L’Italia guida il boom delle auto cinesi in Europa

Le esportazioni di auto cinesi in Italia sono aumentate, in soli due anni, del 640%: secondo gli esperti, è in atto un cambiamento radicale di paradigma

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Alessandra Caraffa

Esperta di automotive

Laureata in filosofia, è SEO Copywriter e Web Editor. Si occupa principalmente di mondi digitali e prospettive future - anche in ambito di motori.

Il boom delle auto cinesi in Europa è sotto gli occhi di tutti: il mercato che un tempo era esplicitamente dominato dai produttori europei sta cambiando forma, e la Cina ha assunto un ruolo da assoluta protagonista. Oltre ad essere il primo produttore di auto al mondo, il Paese di BYD e Chery è a un passo dal superare il Giappone e diventare anche il primo esportatore automotive a livello globale.

Il successo dell’internazionalizzazione dei brand cinesi si deve, in misura rilevante, alle esportazioni di auto (soprattutto elettriche) verso il Vecchio Continente. E c’è un dettaglio che ci riguarda più da vicino: scorrendo i dati della ricerca “L’auto cinese in Italia: Conoscere per Decidere” dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, sembra che siano proprio gli automobilisti italiani, scettici per definizione, a trainare il boom delle auto cinesi in Europa.

Auto cinesi in Italia: +640% in due anni

Se si parla di boom delle auto cinesi in Europa è perché i numeri non lasciano spazio ad altre interpretazioni: nel biennio 2020-2022, le esportazioni di auto cinesi nel Vecchio Continente sono aumentate del +432%, a fronte di una crescita globale del +233%. Nel giro di qualche mese, la piazza europea è diventata un tassello importante dell’export cinese: in Europa arrivano circa il 20% delle auto cinesi esportate, e quasi il 60% dei modelli elettrici prodotti in Cina e venduti all’estero.

Gli automobilisti italiani, da sempre scettici sull’elettrico, sembrano apprezzare particolarmente le auto BEV cinesi: come emerge dai dati elaborati nella ricerca “L’auto cinese in Italia: Conoscere per Decidere” dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, le esportazioni in Italia sono cresciute ancora più della media europea. In soli due anni, il numero di auto cinesi immatricolate in Italia è passato dall’essere praticamente nullo a contare per il 5% del mercato. Dal 2020, esportazioni di auto cinesi verso l’Italia sono aumentate del +640%, e il trend non accenna a diminuire.

I primi sette mesi del 2023 sono stati sufficienti per superare le immatricolazioni dell’intero anno precedente, e di questo passo si prevede che il valore dell’import dalla Cina possa superare (per la prima volta) il miliardo di euro entro la fine di quest’anno.

Un cambiamento radicale di paradigma

Il successo dei brand cinesi che iniziano ad affacciarsi sul mercato italiano è dovuto a diversi fattori: i prezzi competitivi hanno certamente un loro peso, ma c’è di più. Secondo Fabio Orecchini, direttore scientifico dell’Osservatorio Luiss Business School e Università Guglielmo Marconi, siamo di fronte a “un cambiamento radicale di paradigma”.

Fino a poco tempo fa i costruttori tradizionali realizzavano nel Paese asiatico vetture per il mercato locale“, ha spiegato durante la presentazione della ricerca, “e lo facevano in genere con una tecnologia inferiore rispetto ai modelli europei”. “Oggi, al contrario, le aziende occidentali realizzano accordi e partnership per produrre in Cina vetture elettriche all’avanguardia, da esportare al di fuori del Paese“.

Il successo delle auto cinesi in Europa e in Italia non accenna ad invertire la rotta ed è sostenuto da un evidente vantaggio strategico: una realtà che dovrebbe essere affrontata puntando sulle risorse locali, a cominciare dalle reti commerciali e di assistenza che i brand cinesi non hanno. “Il nostro sistema automotive”, ha ricordato il direttore scientifico dell’Osservatorio Luiss Business School, “deve intercettare le opportunità offerte da questo cambiamento per sviluppare ulteriormente la filiera europea o anche per ingaggiare una competizione al miglioramento del prodotto“.