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CURIOSITÀ 13 OTTOBRE 2025

C'è tanto oro in Italia, perché non lo estraiamo più?

Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videomaker

Giornalista, videomaker, copywriter e content creator. Mi occupo di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società. In passato ho lavorato in ambito televisivo. Osservo e racconto storie: penna e videocamera sono le mie fedeli compagne di viaggio.

Il nostro Paese è ricco di tracce aurifere: giacimenti, miniere storiche e distretti minerari testimoniano che un tempo l’estrazione era parte significativa dell’economia locale. Ma, se c’è tanto oro in Italia, perché non è una fonte di guadagno e oggi tale attività è quasi del tutto cessata? Si tratta di questioni storiche e naturalistiche che hanno inciso sulle abitudini e la produzione degli italiani.

I giacimenti d’oro italiani: storia e ubicazione

I giacimenti più grandi riconosciuti in Italia si trovano sulle Alpi, in particolare nel massiccio del Monte Rosa e nelle valli adiacenti: si tratta della Valle Anzasca e di quella Antrona. Queste aree costituivano un vero e proprio distretto aurifero, con numerosi filoni di oro associato a minerali come pirite e arsenopirite. Le miniere più note, storicamente e per produzione, sono:

  • il gruppo delle miniere di Pestarena, in Alta Valle Anzasca;
  • la miniera della Guia, in Macugnaga;
  • la miniera di Chamousira, nei pressi di Brusson;
  • la miniera di Furtei.

In totale, secondo il database GeMMA dell’Ispra aggiornato al 2024, in Italia sono stati individuati oltre 3000 siti minerari, di cui 51 erano miniere aurifere commerciali.

Perché non si estrae più l’oro

Pur esistendo queste risorse, l’estrazione è cessata praticamente ovunque. Questo è successo per una serie di fattori, il primo fra tutti è il rendimento basso. Nei filoni auriferi del Monte Rosa, per esempio, il contenuto di oro per tonnellata di roccia, che indica il cosiddetto tenore, è spesso modesto. In genere varia da qualche grammo fino a decine di grammi, ma solo in pochissimi casi si raggiungono valori molto alti. I costi di estrazione, trasporto e lavorazione quindi diventano proibitivi.

Inoltre molte miniere si trovano ad altitudini elevate, anche superiori ai 2000 metri, in zone montuose difficili da raggiungere. Ciò significa che la costruzione delle strade, il trasporto dei materiali, lo smaltimento e la sicurezza hanno prezzi elevati. Per non parlare della distanza dalle infrastrutture e della fragilità ambientale che rendono tutto più complesso.

L’uso di sostanze chimiche – come il cianuro e l’arsenico – nei processi di estrazione o di separazione ha rischi significativi. A Furtei, per esempio, l’abbandono della miniera ha lasciato dietro di sé rifiuti tossici causati da una scarsa bonifica. Oggi le normative ambientali sono diventate sempre più rigide, i controlli più severi e i tempi per permessi e autorizzazioni si sono allungati, aumentando la sicurezza ma anche i costi e l’incertezza.

Il mercato dell’oro è globale e determinate attività in Paesi con giacimenti più ricchi, costi di manodopera inferiori, legislazioni meno vincolanti possono produrre oro a costi inferiori. L’Italia si ritrova quindi in una posizione svantaggiata, soprattutto quando i prezzi di questo materiale non sono altissimi.

Alcune miniere italiane hanno raggiunto picchi produttivi nel XIX e XX secolo, ma poi le vene diventavano più profonde, più difficili da estrarre, più ricche di impurità, aumentando la pericolosità e il costo. In alcuni siti si stava arrivando a un blocco tecnologico che non permetteva uno sfruttamento sostenibile economicamente.

Estrazione dell’oro in Italia, possibilità future

Ma, visto che c’è tanto oro in Italia che rappresenta almeno in teoria una risorsa importantissima, cosa si può fare per cambiare le cose? Nonostante questi ostacoli, infatti, sulla carta, non è impossibile riprendere l’estrazione, almeno in alcuni distretti. A incidere positivamente sarebbero:

  • alto prezzo dell’oro, che giustifichi costi elevati di estrazione e bonifica;
  • tecnologie più efficienti per l’estrazione e il trattamento di minerali a basso tenore, con minore impatto ambientale;
  • semplificazione burocratica, permessi, maggiore supporto istituzionale e regolamentazioni chiare e sostenibili;
  • investimenti in infrastrutture per le zone montane, per trasporti, smaltimento e sicurezza.

Dal punto di vista puramente geologico, c’è tanto oro in Italia, ma tanto non è necessariamente sinonimo di redditizio. L’unica soluzione è rendere il rapporto costi-benefici più vantaggioso e, per farlo, sono necessari dei cambiamenti importanti.

C'è tanto oro in Italia, perché non lo estraiamo più?
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