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CURIOSITÀ 02 NOVEMBRE 2025

Pier Paolo Pasolini ucciso 50 anni fa, i misteri dietro la morte

Matteo Polimeni

Matteo Polimeni

Editor e videomaker

Editor e videomaker con l’anima da storyteller. Mi muovo tra design, arte e architettura, giocando con la comunicazione.

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, si consumava una delle pagine più oscure della storia italiana del Novecento. Pier Paolo Pasolini, scrittore, poeta, regista e intellettuale veniva trovato senza vita. Un delitto brutale, di cui ancora oggi – a cinquant’anni di distanza – non si conosce la verità definitiva.

Da subito, l’omicidio di Pasolini si è caricato di significati che vanno ben oltre la cronaca nera. Le indagini ufficiali portarono rapidamente a un colpevole, ma le incongruenze, le ritrattazioni e i dettagli rimasti nell’ombra hanno alimentato per decenni un intreccio di dubbi, sospetti e teorie che ancora oggi fanno discutere.

2 novembre 1975: la dinamica della morte

Secondo la ricostruzione ufficiale, quella notte Pasolini avrebbe incontrato il diciassettenne Pino Pelosi, un “ragazzo di vita” conosciuto nei pressi della stazione Termini di Roma. Dopo aver cenato insieme, i due si sarebbero diretti verso il litorale di Ostia. Qui, sostiene Pelosi nella sua prima versione, lo scrittore avrebbe tentato un approccio sessuale, rifiutato dal ragazzo. Ne sarebbe nata una violenta colluttazione, culminata nell’omicidio.

Il corpo quasi irriconoscibile di Pasolini venne trovato la mattina seguente. Pelosi confessò subito, dichiarando di averlo colpito con un bastone trovato lì vicino. Tuttavia, le prove non sembrarono mai del tutto compatibili con la sua versione. L’assenza di ferite sul corpo del giovane e la violenza delle percosse lasciavano pensare che più persone avessero preso parte al pestaggio.

Anni dopo, una volta uscito dal carcere, Pelosi ritrattò completamente la sua confessione. Disse di non aver ucciso Pasolini e di aver assistito, invece, all’intervento di un gruppo di uomini con accento siciliano che avrebbero massacrato lo scrittore per motivi a lui ignoti. Da quel momento, la vicenda assunse i contorni di un mistero nazionale, dove la verità sembrava continuamente scivolare via.

Le teorie dietro l’omicidio di Pasolini

Le teorie sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini si moltiplicarono nel corso degli anni, oscillando tra ipotesi di complotto e motivazioni personali. Una delle più diffuse parla di un delitto politico, orchestrato da ambienti di estrema destra o da poteri legati al mondo economico e istituzionale, decisi a mettere a tacere la voce scomoda di chi denunciava apertamente la corruzione e le contraddizioni del sistema. L’articolo Io so, pubblicato dal poeta sul Corriere della Sera nel 1974, in cui dichiarava di conoscere i nomi dei responsabili di numerosi scandali e stragi italiane, viene spesso citato come un presagio della sua fine.

Un’altra pista porta invece al mondo della criminalità organizzata. Secondo questa teoria, Pasolini sarebbe stato eliminato per le rivelazioni contenute in Petrolio, il suo romanzo incompiuto, dove affrontava temi legati agli intrighi dell’ENI e alle morti sospette di figure come Enrico Mattei. Nelle sue pagine, un personaggio ispirato a Eugenio Cefis — all’epoca figura di spicco dell’ente petrolifero — incarnava il potere economico e politico più oscuro del Paese. Alcuni sostengono che lo scrittore avesse raccolto informazioni scottanti, tanto da rappresentare una minaccia per chi voleva mantenere il silenzio su certi segreti di Stato.

Non mancano infine teorie più “intime”, che legano l’assassinio a motivi personali o a vendette legate alla vita privata di Pasolini. Tuttavia, la brutalità del delitto e la successiva sparizione di alcuni materiali inediti – tra cui bobine del film Salò o le 120 giornate di Sodoma – lasciano intendere che dietro quella morte ci fosse qualcosa di molto più grande di un tragico incontro finito male.
Dopo mezzo secolo dopo, l’omicidio di Pasolini resta una ferita aperta nella memoria collettiva italiana.

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