Il terrore del “Big One”, il terremoto imminente lungo la famigerata Faglia di San Andreas, si è radicato nell’immaginario collettivo della California. Una spaccatura che si estende per oltre 1.000 km, questa faglia, composta da circa 300 segmenti, è responsabile di circa 10.000 terremoti annuali. Celebre per il terremoto che ha distrutto San Francisco nel 1906, la Faglia di San Andreas è al centro delle preoccupazioni dei sismologi, che avvertono della possibilità di un “Big One”. Ma nuove ricerche suggeriscono che le nostre paure potrebbero essere eccessive.
Cos’è il terremoto Big One, quando e dove colpirà
La Faglia di San Andreas vede due placche litosferiche, quella del Pacifico e quella del Nordamerica, muoversi parallelamente. Anche se attiva da milioni di anni, il movimento non avviene uniformemente lungo tutta la faglia. Alcuni tratti sono bloccati, accumulando tensione sismica, mentre altri subiscono un costante ma lento scorrimento. La preoccupazione maggiore risiede nei segmenti inattivi, come quello tra San Francisco e Capo Mendocino, che non hanno sperimentato movimenti significativi dal terremoto del 1906.
Secondo il Servizio Geologico degli Stati Uniti, il temuto “Big One” colpirà nel sud della California (tra Los Angeles e San Diego) tra il 2028 e il 2038, con una magnitudo di almeno 6,7 gradi della scala Richter. Allo stesso tempo la recente ricerca solleva dubbi sulle previsioni catastrofiche di questo terremoto disastroso.
La nuova previsione sulla Faglia di San Andreas
Recenti studi condotti nelle vicinanze della faglia, a soli 15 chilometri a nord di Los Angeles, suggeriscono che la minaccia potrebbe essere meno grave del previsto. Un gruppo di cinque rocce, stabilmente in equilibrio precario, ha resistito a terremoti per oltre 50.000 anni. Analizzando gli isotopi e utilizzando avanzate tecniche di modellazione digitale, i ricercatori hanno scoperto che il terreno potrebbe tremare fino al 65% in modo meno aggressivo rispetto alle previsioni basate su modelli convenzionali.
Anna Rood, scienziata del rischio sismico dell’Imperial College di Londra, sottolinea che i modelli di rischio sismico attuali si basano su dati storici limitati, mentre le rocce forniscono una prospettiva molto più ampia. Le loro ricerche suggeriscono che le scosse del “Big One” potrebbero essere significativamente inferiori alle stime ufficiali. Comunque gli esperti avvertono che è ancora presto per incorporare completamente questi risultati nelle mappe di pericolo sismico utilizzate dal governo.
Le formazioni rocciose a nord di Los Angeles, conosciute come Lovejoy Buttes, sono diventate l’epicentro di uno studio pionieristico. Cinque rocce in equilibrio precario, esposte alle interazioni dei raggi cosmici galattici, forniscono un’istantanea della storia sismica della regione. Attraverso l’analisi degli isotopi e l’uso di adesivi high-tech per ricreare digitalmente la forma e la dimensione delle rocce, i ricercatori hanno superato i limiti temporali delle registrazioni umane.
L’esame dettagliato di queste rocce ha rivelato che, nonostante la minaccia di terremoti potenzialmente catastrofici, la resistenza di queste formazioni è stata notevole. I ricercatori hanno determinato quanti terremoti le rocce hanno sopportato senza crollare, offrendo una prospettiva senza precedenti sulla storia sismica della regione.
Mentre le mappe di pericolo sismico attuali si basano su dati limitati e modelli convenzionali, i risultati di questo studio suggeriscono che è necessario rivedere le stime di rischio. Se le rocce, con la loro storia sismica di 50.000 anni, indicano un potenziale di scuotimento del terreno inferiore alle previsioni attuali, le decisioni riguardanti i codici edilizi e le evacuazioni di emergenza potrebbero essere riconsiderate, anche se bisogna sempre sapere cosa fare durante un terremoto.