Picco del Covid raggiunto con migliaia di casi in Italia: le ultime varianti e i sintomi, cosa c'è da sapere
Registrato un picco di casi di Covid, ma i sintomi variano in base alla variante e i medici invitano a vaccinarsi anche contro l'influenza
Nelle ultime settimane il Covid ha raggiunto un picco di casi con un aumento dei positivi alla malattia, a ottobre sono stati oltre quattromila i contagi. Le ultime varianti conosciute sono la Lp.8.1, la Nb.1.8.1, detta anche “Nimbus”, e infine la Xfg, chiamata anche variante “Stratus”. I sintomi sono quelli che già si conoscono con alcune differenze in base alla variante.
- L'aumento dei casi di Covid-19
- Quali sono le varianti e i sintomi
- L'influenza potrebbe essere più aggressiva
- La prevenzione e come evitare i contagi
L’aumento dei casi di Covid-19
I casi di Sars-Cov-2 hanno iniziato ad aumentare sul finire dell’estate superando poi i 4mila contagi a ottobre.
L’ultimo bollettino, uscito il 25 ottobre 2025, documenta invece un calo del 28,6% delle infezioni che sono state 3.083 contro le 4.194 della settimana precedente.
Le analisi dei tamponi per verificare se si ha il Covid
Il problema è che il numero dei contagi è ovviamente sottostimato, dal momento che solo una frazione di chi prende il Covid esegue un tampone e comunica la propria positività alle autorità.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, i casi di Covid “sono sicuramente meno”, ma è ancora presto “per parlare di picco delle infezioni, o addirittura di picco superato” perché il “numero limitato dei test non consente un’analisi realistica della situazione epidemiologica”.
“Più che valutare il picco”, quindi, “direi che siamo in un plateau rispetto a una situazione in salita delle scorse settimane. Capiremo davvero dove collocare il picco quando anche i dati più crudi ma anche più verificabili, ovvero quelli della mortalità e delle terapie intensive – che non sono pesanti, ma comunque presenti – andranno a calare. Ci vorrà ancora qualche settimana quindi per capire davvero l’andamento”, ha aggiunto l’esperto.
Quali sono le varianti e i sintomi
Riguardo alle varianti, le ultime conosciute sono la Lp.8.1 che appartiene al lignaggio Jn.1 della “famiglia” Omicron, la Nb.1.8.1, detta anche “Nimbus“, e infine la Xfg, chiamata anche variante “Stratus” citata come causa del recente rialzo dei casi in Italia.
I sintomi sono quelli noti come febbre, mal di gola, emicranie anche molto forti, spossatezza, nausea, dolori articolari e tosse.
Nel caso del ceppo “Stratus“, però, sono segnalati anche raucedine o perdita di voce. Sono invece meno diffusi i sintomi di mancanza di gusto e olfatto. I medici invitano a fare sempre attenzione perché, se anche oggi il Covid-19 faccia meno paura, resta un virus insidioso i cui sintomi possono durare anche più di una settimana.
L’influenza potrebbe essere più aggressiva
Sta tornando anche l’influenza che, secondo Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), “potrebbe essere aggressiva a giudicare da quanto si è osservato in Australia prima e in Giappone poi”.
L’esperto, all’Adnkronos Salute, ha anche lanciato l’allarme sulla carenza di camici bianchi. “In pochi anni siamo passati da 43mila dottori di famiglia a 37mila. Questo lascia molti italiani senza un proprio riferimento territoriale”, ha spiegato. “Con questo ritmo rischiamo di arrivare a 8 milioni di italiani senza medico a fine 2026”, ha aggiunto.
La prevenzione e come evitare i contagi
Sia per il Covid-19 che per l’influenza, i medici invitano la popolazione a vaccinarsi. Per evitare il contagio si ricorda invece di prestare attenzione all’igiene delle mani, da lavare spesso.
Inoltre nei luoghi affollati e sui mezzi pubblici i più fragili farebbero bene a indossare la mascherina. Anche se si hanno dei sintomi sarebbe corretto usare la mascherina per proteggere gli altri dai virus rilasciati da uno starnuto o colpo di tosse.
Lo specialista Scotti ha sottolineato che, in caso d’influenza, non vanno usati antibiotici che “possono anche deprivare il sistema immunitario peggiorando i sintomi. No inoltre ai decongestionanti nasali, che funzionano ‘bloccando’ la patologia, ma quando finisce l’effetto il raffreddore ritorna tal quale prolungando il sintomo”.
Un altro fronte di prevenzione è la dieta. “In primo luogo serve bere molto per idratarsi – ha concluso Scotti – e favorire l’eliminazione di ospiti indesiderati. Un’alimentazione con più verdura e frutta che contiene vitamina C, inoltre, permette di migliorare la resistenza del nostro sistema immunitario alle aggressioni virali”.