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CURIOSITÀ 31 MAGGIO 2025

L’insalata è contaminata dalle microplastiche: dati allarmanti

Matteo Polimeni

Matteo Polimeni

Editor e videomaker

Editor e videomaker con l’anima da storyteller. Mi muovo tra design, arte e architettura, giocando con la comunicazione.

Ci dicono sempre di mangiare più verdure, perché fanno bene. Uno studio innovativo però ha rivelato che ogni volta che addentiamo una foglia di lattuga o una carota potremmo masticare plastica. Non stiamo parlando di plastica visibile a occhio nudo, ma di minuscole particelle chiamate microplastiche starebbero contaminando sempre di più i nostri ortaggi. Lo studio – che ha analizzato quasi 200 ricerche scientifiche – evidenzia come i terreni agricoli si stiano trasformando in veri e propri depositi invisibili di plastica, con effetti non ancora ben noti per la salute umana.

Cosa sono le microplastiche e dove si trovano

Le microplastiche sono frammenti di plastica talmente piccoli che spesso non superano i 5 millimetri di diametro. Possono nascere già in formato ridotto – come le microsfere presenti in certi cosmetici o le fibre sintetiche che si staccano dai nostri vestiti durante il bucato – oppure derivare dalla frammentazione di oggetti più grandi, come sacchetti o bottiglie di plastica lasciati a degradarsi nell’ambiente. La plastica non si distrugge, semplicemente si degrada e si infiltra ovunque.

E infatti oggi le microplastiche sono ovunque. Le troviamo negli oceani, dove mettono a rischio la flora e la fauna marina. Le troviamo nei fiumi, nei laghi, nell’acqua che beviamo (sia in bottiglia che del rubinetto), nell’aria che respiriamo e persino negli alimenti. Non ci stiamo liberando della plastica: la stiamo semplicemente ingerendo senza accorgercene.

Dal suolo al piatto: i percorsi della contaminazione

Ed è proprio qui che entra in gioco lo studio della Murdoch University. I ricercatori hanno scoperto che l’agricoltura moderna, paradossalmente, è uno dei principali veicoli di diffusione delle microplastiche nei cibi che consumiamo ogni giorno. La contaminazione avviene attraverso fanghi di depurazione, usati come fertilizzanti, compost contaminato, teli di plastica per la pacciamatura e perfino l’aria. Tutti questi elementi rilasciano microplastiche che si accumulano nel terreno.

Da lì, il passo verso le piante è breve. Le microplastiche infatti possono essere assorbite dalle radici oppure entrare attraverso i pori delle foglie. Alcune viaggiano con l’acqua che irriga i campi, penetrando nei tessuti delle colture.

Secondo lo studio, lattuga, grano e carote sono tra le colture più colpite. Ma non solo: queste particelle trasportano anche sostanze chimiche pericolose, come ftalati e ritardanti di fiamma. Insomma, quello che sembra un innocuo e salutare contorno potrebbe nascondere ben altro.

Microplastiche, un problema sottovalutato che va affrontato

Il problema è che, rispetto all’inquinamento dei mari, quello dei terreni agricoli è molto meno visibile. Ma questo non lo rende meno grave. Anzi, i suoli inquinati impiegano molto più tempo a rigenerarsi e le microplastiche, una volta lì, possono interferire con la crescita delle piante, ostacolare l’assorbimento dei nutrienti, della fotosintesi e alterare l’equilibrio dei microrganismi nel terreno.

Eppure, la questione è ancora largamente sottovalutata. Come sottolinea Joseph Boctor, uno degli autori dello studio, “i terreni agricoli si stanno trasformando in depositi silenziosi di plastica”. L’UE ha già iniziato a limitare l’uso di microplastiche in certi prodotti, ma la lentezza della legislatura non riesce a tenere il passo con la severità del problema. Serve un cambio di rotta urgente: tecniche agricole più sostenibili, maggiore trasparenza sui fertilizzanti utilizzati e soprattutto più consapevolezza. La scienza però ha già fatto delle scoperte incredibili sul tema. Un team di ricercatori ha scoperto degli insetti mangia plastica, che potrebbero contribuire alla lotta per l’eliminazione delle microplastiche.

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