Alcune opere sono così grandi da subire spesso la cattiva sorte di diventare letteratura. L’Iliade è il poema della forza, del potere che essa ha di portare alla rovina chi la esercita e di pietrificare, ridurre a “cosa”, chi la subisce. In un tempo in cui combattiamo guerre per interposto popolo, mettendoci al riparo dalla percezione della realtà, in cui esportiamo la guerra ed esercitiamo la forza in differita, vogliamo tornare al canto omerico del dispiegarsi tragico della violenza, dell’amarezza che procede dalla tenerezza e si riversa su tutti gli uomini, uguali alla luce del sole, del momento in cui la consapevolezza di essere stati inchiodati dal destino riduce in cenere il delirio di potenza e rende vincitori e vinti figli della stessa miseria.