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"Il gioco sacro" in scena con Riccardo Festa

Campania Teatro Festival 2025

Pasolini amava il calcio. Suona contraddittorio. Quasi blasfemo. Addirittura implausibile. Come se la levatura intellettuale del Poeta, il portato etico della sua scrittura e quello politico di un’azione artistica mai disgiunta da quella civile, non potessero abbassarsi ad un piacere così triviale. Eppure a Pasolini il calcio piaceva proprio tanto. Giocava partite interminabili con un agonismo insospettabile, che fossero squadre di ragazzetti di borgata o sfide tra colleghi e amici. Era tifoso del Bologna. Commentava con competenza formazioni e moduli tattici. E, soprattutto, ne ragionava e ne scriveva. Immaginava storie e scenari, cercava intorno al fatto sportivo il suo episteme, la ragione di uno spazio che ne creasse i presupposti e gli esiti. Lo colpiva la dimensione collettiva e rituale, la danza tribale delle domeniche tra bar, stadio e radiocronache, l’eterna predisposizione del maschio a dividersi in tribù, a creare affiliazioni inattese e alleanze improbabili.

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