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Grossman parla di "genocidio" a Gaza e punta il dito contro il suo Israele: "Non vedere è più facile"

Lo scrittore israeliano David Grossman critica l'azione del governo israeliano a Gaza e usa il termine "genocidio" accostato a Israele

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Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Si occupa soprattutto di cronaca, politica, economia e spettacolo.

Lo scrittore israeliano David Grossman critica quanto Israele sta facendo contro i palestinesi nella striscia di Gaza e afferma che, nonostante per anni abbia rifiutato di usare la parola “genocidio” ora “non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì”.

L’accusa di David Grossman a Israele

David Grossman è stato intervistato da La Repubblica che gli ha chiesto conto di cosa provi quando legge i numeri dei morti a Gaza.

Lo scrittore ha affermato di stare male. “Anche se so che quei numeri passano attraverso il controllo di Hamas – ha detto – e che Israele non può essere l’unico colpevole di tutte le atrocità a cui assistiamo. Nonostante ciò, leggere in un giornale o ascoltare nelle conversazioni con gli amici in Europa l’accostamento delle parole “Israele” e “fame”; farlo partendo dalla nostra Storia, dalla nostra presunta sensibilità alle sofferenze dell’umanità, dalla responsabilità morale che abbiamo sempre detto di avere verso ogni essere umano e non soltanto verso gli ebrei… tutto questo è devastante“.

Palestinesi in coda per ricevere aiuti umanitari nella striscia di Gaza

Grossman sostiene di essere confuso da un punto di vista personale più che morale. “Mi chiedo: come siamo potuti arrivare a questo punto? – ha aggiunto – A essere accusati di genocidio? Anche solo pronunciare questa parola, “genocidio”, in riferimento a Israele, al popolo ebraico: basterebbe questo, il fatto che ci sia questo accostamento, per dire che ci sta succedendo qualcosa di molto brutto”.

L’autore ha ricordato che una giudice della Corte suprema israeliana una volta aveva detto che il potere corrompe.

“Ed ecco, ci è successo: l’Occupazione ci ha corrotto. Io sono assolutamente convinto del fatto – ha spiegato – che la maledizione di Israele sia nata con l’Occupazione dei territori palestinesi nel 1967. Forse la gente è stanca di sentirne parlare, ma è così. Siamo diventati molto forti dal punto di vista militare e siamo caduti nella tentazione generata dal nostro potere assoluto e dall’idea che possiamo fare tutto”.

La riflessione sulla parola genocidio

Sul termine genocidio, lo scrittore ha evidenziato che si tratta di una parola che “serve principalmente per dare una definizione o per fini giuridici”.

“Io invece voglio parlare come un essere umano che è nato dentro questo conflitto – ha confidato – e ha avuto l’intera esistenza devastata dall’Occupazione e dalla guerra. Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. “Genocidio”. È una parola valanga: una volta che la pronunci, non fa che crescere, come una valanga appunto. E porta ancora più distruzione e più sofferenza”.

La critica contro chi non scende in piazza

La Repubblica ha chiesto a Grossman perché non ci siano milioni di persone in strada in Israele a protestare contro le decisioni del Governo su Gaza. A tal propositi lo scrittore ha sottolineato quanto non vedere sia più facile. “E arrendersi alla paura e all’odio è semplicissimo”.

Poi ha aggiunto che la strage del 7 ottobre abbia segnato profondamente gli israeliani. “Tante persone che conosco – ha detto – da quel giorno hanno abbandonato i nostri comuni valori di sinistra, hanno ceduto alla paura”.

Il problema per Grossman è che più si cede alla paura, più si resta isolati e odiati al di fuori di Israele.

Il commento di Sandro Ruotolo alle parole di Grossman

Su Facebook Sandro Ruotolo, esponente del Pd ed europarlamentare, ha commentato l’intervista di David Grossman evidenziando quanto rappresentino una svolta storica.

“È uno scrittore che ha lottato per la pace, che ha creduto nel dialogo – ha scritto Ruotolo – nella possibilità della coesistenza. E proprio per questo la sua accusa pesa come un macigno: ciò che sta accadendo a Gaza, sotto i nostri occhi, è genocidio. Ma la sua denuncia riguarda anche noi, europei. Quanti di noi hanno scelto di non vedere? Quanti si rifugiano nel silenzio, per calcolo?”.

L’europarlamentare ha citato l’importanza della decisione del governo tedesco, dopo Canada, Francia e Gran Bretagna, di avviare un percorso per il riconoscimento dello Stato palestinese “perché rompe finalmente l’inerzia diplomatica” e accusa l’Italia, insieme ad altri Paesi, di continuare a “nascondersi dietro l’alibi del non è il momento”.

Proprio su questo ultimo punto Ruotolo ha presentato a metà luglio 2025 un’interrogazione all’Europarlamento per chiedere la sospensione o la revisione dell’accordo di associazione UE-Israele, “date le ripetute violazioni da parte del governo israeliano” del rispetto dei diritti umani e un’altra interrogazione riguardante le campagne diffamatorie coordinate e pubblicità ingannevoli a pagamento riconducibili al governo israeliano nei confronti di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati e cittadina italiana.

Ipa

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