Open Arms, Meloni difende Salvini dopo il ricorso della Procura contro l'assoluzione: "Accanimento surreale"
Intervento di Giorgia Meloni sulla vicenda Open Arms: la premier ha difeso Matteo Salvini e ha parlato di accanimento surreale della Procura
Giorgia Meloni difende Matteo Salvini sulla vicenda Open Arms. Dopo il ricorso in Cassazione della Procura di Palermo contro la sentenza che ha assolto il ministro, la premier ha sbottato sui social. “È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni concluso con un’assoluzione piena”, ha scritto la leader di Fratelli d’Italia.
Open Arms, la difesa di Meloni a Salvini
È arrivato su X il commento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla vicenda Open Arms. La Procura di Palermo ha infatti depositato il ricorso in Cassazione contro la sentenza che ha assolto dai reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio il leader della Lega Matteo Salvini.
La leader del Governo ha difeso il Ministro dei Trasporti, da lei definito “un ministro che voleva far rispettare la legge”.
Giorgia Meloni e Matteo Salvini con Antonio Tajani
Le reazioni
“È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni – a un ministro che voleva far rispettare la legge – concluso con un’assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia”, questo il messaggio che Giorgia Meloni ha voluto condividere sui suoi canali ufficiali.
Le ha fatto eco il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Mi dispiace molto per questa notizia, mi ha colpito molto nel rispetto profondo dei passaggi giudiziari. Mi dispiace umanamente e personalmente e anche professionalmente, io ho vissuto quella stagione da capo di gabinetto di Salvini. Me ne sento ancora più partecipe e rivendico l’azione che fu fatta per contrastare l’immigrazione illegale che non è tanto diverso dalle mafie. Mi ritengo moralmente imputabile anche io”, ha scritto.
Immediata anche la reazione dello stesso Salvini che sui social ha ribadito: “Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo. Difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato”.
Il processo
La vicenda risale all’agosto 2019: Matteo Salvini fu accusato di aver trattenuto illegittimamente a bordo della nave della ong Open Arms un gruppo di migranti soccorsi in mare, impedendo all’imbarcazione l’approdo a Lampedusa. Il ministro aveva firmato un decreto di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane.
Il processo per Matteo Salvini era iniziato nell’aprile 2021 ad oltre un anno dallo sbarco e si era concluso lo scorso 20 dicembre quando il leader della Lega era stato assolto davanti al tribunale di Palermo.
Dal punto di vista giuridico si è trattato di un “ricorso per saltum” che consente di evitare il giudizio di appello e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte. Ritenendo inutile un nuovo processo d’appello, la Procura ha optato per il ricorso diretto alla Cassazione, che è giudice di legittimità, sostenendo che il verdetto di assoluzione non confuta la ricostruzione dei fatti prospettati dall’accusa ma si limita a dire che l’Italia non aveva l’obbligo di assegnare alla nave spagnola il porto sicuro.