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POLITICA ESTERA

Caos in Ecuador, il presidente Noboa dichiara che hanno tentato di avvelenarlo: prosegue repressione scioperi

Daniel Noboa: “Hanno tentato di avvelenarmi”. Dopo l’assalto alla sua auto, cresce la tensione in Ecuador tra scioperi e repressione

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

Daniel Noboa, presidente dell’Ecuador, ha dichiarato che hanno tentato di avvelenarlo. La notizia è stata data direttamente dal politico ai giornali, ai quali ha raccontato di aver fatto analizzare dei cioccolatini e della marmellata. Questi presentavano alte concentrazioni di tre diverse sostanze chimiche. “Non può essere involontario”, ha spiegato. Il fatto avviene dopo l’aggressione al suo convoglio, nel contesto di una repressione violenta delle proteste nate dallo sciopero per la fine dei sussidi al diesel.

Daniel Noboa: “Hanno tentato di avvelenarmi”

Daniel Noboa, presidente ecuadoriano, ha rilasciato un’intervista alla CNN nella quale ha dichiarato di essere stato vittima di un tentativo di avvelenamento.

Secondo Noboa, alcuni cioccolatini e marmellate ricevuti durante un evento pubblico erano stati alterati. “Abbiamo sporto denuncia, abbiamo presentato le prove sulla concentrazione delle tre sostanze chimiche”, spiega.

Proteste in Ecuador contro la fine dei sussidi al diesel

Sembra infatti che, una volta analizzati, questi doni contenessero alte concentrazioni di almeno tre sostanze chimiche non meglio identificate in sede di intervista. “Non può essere involontario”, ha aggiunto.

Il precedente: aggressione al convoglio

Ci sarebbe anche un precedente tentativo di aggressione a Noboa. Il giovane leader, in un’altra intervista, ha raccontato della violenta rappresaglia contro il suo convoglio presidenziale nelle province di Imbabura e Cañar.

Durante il passaggio, il convoglio è stato attaccato con colpi di quelli che sembravano spari, ma il ministero della Difesa e quello dell’Interno non hanno confermato. Lo ha fatto la CNN, verificando filmati e immagini dell’auto presidenziale.

“Non si trattava solo di bastoni e pietre. C’erano razzi artigianali, molotov, proiettili che potevano comunque ucciderti…”, ha dichiarato Noboa, aggiungendo: “Lanciavano pietre contro il parabrezza e il cofano dell’auto”.

Cosa sta succedendo in Ecuador

La Conaie, Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador, ha puntato il dito contro il presidente stesso parlando di “atto sotto falsa bandiera” per criminalizzare le proteste. Ma Daniel Noboa prosegue e parla di “protesta politicizzata”.

In Ecuador lo sciopero per la fine dei sussidi al diesel, che ha colpito profondamente le comunità di agricoltori e trasportatori, è ormai diventato una protesta nazionale. Le autorità stanno cercando di reprimere lo sciopero, che prosegue da cinque settimane, con la violenza.

Anche se la Conaie ha annunciato la fine della protesta, diversi settori stanno continuando le azioni per ottenere la smilitarizzazione delle comunità e il rilascio dei detenuti. Si va verso il referendum, che rischia di dividere la popolazione, con la Conaie che chiede di votare “No” e il presidente che potrà mantenere il proprio potere solo in caso di vittoria del “Sì”.

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