Mantenimento in corsia

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Claudio Braglia

Giornalista specializzato automotive

Frequentava ancora la facoltà di ingegneria quando ha iniziato la sua carriera giornalistica a Motosprint e Autosprint. Successivamente sono arrivate InMoto, Auto, SuperWHEELS, Moto World e alVolante, alcune delle quali ha anche concepito e diretto. La sua passione? Guidare soprattutto in pista e realizzare le prove più complete supportate da rigorosi rilevamenti strumentali.

Proposto con svariate denominazioni (Lane departure warning, Lane Keeping, Lane Assist, LKA, LKW, Emergency Lane Keeping Assist ecc.), ma pressoché identico nel principio e nella “sostanza”, il Mantenimento in Corsia tiene la direzione col rigore di un treno sulla strada ferrata, con la differenza che qui i “binari” sono rappresentati dalla segnaletica orizzontale, vale a dire le strisce verniciate che delimitano la carreggiata, letti da una o più telecamere a seconda del sistema implementato.

 Se la vettura abbandona la traiettoria, il Lane Keeping avvisa il guidatore tramite un segnale visivo e/o sonoro, in certi casi facendo anche vibrare il sedile o il volante. I giapponesi sono stati i primi ad adottare la segnalazione acustica per questo ADAS (la Mitsubishi nel 1992, seguita da Nissan e Honda nel 2001), mentre in Europa è arrivata nel 2005 con la Citroën.

Di tutti i tipi, per tutti i gusti

Esistono svariati tipi di Lane Keeping: il “warning” (LKW) è quello più basico, e segnala acusticamente quando il veicolo arriva a toccare la linea di demarcazione della corsia; l’Assist (LKA) corregge dolcemente la traiettoria, mentre l’Emergency Lane Keeping Assist (ELKA) applica una forza di correzione più elevata allo sterzo, riportando la vettura in corsia.

Grazie a una combinazione di sensori, telecamere e software avanzato, in caso di superamento dei limiti della corsia di marcia il sistema interviene anche in modo attivo, tanto che, già da qualche anno, quelli più evoluti sono in grado di mantenere la vettura al centro della corsia di marcia. Nei modelli Mercedes della precedente generazione, l’intervento correttivo avveniva anche coi freni, che, però, agivano in modo decisamente brusco e invadente: nella produzione attuale il sistema è stato modificato, addolcito e reso più bilanciato.

Attivo su un ampio arco di andature

In buona sostanza, il Lane Keeping pone rimedio alle distrazioni ed evita sbandamenti o invasioni della corsia opposta (che sono le cause più frequenti degli incidenti stradali). Inoltre, rende più piacevole e sicura la guida in autostrada, pur lasciando sempre il guidatore libero di intervenire sullo sterzo anche senza azionare gli indicatori di direzione, come nel caso di un ostacolo improvviso.

Quando i sensori visivi rilevano che l’auto sta per supe­rare le linee di demarcazione della carreggiata senza che il guidatore abbia inserito la “freccia”, la centralina di gestione ordina al servosterzo elettrico di riportarla in corsia. Il sistema funziona a partire dai 60-65 km/h e resta attivo fino a circa 180-200 km/h a seconda della tipologia del dispositivo.

Alcuni intervengono pure se chi guida si sente male

Conosco bene il Lane Keeping, e ho riscontrato che, in taluni casi e percorsi, attua correzioni invadenti, fastidiose e talvolta ingiustificate. Certo, si può disinserire, ma spesso bisogna passare dal menù del display dell’infotainment, e mentre si guida l’azione si rivela perlomeno impegnativa. Perché, allora, almeno per gli ADAS più importanti, non si prevede un semplice pulsante on/off nella plancia?

Infine, i veicoli più completi offrono spesso un’ulteriore funzione di sicurezza: nel caso che il guidatore non riprenda il controllo del volante, dopo gli avvertimenti sonori, visivi e fisici di correzione, il sistema “deduce” che chi sta al volante abbia avuto un malore e prende in mano la situazione attivando un programma di emergenza: accende l’hazard (cioè le quattro frecce simultanee di emergenza) e rallenta il veicolo, fino a fermarlo, accostando a destra.