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Delitto di Garlasco, il profilo del killer di Chiara Poggi secondo la psicologa Annamaria Casale

Qual è il profilo del killer di Chiara Poggi? La psicologa Anna Maria Casale prova a tracciarne i parametri: cosa ha detto

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

Il killer di Chiara Poggi ha "agito sicuramente in maniera impulsiva" ma allo stesso tempo "è stato molto attento a ripulirsi per bene le mani". Non si esclude la presenza di altre impronte sul pavimento del villino di via Pascoli, ma la scena del crimine – come noto – è stata calpestata più volte. Intuizioni, queste, che arrivano dalla psicologa Annamaria Casale interpellata da Quarto Grado per provare a tracciare il profilo del responsabile del delitto di Garlasco.

Il profilo del killer di Chiara Poggi

Nel corso della puntata di Quarto Grado andata in onda venerdì 4 luglio la psicologa Annamaria Casale, ospite in studio, ha tentato di tracciare il profilo dell’assassino di Chiara Poggi.

Casale lo ha fatto "con gli elementi che abbiamo a disposizione". In primo luogo, secondo la professionista l’omicida della 26enne avrebbe "agito sicuramente in maniera impulsiva".

Il delitto di Garlasco è stato dunque un omicidio d’impeto, se consideriamo "le tracce di sangue della scena del crimine". Allo stesso tempo a rafforzare questa tesi sono le evidenze secondo le quali l’assassino è stato "molto attento a ripulirsi per bene le mani".

Il killer le aveva certamente "imbrattate di sangue", come suggeriscono le impronte insanguinate di quattro dita presenti sulla spalla del pigiama della vittima, oramai distrutto.

Le impronte delle scarpe

Casali continua ricordando che "ahinoi, la scena è stata calpestata più volte", quindi sottolinea come non sia possibile sapere se il killer "abbia lasciato altre tracce di scarpe", e proprio l’assenza di tracce ematiche sulle scarpe di Stasi ha rappresentato una delle prove che hanno portato alla sua condanna.

Alberto Stasi, ricordiamo, è stato condannato nel 2015 a 16 anni e 8 mesi di reclusione con l’accusa di aver ucciso la allora fidanzata la mattina del 13 agosto 2007.

Il delitto di Garlasco

Il delitto di Garlasco occupa le pagine della cronaca nera italiana dal 13 agosto 2007. Quella mattina Chiara Poggi, impiegata di 26 anni, si trovava sola in casa dal momento che i genitori e il fratello erano partiti per il Trentino per una vacanza.

La ragazza fu uccisa all’interno dell’abitazione con numerosi colpi inferti da un oggetto metallico e pesante al volto e al cranio. Il suo corpo, infine, fu gettato in fondo alle scale che conducevano alla cantinetta. A rinvenire il corpo fu Alberto Stasi, che chiamò il 118 e corse dai carabinieri.

I sospetti si concentrarono su di lui, che infine fu condannato in via definitiva nel 2015. Secondo i giudici avrebbe ucciso la ragazza in un momento di rabbia.

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