Se chiudiamo gli occhi e pensiamo al giardino perfetto, la maggioranza di noi immagina un delizioso giardino all’inglese:simmetrico, curato e verdissimo. Ma cosa succederebbe se ti dicessi che questo sogno verde potrebbe essere un incubo per l’ambiente? Negli ultimi anni, sempre più esperti di giardinaggio e sostenibilità stanno mettendo in discussione l’idea del prato tradizionale, proponendo alternative più rispettose dell’ecosistema e decisamente più pratiche da gestire.
Il cambiamento climatico, infatti, è tra le cause che stanno facendo cambiare idea agli esperti perché mantenere questi spazi verdi “perfetti” comporta uno sforzo umano e ambientale notevole, per non parlare dei costi che stanno aumentando a dismisura. Tra siccità prolungate, temperature record e la crescente consapevolezza ambientale, è arrivato il momento di ripensare completamente il nostro approccio agli spazi verdi domestici.
Perché è meglio non avere un prato verde
Il prato verde tradizionale, quello che vediamo nei film di Hollywood o nelle riviste di giardinaggio, nasconde una realtà molto scomoda dal punto di vista ambientale.
Primo punto su cui soffermarci è l’acqua: un prato magnifico ha una sete insaziabile. Durante i mesi estivi, può richiedere fino a 25-30 litri d’acqua per metro quadrato ogni settimana. Moltiplicato per migliaia di giardini in una città, stiamo parlando di quantità enormi di acqua potabile che finisce letteralmente nel terreno.
Ma il problema non si ferma qui. Per mantenere quel verde brillante e uniforme, la maggior parte dei prati richiede un cocktail di fertilizzanti chimici e pesticidi che non fanno bene né al suolo né alle falde acquifere. Questi prodotti chimici possono infiltrarsi nel terreno e raggiungere le acque sotterranee, creando un impatto ambientale che va ben oltre i confini del nostro giardino. Inoltre, il prato tradizionale è una vera e propria monocultura: dunque pochissime specie di erba che non offrono quasi nulla in termini di biodiversità. Di conseguenza, niente fiori per le api, niente varietà per gli insetti utili e niente riparo per piccoli animali. Quindi il giardino perfetto è tale solo alla vista dell’uomo che non lo usa come habitat, ma solo come toccasana per il proprio gusto estetico.
C’è poi la questione della manutenzione (interminabile perché l’erba riesce sempre troppo velocemente per i nostri ritmi di vita super frenetica) infatti tagliare l’erba ogni settimana, specialmente con un tosaerba a benzina contribuisce a provocare inquinamento atmosferico e acustico. Senza contare il tempo e l’energia che ci dedichiamo ogni weekend, quando potremmo goderci il giardino invece di lavorarci costantemente.
Quali sono le alternative ai prati verdi tradizionali
Fortunatamente, le alternative non mancano e molte sono decisamente più affascinanti del classico prato. Una delle soluzioni più interessanti sono i prati a bassa manutenzione, realizzati con piante resistenti alla siccità come la Lippia nodiflora o la Festuca arundinacea. Queste varietà possono ridurre il consumo d’acqua fino all’80% rispetto ai prati tradizionali, e richiedono tagliature molto meno frequenti. Per chi vuole osare di più, c’è il concetto del “Dry Garden”, un approccio che sfrutta piante adattate ai climi aridi. Immaginiamo un giardino con timo strisciante, achillea e cespugli di rigogliosa lavanda: non solo consuma pochissima acqua, ma regala anche profumi incredibili e attira farfalle e api (indicatore di salute dell’ambiente). Queste piante, oltre ad essere bellissime, richiedono cure minime e creano un ambiente molto più ricco dal punto di vista della biodiversità.
Un’altra opzione sempre più popolare sono i prati fioriti, che mescolano erbe resistenti con fiori selvatici. Oltre ad essere spettacolari da vedere, soprattutto in primavera, offrono cibo e rifugio a insetti impollinatori e piccoli animali. La manutenzione in questo caso si risolve con un paio di sfalci all’anno, contro i 20-30 del prato tradizionale.
Per chi ha spazi più piccoli o vuole qualcosa di davvero particolare, si possono considerare giardini di ghiaia con piante grasse e succulente, o aree coperte con piante tappezzanti come il Sedum, che creano veri e propri “tappeti” colorati senza bisogno di irrigazione.
La chiave è scegliere piante native o ben adattate al nostro clima locale, abbinandole a tecniche di irrigazione intelligenti come l’irrigazione a goccia o la raccolta dell’acqua piovana. Con alcune soluzioni furbe è possibile avere un giardino più bello, più facile da gestire e infinitamente più rispettoso dell’ambiente. Un luogo veramente dove poter vivere l’imperfetta perfezione della natura. In alternativa c’è sempre il prato sintetico, ma non è la stessa cosa.