Terremoto ai Campi Flegrei, avvertimento del vulcanologo sullo sciame sismico: "Arriveranno scosse più forti"
Terremoto 4.6 ai Campi Flegrei, il più forte dal 1985. Mastrolorenzo: “Allargare l’area critica, mettere in sicurezza gli edifici e rivedere i piani"
Il terremoto di magnitudo 4.6 ai Campi Flegrei – il più forte in 40 anni – fa crescere nuovamente la preoccupazione: verificatosi al largo di Baia, dimostra come l’area critica sia potenzialmente più vasta. Il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo mette in allarme: nuove scosse anche più forti sono possibili, e occorre rivedere l’urbanistica della zona e piano d’emergenza.
Il terremoto ai Campi Flegrei e i rischi
Erano le 12:47 di lunedì 30 giugno quando si è verificato il terremoto più intenso degli ultimi 40 anni nell’area dei Campi Flegrei, di magnitudo 4.6.
Secondo il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo dell’Osservatorio Vesuviano, l’evento amplia l’area a rischio, comprendendo zone solitamente considerate più “marginali”.
L’area dello sciame sismico ai Campi Flegrei del 30 giugno
“C’è poco da rassicurare” ha affermato l’esperto al Corriere “dobbiamo aspettarci che scosse molto forti si possano verificare anche in zone più esterne rispetto a quella epicentrale di Agnano, Bagnoli e Pozzuoli”.
La minimizzazione del fenomeno
L’esperto sembra voler mettere la cittadinanza in guardia contro eccessive rassicurazioni, considerando la situazione nell’area dei Campi Flegrei piuttosto sottovalutata, storicamente.
“Dobbiamo aspettarci scosse più forti e non solo nell’area di maggiore sollevamento, quella dove c’è il maggior flusso di gas, ma anche nelle aree più marginali della caldara” ha spiegato Mastrolorenzo.
“Questo smentisce le convinzioni di alcuni miei colleghi che nei mesi e negli anni scorsi hanno sollecitato all’evacuazione di zone come Agnano e Pisciarelli, pensando che quelle fossero le aree più critiche. In realtà dobbiamo attenderci che scosse molto forti si possano verificare anche in zone più esterne”.
Il piano d’emergenza
Giuseppe Mastrolorenzo sottolinea la necessità di mettere subito in sicurezza edifici e popolazione e rivedere i piani d’emergenza, poiché il bradisismo resta un fenomeno imprevedibile e in crescita.
“C’è da rivedere tutte le nostre convinzioni e anche la definizione del piano d’emergenza speditivo per il rischio bradisismico” ha puntualizzato. “Ad oggi l’unica soluzione che abbiamo è la messa in sicurezza degli edifici nel minor tempo possibile perché scosse ce ne sono e ce ne saranno, è inutile illudersi del contrario”.
Secondo il vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano, l’informazione sulla pericolosità dei Campi Flegrei è stata gestita male, continuando a sostenere che la situazione fosse sotto controllo, ma le recenti scosse dimostrano il contrario.
“Bisogna riconoscere che quella flegrea è un’area speciale che non può essere trattata come normale” ha ribadito. “Non possiamo aspettare l’evento e poi intervenire, perché parliamo dell’area vulcanica a più alto rischio al mondo. Vanno messi in campo interventi strutturali, purtroppo, come ha detto anche il ministro Musumeci, si sono persi 40 anni”.