"C'era una volta. Manuale di sopravvivenza per immagini" in scena a Napoli
Noemi Francesca nelle sue note racconta che: C’era una volta manuale di sopravvivenza per immagini è il tentativo di evocare lo spegnersi di uno sguardo sul mondo, è la soggettiva di un uomo nella fase terminale della sua vita, alle prese con la veglia di parenti e amici, con gli ultimi sorrisi, gli ultimi saluti, gli ultimi sguardi, appunto. L’incombenza della fine sradica in questa vicenda la linearità del tempo, percepito qui come una parentesi nel tempo ordinario, come un in più di tempo, un in più di vita, dove il passato riemerge nella radicalità di un’eco ancora presente, in una forma mitica, in un’indeterminatezza che suggerisce la lontananza dal mondo concreto della realtà di tutti i giorni. Lo spettacolo si dispiega “come fosse” un film che al suo interno recupera il linguaggio privato del filmato di famiglia e lo fa reagire con la funzione pedagogica e identitaria del mito, di quel particolare mito che non vuole insegnare nulla ma dai cui sempre si impara qualcosa: la fiaba.