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CURIOSITÀ 05 NOVEMBRE 2025

Chi era Donato Bilancia, il serial killer dei treni

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

Giornalista e videomaker

Giornalista professionista dal 2012, ho collaborato con le principali testate nazionali. Scrivo e realizzo servizi TV di cronaca, politica, economia e spettacolo. Ho esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e televisive e lavoro anche nell’ambito del social network.

Donato Bilancia è noto per essere stato un serial killer spietato. Il criminale è stato condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi tra ottobre 1997 e aprile 1998 in Liguria e nel Basso Piemonte. Tanti i soprannomi con cui era conosciuto da killer delle prostitute, killer dei treni oppure Mostro della Liguria. Alcune testate giornalistiche lo hanno descritto come il più spietato assassino seriale della storia italiana.

Chi era Donato Bilancia

Donato Bilancia, detto Walter, è nato a Potenza il 10 luglio 1951. Secondo dei due figli di Rocco, dipendente pubblico, e Anna Mazzaturo, casalinga, si è trasferito con la famiglia prima a Capaccio, in provincia di Salerno, poi a Nizza Monferrato nell’astigiano e infine nel 1956 a Genova.

Cresciuto in un contesto familiare difficile e degradato, era legato solo al fratello maggiore, Michele. Dai suoi racconti è emerso che il padre lo sbeffeggiasse per la scarsa virilità, per esempio se gli capitava di urinare nel letto.

Bilancia lascia la scuola ancora prima di terminare la terza media, entrando presto in contatto con ambienti criminali. I primi guai con la giustizia risalgono al 1965 quando ruba un ciclomotore. Nel 1972 è invece stato arrestato per il furto di un camion carico di panettoni, che cerca di rivendere davanti a un supermercato. Un nuovo arresto è nel 1974 a Como per porto abusivo di arma da fuoco, poi ancora nel 1978 in Francia per rapina e nel 1981 per un tentato sequestro nell’entroterra di Genova.

Dagli anni ’80 inizia a compiere atti criminali da solo e gioca d’azzardo ingenti somme di denaro, pagando i debiti con i furti. Nel 1987 resta scosso dal suicidio del fratello Michele che si era gettato sotto un treno con in braccio il figlio piccolo Davide.

Di questo gesto considera responsabile la moglie del fratello, Ornella, e comincia a maturare un disprezzo verso le donne che lo porta a essere denunciato per minacce e percosse a una prostituta e per molestie alla commessa di un negozio di intimo. Nel 1990 resta in coma per due giorni, a seguito di un incidente stradale. Tra il 1996 e il 1997 va a vivere in un sottoscala per i debiti nel gioco.

I primi omicidi

Commette i primi omicidi nel 1997 a Genova, dopo che Giorgio Centanaro e Maurizio Parenti lo scherniscono per averlo truffato al tavolo di una bisca clandestina. Il 16 ottobre si introduce in casa di Centenaro e lo soffoca con un cuscino e del nastro adesivo. Il delitto viene inizialmente archiviato come morte per cause naturali.

Il 24 ottobre uccide con una pistola Smith & Wesson 38 Parenti e la moglie Carla Scotto. Temendo ritorsioni da parte degli ambienti criminali frequentati da Parenti, Bilancia decide di continuare a uccidere per allontanare i sospetti.

Tre giorni dopo le vittime nella loro casa sono Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria. Si arriva al 13 novembre per il primo omicidio fuori città: a Ventimiglia dove la vittima è il cambiavalute Luciano Marro. Il 25 gennaio 1998 Bilancia uccide il metronotte Giangiorgio Canu perché, dirà agli inquirenti, che l’uomo era simile a Centanaro e che guidava un’automobile che aveva sulla carrozzeria un vistoso numero 32, cifra da lui considerata fortunata. Per la prima volta fa indossare un indumento alla vittima per coprirle il volto così da non doverlo guardare mentre moriva.

Il killer delle prostitute

Dopo aver trascorso quarantatré giorni a giocare d’azzardo ai casinò di Sanremo e Saint Vincent o nei club privè, il 9 marzo 1998 torna a uccidere a Cogoleto, dove si era appartato su una spiaggetta con la prostituta: Stela Truya.

Questo è il primo omicidi in cui sfoga la rabbia che da anni aveva verso le donne. Nel frattempo si informa sull’andamento delle indagini leggendo quotidianamente Il Secolo XIX. Il 18 marzo a Pietra Ligure uccide l’ucraina Ljudmyla Zubskova che aveva caricato in macchina ad Albenga. Due giorni dopo a Ventimiglia rapinda e uccide il cambiavalute Enzo Gorni.

