Paolo Sottocorona spiega perché "l'anticiclone africano non esiste e le app meteo sono una presa in giro"
Paolo Sottocorona smonta il mito dell’anticiclone africano, boccia le app del meteo e denuncia il clickbait sulle temperature percepite
L’anticiclone africano non esiste. A dirlo è Paolo Sottocorona, meteorologo 77enne formato alla scuola dell’Aeronautica militare. In un’intervista dice che il termine “anticiclone” serve solo a creare allarmismo e che le app del meteo non dovrebbero neanche essere guardate.
- L'anticiclone africano non esiste?
- Le applicazioni per il meteo sono inutili
- La temperatura percepita
L’anticiclone africano non esiste?
Il meteorologo Paolo Sottocorona ci tiene a spiegare che alcuni fenomeni meteorologici esistono solo nei giornali. Alla base c’è il sensazionalismo, dice, che crea allarmismo quando si annunciano le temperature “più calde di sempre” e affermazioni simili.
Una di queste “bufale”, come le chiama, è l’anticiclone africano che non esisterebbe. “Anticiclone significa alta pressione, che è tutt’altra cosa rispetto al caldo africano nei deserti, dove invece la pressione è bassa”, spiega.
Si usa questo termine perché, secondo Sottocorona, si è presa l’abitudine dagli Stati Uniti di battezzare i fenomeni estremi come gli uragani. Così abbiamo “Caronte” o “l’anticiclone Pluto“. Lo scopo, dice, sono i click. “Il clickbait è la madre di tutti i danni sui siti di previsione”.
Le applicazioni per il meteo sono inutili
Altra affermazione forte del meteorologo è quella sulle applicazioni meteo. Molti si affidano a quelle del cellulare o cercano in rete, ma secondo Sottocorona non sarebbero proprio da guardare. Questo perché “aggiornano semplicemente le previsioni di ora in ora”.
In altre parole, prosegue, non sono neanche previsioni: è tempo in atto. “Il nowcasting è la valutazione del presente, con un’idea della tendenza nelle prossime tre ore. Non è un servizio, è una presa in giro che andrebbe venduta per quello che è”, conclude.
La temperatura percepita
Un ultimo elemento su cui si scaglia è la temperatura percepita. Si tratta, dice, di un falso fisico, neanche un luogo comune. Spiega che se l’aria è molto umida, l’evaporazione è minore e si va in accumulo di calore.
“Bisognerebbe dire correttamente che ci sono 35 °C ma, siccome c’è elevata umidità, si soffre come se ce ne fossero 45 °C”.
E poi, aggiunge, ogni persona soffre di più o di meno secondo l’umidità relativa. Il motivo di utilizzare la temperatura percepita come valore ufficiale è solo per “terrorizzare anziché informare”.