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Perquisizioni nelle case dell'ex procuratore Giovanni Tinebra, le accuse sull'agenda rossa di Paolo Borsellino

Il procuratore Giovanni Tinebra avrebbe fatto parte di una loggia massonica segreta, perquisizioni per trovare l'agenda rossa di Paolo Borsellino

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Gli inquirenti parlano di “una nuova P2”. A farne parte sarebbe stato anche il magistrato Giovanni Tinebra, vale a dire il procuratore di Caltanissetta dal 1992 al 2001. Tinebra è deceduto nel 2017 e fu al comando del pool che coordinava le indagini portate avanti da Arnaldo La Barbera, il poliziotto considerato il regista del depistaggio sulla strage di via D’Amelio e della sparizione dell’agenda rossa appartenuta in vita a Paolo Borsellino. Nelle scorse ore sono state eseguite tre perquisizioni nelle case frequentate da Tinebra.

Una nuova P2, ne avrebbe fatto parte anche il procuratore Tinebra

Nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta per strage e depistaggio, i Ros hanno effettuato nelle scorse ore tre perquisizioni in luoghi legati a Tinebra.

“Le tre perquisizioni nei luoghi che all’epoca erano nella disponibilità dell’ex procuratore Tinebra – riferisce una nota del
procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca – sono state disposte per far luce sul “contesto in cui si collocarono l’ormai accertato depistaggio sulla strage di via D’Amelio e la ‘sparizione’ dell’agenda rossa appartenuta in vita a Borsellino””.

Giovanni Tinebra

Dalle esternazioni di pentiti e dalla approfondita analisi di fascicoli giudiziari, è trapelata l’esistenza di una loggia coperta a Nicosia, comune del libero consorzio di Enna. Qui Tinebra fu in servizio dal 1969 al 1992.

Di particolare intreresse per gli inquirenti sono state le dichiarazioni del collaboratore Gioacchino Pennino, che già nel 1998 riferiva della presenza del “Terzo Oriente”, creatura sorta da quel che restava della P2, con il fine di affiliare persone che non potevano dichiarare la propria appartenenza massonica. Sempre seguendo le rivelazioni di Pennino, tale struttura era popolata da uomini vicini a Ciancimino, oltre a medici e a imprenditori.

La “super loggia”

Negli atti si fa riferimento anche a un’indagine napoletana della fine degli anni ’90. Atti in cui sono contenute le parole di Angelo Siino che parlava dell’esistenza di una “super loggia” voluta da Salvatore Spinello, in contatto con mafiosi e uomini d’affari, e volta a organizzare una lunga serie di contatti per esercitare un potere ramificato e trasversale.

In una conversazione con il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, Spinello menzionava una loggia a Nicosia affermando che ne faceva parte un “personaggio in grande giurisdizione”, vale a dire Tinebra: “Tinebra è dei nostri… era della loggia di Nicosia… non lo saluto pubblicamente per non comprometterlo”.

Che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo Borsellino?

Altro dettaglio cruciale è un appunto risalente al 20 luglio 1992 e trovato tra gli archivi della Squadra Mobile di Palermo. Cosa c’è scritto? Viene attestato che il giorno dopo la strage, alle 12, un cartone con all’interno una borsa in pelle e un’agenda appartenenti a Borsellino fu fatto recapitare a Tinebra.

Il foglio porta la firma di Arnaldo La Barbera, ma non vi è alcuna traccia della ricevuta di Tinebra, né c’è alcun appunto nelle indagini originarie.

La borsa sarebbe stata in possesso di La Barbera già dalla sera del 19 luglio. Dunque ci sarebbe stato tempo per un’eventuale sottrazione o una compilazione di una copia dell’agenda rossa. Nel corso delle perquisizioni sono stati già acquisiti nuovi documenti.

Gli investigatori spiegano che non è possibile certificare che quell’agenda fosse realmente quella rossa mai ritrovata e che fosse davvero finita nelle mani di Tinebra. Ma rimane un forte sospetto che possa essere andata così.

ANSA

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