Il 24 marzo a Villa Minerva di Novi Ligure si apparta a bordo della sua Mercedes con July Castro, prostituta transessuale che si faceva chiamare Lorena. Intuito il pericolo, lei cerca di fuggire quando arrivano due automobili di vigilanti notturni. Bilancia li uccide a colpi di pistola mentre riesce solamente a ferire all’addome July, che fornirà agli inquirenti un ulteriore identikit dell’assassino.

Sul filone degli omicidi delle prostitute si arriva alla morte della nigeriana Tessy Adodo il 29 marzo a Cogoleto. Questo crimine rappresenterà una svolta nelle indagini. L’ultimo tentativo delittuoso di una prostituta avviene il 3 aprile, quando prende appuntamento a Sanremo con Luisa Ciminiello. Quando la donna gli mostra la foto di un bambino, che dice essere suo figlio (ma in realtà era il nipote), Bilancia decide di risparmiarla e lascia la casa senza ucciderla. Il giorno dopo chiama Lucia per scusarsi chiedendole di non denunciarlo.

Il killer dei treni e la paura del mostro della Liguria

A metà aprile, esattamente il 12 del 1998, Donato Bilancia cambia modo d’agire e tipologia di vittime. Sull’intercity La Spezia-Venezia individua una vittima a caso, Elisabetta Zoppetti, un’infermiera milanese di ritorno da una vacanza a Lavagna.

L’uomo segue in bagno la donna, apre la porta con una chiave quadrata, la immobilizza buttandole la giacca sul capo e le spara. Scende poi dal treno a Voghera e ne prende uno in direzione inversa. Due giorni dopo uccide un’altra prostituta, la macedone Kristina Valla, tra Albenga e Ceriale. Il 18 aprile torna a colpire su un treno, sulla tratta Genova-Ventimiglia, assassinando la babysitter Maria Angela Rubino con lo stesso “schema” usato per Zoppetti. Dopo essersi masturbato sul suo cadavere, scende dal treno a Bordighera.

La fama del serial killer di Genova, come quella del mostro di Firenze, diventa tale che i cittadini iniziano a parlare del Mostro della Liguria e la paura inizia a diffondersi. Il Procuratore Generale di Genova Guido Zavanone arriva a raccomandare ai viaggiatori di osservare comportamenti prudenti sui treni in Liguria e di viaggiare solo se necessario e, soprattutto, in compagnia. L’ultimo delitto di Bilancia viene compiuto il 20 aprile, nell’area di servizio Conioli Sud sull’autostrada Genova-Ventimiglia, dove uccide il benzinaio Giuseppe Mileto.

Nel frattempo le indagini si erano concentrate sulle auto usate dal killer delle prostitute, in particolare una Mercedes Benz 190. Bilancia aveva comprato la macchina dall’amico Giuseppino “Pino” Monello. Quest’ultimo, ignaro dei reati compiuti con quel veicolo, si rivolse a un avvocato dopo aver ricevuto una serie di multe per il mancato pagamento di pedaggi autostradali. Si accorse così che Bilancia non aveva mai formalizzato il passaggio dell’auto e sporse denuncia

L’arresto e la condanna di Donato Bilancia

Con la scusa di chiedergli in risarcimento delle multe, Monello incontra Bilancia, poi consegna la tazzina di caffè da cui l’assassino aveva bevuto al Ris di Parma. Trovata totale corrispondenza tra il DNA e le tracce rinvenute sul corpo di Maria Angela Rubino, il serial killer viene arrestato il 6 maggio 1998. Dopo pochi giorni rende confessione spontanea di tutti gli omicidi, attribuendosi, anche il delitto di Giorgio Centanaro, inizialmente considerato morto per cause naturali.

Al termine del processo Donato Bilancia viene condannato a 13 ergastoli per i 17 omicidi e a 16 anni di reclusione per il tentato omicidio di July Castro, con sentenza del 12 aprile 2000 del tribunale di Genova, con 3 anni di isolamento diurno.

Nel carcere di Padova a inizio dicembre 2020 contrae il Covid-19 e viene ricoverato nel reparto di pneumatologia in ospedale. Imputando ai giudici di non aver compreso i suoi sforzi per cambiare, rifiuta le cure e si lascia morire per “non essere più un problema per la società”. È deceduto il 17 dicembre 2020, all’età di 69 anni.

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