Stefano Binda in carcere da innocente, il paragone con Garlasco e Alberto Stasi: "Vissuto sulla mia pelle"
Stefano Binda paragona la sua vicenda a quella di Alberto Stasi e spera che Garlasco serva da monito per le indagini future: le sue parole
In una recente intervista rilasciata alla rivista Giallo Stefano Binda, ingiustamente condannato per l’omicidio di Lidia Macchi, paragona il suo vissuto a quello di Alberto Stasi. Secondo Binda, qualora Stasi risultasse estraneo al delitto di Garlasco, “per lui sarebbe una sofferenza ancora più lunga”. E spera che l’omicidio di Chiara Poggi possa servire da esempio per le future indagini.
- Stefano Binda sul delitto di Garlasco
- Alberto Stasi condannato per deboli accuse
- La riflessione sulla giustizia italiana
Stefano Binda sul delitto di Garlasco
Mentre è ancora in corso la nuova indagine relativa al delitto di Garlasco, Stefano Binda è stato intervistato dalla rivista Giallo. L’uomo fu ingiustamente condannato per l’omicidio di Lidia Macchi, avvenuto nel 1987 e per il quale non è stato ancora trovato un colpevole.
Immediato, dunque, il paragone con Alberto Stasi, attualmente unico condannato per l’omicidio di Chiara Poggi.
Alberto Stasi, immagine d’archivio
“Ho vissuto sulla mia pelle il dramma di una incarcerazione ingiusta”, ha affermato Binda. “Nel caso in cui Alberto Stasi risultasse estraneo, per lui sarebbe una sofferenza ancora più lunga della mia”.
Alberto Stasi condannato per deboli accuse
Stando a quanto Binda ha dichiarato nel corso dell’intervista rilasciata a Giallo, qualora la nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi dovesse dimostrare che Stasi è innocente, le loro esperienze sarebbero del tutto analoghe. E anzi, quella di Stasi si rivelerebbe più lunga e dolorosa.
Ciò che più accomuna Stefano Binda e Alberto Stasi è che anche quest’ultimo, proprio come Binda all’epoca dei fatti che lo coinvolsero, si è sempre dichiarato estraneo al delitto di Garlasco.
Sia Stasi che Binda, poi, hanno trascorso un periodo di detenzione a Bollate.
Le accuse nei loro confronti, infine, si sono rivelate in entrambi i casi molto deboli. Binda fu infatti accusato a seguito di una lettera anonima che gli fu attribuita e sulla base di una testimone, che affermò di aver visto Lidia Macchi salire su un’auto simile a quella dell’uomo.
La riflessione sulla giustizia italiana
Per Stefano Binda, infine, il delitto di Garlasco dovrebbe fungere “da esempio” e come riflessione sui limiti della terzietà dei giudici.
Il giudice, infatti, “giudica solo il materiale dell’accusa (…). Così è stato per me e anche per Stasi. D’ora in poi, con la nuova inchiesta su Garlasco, potrebbe essere diverso”.
Binda si augura dunque che il modo di condurre le indagini cambi: “il futuro della giustizia è rappresentato proprio dalle indagini difensive”.