Autovelox: solo in Russia ce ne sono più che in Italia

In Italia il 10% degli autovelox di tutto il mondo, peggio di noi solo Russia e Brasile. La denuncia del Codacons: assurdo, il Governo rispetti gli impegni

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Alessandra Caraffa

Esperta di automotive

Laureata in filosofia, è SEO Copywriter e Web Editor. Si occupa principalmente di mondi digitali e prospettive future - anche in ambito di motori.

Tra semafori intelligenti, autovelox e Tutor, nel mondo si contano in totale 111.451 apparecchi di rilevazione automatica delle infrazioni stradali. Di questi 11.171, corrispondenti a circa il 10% del totale, si trova in Italia.

I dati arrivano dal Codacons, che riporta le statistiche ufficiali aggiornate della piattaforma specializzata Scdb.info, che rileva gli autovelox presenti nei vari paesi in tutti i continenti. Gli unici Paesi al mondo a superare l’Italia sono la Russia e il Brasile, che sfiorano i 18mila apparecchi.

In Italia il 10% degli autovelox del mondo

Il numero degli autovelox presenti sulle strade italiane, se confrontato con l’estensione territoriale del Paese, ha del clamoroso: dei 111.451 apparecchi installati in tutto il mondo, in Italia se ne contano ben 11.171, pari a circa il 10% del totale. Si tratta, spiega il Codacons, del 17% di tutti gli strumenti automatici presenti in Europa, che tra semafori di nuova generazione, autovelox e tutor registra un totale di 65.429 apparecchi.

Peggio dell’Italia fanno solo la Russia, con 18.414 strumenti automatici di rilevamento delle infrazioni, e il Brasile, che ne ospita 17.614: parliamo rispettivamente del più vasto Paese del mondo e del più esteso del continente Sudamericano, quinto nella classifica mondiale delle Nazioni dal territorio più esteso.

Negli Stati Uniti, prosegue il Codacons, se ne contano “appena” 7.973, mentre in Europa la situazione è piuttosto varia. I primato dell’Italia, che negli ultimi mesi ha provocato malumore e diversi danni, è difficilmente raggiungibile: tra i Paesi più forniti di autovelox ci sono la Gran Bretagna, con 7.707 apparecchi, e la Germania, che con 4.690 autovelox viene ampiamente doppiata dai numeri italiani. Seguono la Francia, con 3.745 apparecchi, il Belgio (3.179), la Svezia (2.466) e la Spagna (2.268).

Dove è finito l’Osservatorio sulle multe stradali?

Come sottolinea il Codacons, l’installazione di nuovi autovelox ha portato in Italia ad un aumento generalizzato delle sanzioni stradali, “al punto che nel 2023 i comuni hanno incassato in totale oltre 1,5 miliardi di euro grazie alle multe, con una crescita del +23,7% sul 2019”.

A beneficiare delle entrate derivanti dalle multe sono soprattutto i piccoli Comuni, che hanno visto aumentare gli introiti di oltre il 50% rispetto al 2019: è corretto punire con la massima severità chi viola il Codice della strada e supera i limiti di velocità mettendo a rischio la sicurezza pubblica, si legge nella nota del Codacons, ma “il Governo dovrebbe fare la sua parte in tema di sanzioni stradali, e rispettare non solo gli impegni presi con i cittadini, ma anche precise leggi dello Stato sul tema”.

L’Associazione porta come esempio il caso del famoso “Osservatorio sulle multe stradali” introdotto dal decreto legge 75/2023 e annunciato la scorsa estate, salutato con favore dalle associazioni. Il compito dell’Osservatorio sarebbe quello di realizzare una relazione annuale “contenente in particolare i dati relativi agli incidenti stradali e alla regolarità e trasparenza nell’utilizzo dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie e nell’uso dei dispositivi elettronici di controllo della velocità”, nonché di verificare le segnalazioni delle associazioni dei consumatori operanti nel settore e richiedere dati e informazioni alle competenti amministrazioni.

Come denuncia il Codacons, l’Osservatorio sarebbe dovuto entrare in funzione entro 90 giorni dalla conversione in legge del decreto (pubblicata in GU il 16 agosto 2023). Nonostante le varie crociate annunciate dal Ministro Salvini contro autovelox e limiti di velocità, denuncia il Codacons, “di tale Osservatorio, che fa capo proprio al Mit, non si è saputo più nulla: un paradosso assurdo se si considerano i numeri sulle multe in aumento e l’esigenza di garantire trasparenza e correttezza ai cittadini”.