21enne neonazista arrestato a Brescia, il video del blitz e le immagini orrende della propaganda razziale
Operazione dei Carabinieri contro la propaganda neonazista online: un arresto e 26 perquisizioni in tutta Italia, coinvolti anche minorenni.
È di un arresto e ventisei perquisizioni il bilancio di una vasta operazione condotta dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) contro la propaganda d’odio razziale e apologia del fascismo. L’azione, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia e dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, è stata eseguita nelle prime ore di oggi su tutto il territorio nazionale. Nel mirino, un 21enne bresciano, ritenuto gravemente indiziato di aver promosso idee fondate sulla superiorità razziale e di aver partecipato attivamente a gruppi virtuali di estrema destra con posizioni neonaziste, suprematiste e antisemite.
Le indagini e il blitz: la fonte della notizia
Stando alle informazioni pubblicate sul sito dei Carabinieri, l’operazione ha preso il via all’alba, coinvolgendo i Comandi Provinciali territorialmente competenti e il ROS, sotto la supervisione del G.I.P. del Tribunale di Brescia, Dott. Alessandro D’Altilia, e del Sostituto Procuratore Dott.ssa Caty Bressanelli. L’azione ha portato all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti del giovane bresciano e a 26 decreti di perquisizione personale e locale nei confronti di altrettanti sospettati, tutti legati a gruppi virtuali di estrema destra attivi su piattaforme come Telegram e TikTok.
Un’indagine partita dai social: come sono stati individuati i sospetti
L’inchiesta, avviata nel dicembre 2023 dall’articolazione Anticrimine di Brescia del ROS, si è concentrata inizialmente sul monitoraggio dei profili social del 21enne. Attraverso un’attenta attività tecnica, gli investigatori hanno raccolto elementi che lo collegano a condotte delittuose previste dall’articolo 604 bis del codice penale e dalla legge 645/52. In particolare, il giovane avrebbe propagandato idee basate sulla superiorità razziale e sull’odio etnico, minimizzando e negando la Shoah, e avrebbe partecipato a gruppi virtuali dediti all’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, nazionali o religiosi, oltre a fare apologia del fascismo.
I gruppi virtuali nel mirino: la mappa dell’estremismo online
L’indagine ha permesso di ricostruire la rete di gruppi virtuali frequentati dal giovane e dagli altri indagati. Tra questi spiccano “WHITE LIVES MATTER ITALIA”, “VANNAWAFFEN TM”, “SANGUE E SUOLO”, “SPIRITO FASCISTA”, “HOOLIGANS/NS/WP/WLM”, “RIVELAZIONI NON AUTORIZZATE”, “IDENTITÀ EUROPEA” e “CASA DEL FASCIO”. All’interno di questi canali, secondo gli inquirenti, venivano diffusi contenuti inneggianti alla classificazione della popolazione in razze, alla superiorità della razza bianca, al nazismo, all’accelerazionismo, e si promuovevano azioni violente contro persone di colore, immigrati, musulmani e membri della comunità LGBTQ+.
Contenuti eversivi e istigazione alla violenza: cosa è stato scoperto
Gli investigatori hanno documentato la presenza di post e messaggi che non solo inneggiavano al fascismo e al nazismo, ma che contenevano anche esplicite istigazioni a delinquere. In alcuni casi, nei gruppi si invitava a compiere azioni incendiarie contro esercizi commerciali e luoghi di ritrovo di immigrati, anche in territorio estero, promettendo premi in denaro. Altri messaggi incitavano a partecipare a scontri fisici contro persone di colore. Nei canali “RIVELAZIONI NON AUTORIZZATE” e “CASA DEL FASCIO” sono stati trovati filmati e immagini di apologia del fascismo, negazionismo dell’Olocausto e antisemitismo.
Un fenomeno giovanile e diffuso: i numeri dell’indagine
L’attività investigativa si è estesa rapidamente, consentendo di identificare 29 internauti membri dei gruppi, molti dei quali di età compresa tra 18 e 25 anni. Tra questi, cinque minorenni all’epoca dei fatti. Tutti sono residenti in varie regioni italiane e sono ora sottoposti a indagine per il medesimo reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Il ruolo della Procura e delle autorità giudiziarie
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia ha coordinato l’intera operazione, lavorando in stretta sinergia con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Il G.I.P. Dott. Alessandro D’Altilia ha disposto la misura cautelare nei confronti del 21enne, mentre il Sostituto Procuratore Dott.ssa Caty Bressanelli ha firmato i 26 decreti di perquisizione. L’azione congiunta ha permesso di colpire un fenomeno che, secondo gli inquirenti, si stava diffondendo in modo preoccupante tra i giovani attraverso i social network.
Le piattaforme social come terreno di coltura dell’estremismo
Telegram e TikTok sono stati i principali canali utilizzati dagli indagati per diffondere messaggi di odio e discriminazione. Gli investigatori hanno sottolineato come la facilità di accesso e l’anonimato offerti da queste piattaforme abbiano favorito la nascita di comunità virtuali chiuse, dove si condividono contenuti estremisti e si pianificano azioni eversive. La presenza di giovani, anche minorenni, tra i membri dei gruppi ha destato particolare allarme tra le autorità.
La risposta delle istituzioni e il contrasto all’odio online
L’operazione rappresenta una risposta decisa delle forze dell’ordine e della magistratura al crescente fenomeno dell’odio razziale e della propaganda neonazista online. Le indagini proseguiranno per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per monitorare l’evoluzione dei gruppi estremisti sul web. Le autorità hanno ribadito l’importanza della collaborazione tra forze di polizia, magistratura e società civile per prevenire la radicalizzazione e proteggere i giovani dai rischi dell’estremismo digitale.
Conclusioni e prospettive future
L’operazione condotta oggi segna un importante passo avanti nel contrasto alla propaganda d’odio e alla violenza di matrice razzista e neonazista. Il coinvolgimento di giovani e la diffusione capillare dei gruppi virtuali su tutto il territorio nazionale impongono una riflessione sulla necessità di rafforzare gli strumenti di prevenzione e repressione dei reati legati all’odio e alla discriminazione. La città di Brescia si trova così al centro di un’indagine che potrebbe avere importanti ripercussioni anche a livello nazionale.
Il presente articolo è stato redatto con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale e con una successiva verifica e valutazione umana.