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Massimo Bossetti a Belve Crime attacca Fulvio Gambirasio, tensione con Francesca Fagnani durante l'intervista

Durante Belve Crime c’è stata tensione tra Massimo Bossetti, l’uomo condannato all'ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, e Francesca Fagnani

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

La prima puntata di Belve Crime, la nuova trasmissione condotta da Francesca Fagnani, ha avuto come ospite Massimo Bossetti, l’uomo che è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, avvenuto nel novembre del 2010. Non sono mancati momenti di tensione tra la conduttrice e l’intervistato nel corso della trasmissione.

Massimo Bossetti a Belve Crime

Nella serata di ieri – martedì 10 giugno 2025 – è andata in onda su Rai 2 in prima serata, alle ore 21:20, la prima puntata di Belve Crime, il nuovo format condotto sempre da Francesca Fagnani.

Una trasmissione, costola del più famoso Belve, nella quale la conduttrice intervista testimoni e colpevoli di grandi casi di cronaca nera, raccontati con la collaborazione di uno dei giornalisti più esperti del settore, Stefano Nazzi.

 

Yara Gambirasio, la ragazza per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti

Tra le interviste raccolte nella prima puntata, oltre a quelle di Tamara Ianni, Eva Mikula e Mario Maccione, c’è anche quella a Massimo Bossetti, il 54enne condannato nel 2018 all’ergastolo per l’omicidio, avvenuto nel 2010, dell’allora tredicenne Yara Gambirasio.

Scontro sul Dna

Il tema forse più dibattuto tra la Fagnani e Bossetti è quello relativo al Dna ritrovato sugli slip di Yara Gambirasio, unica vera prova contro l’uomo che è stato poi condannato. Un punto sul quale Bossetti nutre molti dubbi: “Chi lo dice che era il mio il Dna sugli slip di Yara?”.

Bossetti aggiunge poi di essere rimasto stupito dal fatto che “quando è sparita la povera Yara, mi vedo arrivare in cantiere il papà di Yara. Mio cognato mi dice che lui era il papà di Yara”. Per la conduttrice non si tratta però di un comportamento insolito, chiedendosi come si possa “interpretare cosa sia giusto o non giusto per un genitore che non riesce a trovare la figlia”.

Nonostante ciò, Bassetti continua a sostenere la sua innocenza, affermando che “non avere l’inferno dentro di me. Sto bene con me stesso. Mi sento addosso l’etichetta del mostro, come se fosse un tatuaggio stampato in testa che mi trascinerò per il resto dei miei giorni”.

L’omicidio di Yara Gambirasio

Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate di Sopra (BG), scomparve il 26 novembre 2010 dopo essere uscita dalla palestra dove si allenava. Il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola, a circa dieci chilometri di distanza.

Indossava ancora gli abiti del giorno della scomparsa e presentava ferite da taglio, un colpo alla testa e segni di ipotermia; non risultarono abusi sessuali. Le indagini portarono nel giugno 2014 all’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore della zona, identificato tramite un profilo di Dna chiamato “Ignoto 1” rinvenuto sugli indumenti della vittima.

Il Dna fu ritenuto compatibile con quello di Bossetti, la cui paternità biologica fu ricostruita grazie a un’indagine genetica estesa. L’uomo fu quindi condannato all’ergastolo, pena confermata in appello e in Cassazione. La difesa ha presentato numerose istanze di revisione, finora tutte respinte.

IPA

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