Conoscere il numero di telefono quando il telefono squilla non è più sinonimo di sicurezza. Da tempo ormai la truffa dello spoofing telefonico è sempre più diffusa in Italia, tanto da spingere il CEO di Iliad, Benedetto Levi, a rompere il silenzio e a denunciare pubblicamente il fenomeno. Questa particolare truffa è molto pericola perché fa credere ai malcapitati che a chiamarli sia la propria banca, i Carabinieri, o la tua compagnia telefonica.
Iliad contro questa nuova truffa telefonica
La denuncia di Iliad parte dall’interno. Un dipendente della nota compagnia telefonica infatti è stato contattato da un numero apparentemente dalla sua stessa azienda per avvisarlo di un imminente disservizio e di accettare una “rimodulazione tariffaria” per evitare problemi. Molto gentili ad avvisarlo, se non fosse che Iliad non utilizza il teleselling. Subito il dipendente capisce che si tratta di una truffa, registra la chiamata e l’azienda presenta subito un esposto alla Procura di Milano.
Benedetto Levi, CEO di Iliad, parla apertamente di “frodi di massa” e denuncia l’impatto di queste operazioni sulla fiducia dei consumatori. Non solo queste truffe vanno a colpire due settori strategici: quello delle telecomunicazioni e del teleselling. La richiesta è chiara da parte dell’azienda: serve un intervento strutturale per contrastare questo modello criminale sempre più sofisticato.
Cos’è e come funziona lo spoofing telefonico
Lo spoofing telefonico è una tecnica che consente ai truffatori di falsificare il numero visualizzato sul display di chi riceve una chiamata. Il numero può sembrare legittimo – magari quello della banca o di un ente pubblico – ma in realtà è stato camuffato usando appositi software (a volte gratis e open source). Spesso si usano tecnologie VoIP e servizi di spoofing che permettono di scegliere quale numero far apparire. Il truffatore, una volta ottenuta la fiducia della vittima, costruisce una narrazione d’urgenza (come un guasto imminente o una verifica urgente del conto) per estorcere dati sensibili o bancari. In alcuni casi, vengono persino usati numeri reali di ignari cittadini, rendendo ancora più difficile distinguere il falso dal vero.
La buona notizia è che qualcosa si sta muovendo. L’Agcom ha approvato un nuovo regolamento sul filtro anti-spoofing , in vigore dal 19 maggio, che obbliga tutti gli operatori telefonici a implementare filtri tecnologici in grado di bloccare le chiamate sospette. In particolare, il sistema è pensato per fermare le telefonate provenienti dall’estero che utilizzano numeri italiani contraffatti, ma senza interferire con le chiamate legittime. È un primo passo importante per fermare un fenomeno che sta diventando sempre più insidioso. Nel frattempo, resta fondamentale non fidarsi mai alla cieca: in caso di dubbi, meglio riagganciare e contattare direttamente l’ente o l’azienda tramite i canali ufficiali. Molti operatori mettono a disposizione un servizio di verifica dei propri numeri telefonici per rassicurare gli utenti e garantire un servizio di trasparenza nelle proprie telecomunicazioni.
Come sempre i consigli per evitare di cadere nella trappola dei truffatori sono controllare accuratamente che il numero sia legittimo e se non è possibile verificare, diffidare di comunicazioni che riguardano disservizi e disguidi che implicano una decisione improvvisa per rimediare. Mai fornire dati sensibili se richiesti, poiché le aziende possiedono già tutto e non chiederanno mai quel genere di informazioni né per telefono né via mail.
La denuncia di Iliad è solo l’inizio di una crociata contro questa filiera di truffatori che minano la credibilità di operatori di teleselling onesti il cui comparto impiega circa 80.000 persone e genera un contributo al PIL nazionale stimato in quasi 3 miliardi di euro.