segnalazioni e rimozioni.

La proposta Chat Control ha, senza dubbio, un nobile intento: proteggere i minori dagli abusi online. Tuttavia, come spesso accade in questi casi, le soluzioni rischiano di portare con sé conseguenze indesiderate se non calibrate correttamente. La protezione della privacy non è un ostacolo secondario: è un pilastro fondamentale delle democrazie. Il testo finale della normativa europea dovrà quindi trovare un compromesso solido. Solo così si potrà dire che la sicurezza non viene messa in primo piano, a scapito della libertà.

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