Martina Oppelli e la sclerosi multipla, l'ultimo gesto è la denuncia per tortura all'Asl prima di morire
Prima di morire in Svizzera Martina Oppelli ha denunciato per tortura l'Asl che le aveva negato l'accesso al suicidio assistito
Martina Oppelli, malata di sclerosi multipla, è morta in Svizzera ricorrendo al suicidio assistito, a cui non ha potuto accedere in Italia. Prima di morire la 50enne ha denunciato per tortura l’Asl del Friuli Venezia Giulia che le aveva ripetutamente negato l’accesso al suicidio medicalmente assistito.
- Martina Oppelli morta col suicidio assistito
- La denuncia per tortura all'Asl
- Le richieste respinte dalla Asl
Martina Oppelli morta col suicidio assistito
Giovedì 31 luglio 2025 è morta Martina Oppelli, architetta triestina di 50 anni affetta da oltre 20 anni da sclerosi multipla.
La 50enne è morta in Svizzera facendo ricorso al suicidio medicalmente assistito, dopo i ripetuti dinieghi ricevuti in Italia.
In Italia il suicidio assistito è legale grazie a una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, ma manca una legge che definisca con precisione requisiti, tempi e modalità di accesso.
La denuncia per tortura all’Asl
Prima di andare in Svizzera Martina Oppelli ha denunciato la Asl friulana dalla quale aveva ricevuto tre dinieghi all’accesso al suicidio medicalmente assistito.
Lo ha annunciato venerdì 1 agosto a Trieste Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che da anni si batte per queste tematiche e per una legge sul fine vita.
Tramite Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione, la 50enne ha deposito una denuncia nei confronti dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi).
Due i reati principali contestati nella querela: rifiuto di atti d’ufficio e tortura.
Le richieste respinte dalla Asl
Martina Oppelli aveva chiesto di poter accedere al suicidio assistito all’Asl di Trieste, dove viveva, nell’agosto 2023.
L’Asugi aveva respinto la richiesta sostenendo che il suo caso non rientrava fra quelli previsti dalla sentenza della Consulta, in quanto non era tenuta in vita da “trattamenti di sostegno vitale“.
Una seconda richiesta con una diffida ad adempiere era stata presentata nel febbraio 2024, nuovamente respinta dall’azienda sanitaria.
La 50enne aveva quindi presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale di Trieste. Nel luglio 2024 il giudice aveva accolto il ricorso condannando l’Asl a rivalutare il caso.
L’Asugi aveva però nuovamente negato la sussistenza del requisito del “trattamento di sostegno vitale”.