Garlasco, la morte di Chiara Poggi analizzata da Vincenzo Maria Mastronardi: "Tutto è avvenuto in 10 minuti"
Il delitto di Garlasco si consumò in 10 minuti: il parere dello psicopatologo forense Vincenzo Maria Mastronardi sull'omicidio di Chiara Poggi
Chiara Poggi è stata “massacrata ma non già per un reato d’impeto“, e soprattutto non si parla di “un delitto messo in atto da una sola persona”. Lo sostiene Vincenzo Maria Mastronardi, psichiatra e psicopatologo forense, dopo aver studiato le fotografie scattate sulla scena del crimine e le sentenze del caso Garlasco. Secondo Mastronardi l’omicidio si sarebbe consumato in 10 minuti durante i quali Chiara sarebbe stata aggredita in due tempi per poi essere sollevata e lasciata cadere lungo le scale in cui è stato poi rinvenuto il corpo.
Chiara Poggi uccisa in 10 minuti
Intervistato per Zona Bianca Vincenzo Maria Mastronardi, psichiatra e psicopatologo forense, fa notare che nel referto dell’autopsia condotta sul cadavere di Chiara Poggi il 16 agosto 2007 – tre giorni dopo il delitto – si legge che nella villetta di via Pascoli 8 la ragazza rispose all’aggressione mortale con “una sopravvivenza comunque non inferiore all’incirca alla decina di minuti“.
Una forbice temporale entro la quale la 26enne, impiegata di Garlasco (Pavia), ha subito i colpi dell’assassino. O degli assassini. Mastronardi, infatti, suggerisce che il delitto non sia “messo in atto e strutturato da una sola persona” bensì “da più persone“.
A suggerire l’ipotesi di più mani assassine, secondo Mastronardi, è “l’abbondante profusione di materiale ematico“, proiezioni di sangue “a virgola” che possono disegnare “la rapidità con cui si è svolta l’azione”.
Tornando ai 10 minuti, in quel segmento sono incluse “la prima e la seconda aggressione”. Gli stessi 10 minuti “possono essere divisi in tre parti” dove la prima riguarda l’aggressione iniziale non mortale, la seconda in cui “sembra sia stata sbattuta con la testa al pavimento” e la terza parte in cui è stato inflitto “il colpo mortale con successivo sollevamento e avvicinamento a quella scala”.
Più armi nel delitto di Garlasco?
Uno degli scogli che gli inquirenti hanno affrontato e stanno affrontando oggi, con la nuova inchiesta sul caso Garlasco, è l’arma del delitto. L’oggetto usato per uccidere Chiara Poggi non è mai stato ritrovato, ma non si esclude l’ipotesi di più armi impugnate per portare a termine l’uccisione.
Vincenzo Maria Mastronardi sostiene che i 10 minuti indicati dall’autopsia come tempo in cui si è consumata la tragedia siano “troppo ristretti per pensare a una sola arma”, quindi “è come se ci fossero almeno due persone che hanno utilizzato almeno un paio di armi”. In 10 minuti, quindi, una sola persona non sarebbe stata in grado di uccidere Chiara Poggi con tanta ferocia.
Le nuove indagini
Il caso Garlasco è uno dei fatti di cronaca nera più noti degli ultimi 18 anni. Nel 2025 l’interesse ha trovato nuova forza con la riapertura delle indagini carico di Andrea Sempio, amico di lunga data di Marco Poggi e già oggetto di accertamenti nel 2016.
A puntare nuovamente i riflettori su Sempio è stato il rinvenimento del suo Dna sotto le unghie di Chiara Poggi. I nuovi elementi, quindi, hanno portato alla riapertura dell’inchiesta e dal marzo 2025 è in corso una battaglia di perizie per ripetere gli accertamenti sugli indizi raccolti nella prima inchiesta – che portò alla condanna di Alberto Stasi – e, parallelamente, sono insorti nuovi sospetti e nuove teorie, come nel caso del presunto legame tra il delitto e gli scandali del Santuario della Madonna della Bozzola.