Dal 2024, in una storica scuola di Firenze, accade qualcosa che sembra uscito da un film… o da un incubo ricorrente: rifare la maturità. Non si tratta di una punizione né di un corso di recupero, ma di un evento simbolico che dal 2024 sta richiamando centinaia di ex studenti al Liceo classico statale Galileo. Si chiama rimaturità e rappresenta un curioso quanto affascinante rito collettivo.
Rifare l’esame di stato: incubo o opportunità?
Avete presente il film Immaturi del 2011? In quel caso rifare l’esame di Stato era tutt’altro che un’esperienza liberatoria: era un incubo imposto per rimediare a un errore burocratico, tra ansie adolescenziali fuori tempo massimo e crisi di mezza età dei protagonisti. Nella realtà del Liceo Galileo di Firenze, invece, la rimaturità è tutta un’altra storia: niente obblighi, solo passione, ricordi e voglia di mettersi di nuovo in gioco. Un remake della maturità (che dal 1923 a oggi è cambiata tantissimo) sì, ma con il sorriso e una medaglia a fine corsa.
Il liceo in cui ex alunni rifanno la maturità
Il Liceo Galileo, fondato nel 1878, è il più antico di Firenze. Un’istituzione scolastica che nel tempo ha visto passare intere generazioni di studenti e che ora, con questa iniziativa, crea un ponte tra chi sedeva dietro ai banchi decenni fa e chi li occupa oggi. La rimaturità è una prova volontaria che permette agli ex alunni di rimettersi alla prova come ai vecchi tempi. Letteralmente.
L’evento è nato nel 2024 e ha subito attirato grande attenzione: alla prima edizione hanno partecipato ben 207 ex studenti. Il dato più sorprendente? La partecipante più anziana aveva 89 anni ed era tornata nella sua vecchia scuola settant’anni dopo essersi diplomata. Tra gli iscritti anche molti universitari freschi di maturità, in particolare quelli che l’hanno sostenuta in piena pandemia, senza poter affrontare gli scritti. Un modo, per loro, di “completare” idealmente un passaggio mancato.
Come funziona la rimaturità
Ma in cosa consiste questa rimaturità? Niente simulazioni a tema o giochi di ruolo: si tratta di una vera e propria prova di latino, una forse delle più temute dagli studenti del passato e di oggi. Gli ex alunni hanno due ore di tempo per tradurre un brano, armati solo di dizionario, fogli ufficiali e penna, proprio come negli esami di una volta. La formula richiama da vicino l’esperienza autentica, anche se naturalmente la posta in gioco è diversa. Non ci sono voti, diplomi o accessi all’università. In palio c’è una medaglia commemorativa, simbolo di appartenenza e orgoglio.
Due i livelli disponibili: base, per chi desidera partecipare in modo non competitivo (con le traduzioni valutate dagli studenti del liceo e che d’ora in poi dovranno fare a meno degli smartphone a scuola), e avanzato, per chi vuole mettersi alla prova seriamente (le correzioni sono affidate a insegnanti e membri dell’Associazione italiana di cultura classica). Il risultato finale non ha valore legale, ma ha un enorme valore simbolico per chi partecipa. L’evento si conclude con una cerimonia ufficiale a ottobre, in cui vengono consegnate le medaglie. La rimaturità del liceo Galileo è diventata così una forma di celebrazione della cultura classica, un momento in cui il sapere torna al centro, libero da ansie da prestazione.