Il colosso cinese pronto ad aprire fabbriche in Italia

Si vocifera con insistenza della voglia di portare un nuovo interlocutore a investire nelle fabbriche in Italia. Si spinge verso un colosso cinese

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Tommaso Giacomelli

GIORNALISTA AUTOMOTIVE

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

L’industrializzazione in Italia è un tema spinoso, dibattuto e controverso. La novità che trapela direttamente dai padiglioni del rinnovato Salone di Ginevra, arriva da un colosso cinese che sarebbe pronto a sbarcare in Italia per produrre i propri veicoli: BYD. Un’intesa con il governo italiano ci sarebbe già, come ha detto Michael Shu, direttore generale della filiale europea della Casa cinese, a Bloomberg: “Siamo in contatto per discutere“.

Ancora in fase di trattative

Le parole del grande dirigente asiatico seguono le molteplici dichiarazioni offerte da diversi esponenti dell’esecutivo su schermaglie e sondaggi con Case estere. In particolar modo, a tifare più di tutti per l’arrivo di un altro costruttore in Italia, da affiancare alla solida presenza di Stellantis per rilanciare l’industria dell’automobile nello Stivale, è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che spesso non si è fatto sfuggire l’intenzione di stringere rapporti con altri interlocutori, dicendo “è un progetto su cui stiamo lavorando da mesi“, oppure “colloqui significativi con produttori stranieri“.

In ogni caso, Shu frena un po’ gli entusiasmi, perché ha chiarito che l’eventuale volontà di realizzare un ulteriore sito in Europa sarà dettato dalle vendite. Quindi, senza domanda non ci sarebbe la voglia di costruire nuove fabbriche. Al momento il colosso cinese sta compiendo grossi passi in avanti nella sua espansione commerciale nel Vecchio Continente, anche se prima sarà necessario raggiungere gli obiettivi numerici prefissati.

BYD ha scelto di realizzare in Ungheria la sua prima fabbrica europea: lo stabilimento sarà operativo in modo completo fra tre anni e avrà a regime una capacità di 200 mila veicoli l’anno. Quindi, solo al completamento del sito magiaro l’azienda potrà valutare un altro ampliamento della propria rete in Europa. Lo stesso Shu, non a caso, ha fatto sapere che “è troppo presto per dire quando e se verrà presa una decisione” su un secondo stabilimento.

Il governo spinge per un altro costruttore

Il ministro Urso è stato intercettato sulle dichiarazioni rilasciate da Shu a margine del tavolo di crisi dell’ex Ilva di Taranto. “Abbiamo contatti con diverse case automobilistiche. Non posso fare nomi, ma dobbiamo accogliere nel migliore dei modi tutti coloro che vogliono realizzare un investimento produttivo nel nostro Paese“, ha affermato l’uomo dell’esecutivo.

Abbiamo lavorato sin dall’inizio della legislatura per migliorare la strumentazione e l’attrattività del sistema Paese per quanto riguarda gli investitori esteri che vogliono oggi puntare sull’Italia come loro sito produttivo nell’ambito dell’Unione Europea. Il più grande fondo di investimento americano ha detto in un recente report che l’Italia in questo momento è il Paese più attrattivo, quello che dà maggiori garanzie per gli investimenti esteri all’interno della Ue”, ha proseguito.

Vogliamo ovviamente cogliere questa opportunità che vi è per il nostro Paese anche nel settore dell’automotive perché noi siamo l’unico Paese europeo ad avere un unico produttore di auto. Negli altri Paesi storici della Ue, produttori storici di auto come il nostro, vi sono 2, 3, 4, 5 anche 6 produttori in competizione tra loro e noi ci auguriamo che questo possa accadere anche in Italia per rafforzare la filiera dell’automotive, che è il vero orgoglio del Made in Italy e che fornisce componenti importanti, significativi, non soltanto alla nostra casa automobilistica che è Stellantis, ma anche ad altre case che producono all’estero“, ha concluso il ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Intanto si vocifera di come a Mirafiori possa sbarcare Leapmotor. Anche questa potrebbe essere una risorsa interessante per mantenere l’occupazione in certi livelli.