Nel linguaggio dei professionisti il valore residuo è quanto un veicolo vale dopo un certo orizzonte di tempo e chilometraggio. Per rendere i confronti omogenei, l’industria europea adotta come scenario standard 36 mesi o 60.000 km e lo esprime sia in cifra assoluta sia come %RV (percentuale del prezzo di listino a nuovo trattenuta dopo tre anni).
Questa metrica governa canoni di leasing e noleggio, strategie di dismissione e obiettivi di marginalità perché lega preventivi, politiche commerciali e remarketing in un unico filo logico e cancella le ambiguità tra attori diversi della filiera.
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Normalizzazione del ciclo, la fotografia del 2025
Dopo l’anomalia 2021-2023, il 2025 è l’anno della normalizzazione: i residual values europei si muovono su livelli ancora discreti ma meno tesi, con un profilo discendente nella media e profonde differenze tra Paesi e alimentazioni. Le letture di metà anno indicano un %RV medio per l’Europa poco sopra il 48% e tempi medi di vendita attorno ai 60 giorni, segnale di un assorbimento tornato fisiologico rispetto ai picchi del biennio precedente.
All’interno di questo quadro, l’Italia è la piazza più esposta: le proiezioni indicano un -8,2% di calo delle %RV nel 2025, più marcato delle altre grandi economie, a conferma di un rientro verso curve storiche dopo la fase di scarsità. In pratica, il prezzo finale non è mai una fotografia statica ma il risultato mobile di svalutazione attesa e domanda effettiva nel mese in cui si vende.
La bussola di chi prezza stock ex-flotta è il Market Days’ Supply (MDS) cioè i giorni necessari ad assorbire lo stock corrente ai ritmi di vendita osservati: quando l’MDS scende i prezzi si sostengono, quando sale servono sconti o canali più liquidi. Nel secondo trimestre 2025 molti mercati europei hanno visto un aumento stagionale dell’MDS legato all’accumulo scorte, ma con spread molto diversi tra alimentazioni: nel cluster più giovane i BEV sono scesi sotto quota 100 in media, mentre i veicoli commerciali elettrici restano lenti con MDS >160–180, chiaro indicatore di maggior sforzo per trasformarli in cassa.
Tra dati granulari, modelli previsivi e curve di svalutazione
I prezzi nel remarketing professionale non nascono a sensazione: si alimentano con milioni di osservazioni su transato, tempi, allestimenti, colori, geografie e stagionalità, fuse in modelli statistici e algoritmi di forecast per singola versione o motore. I sistemi analitici dei provider di valutazione aggiornano tutti i mesi le curve di svalutazione e restituiscono mappe puntuali dei differenziali tra rivali diretti.
In questo modo permettono a captive, costruttori e grandi flotte di impostare floor d’asta, calendari di ritiro, stress-test su più scenari e correzioni tattiche quando la domanda devia dal previsto. L’obiettivo non è prevedere il prezzo giusto in astratto ma ottimizzare il realizzo nel canale più profondo in quella settimana, su quella targa, in quella provincia.
A parità di età e chilometraggio, la condizione sposta il prezzo tanto quanto il brand. Per ridurre l’asimmetria informativa e prezzare il ricondizionamento con minore incertezza, le aste applicano lo standard NAMA con gradi da 1 a 5 (più Unclassified) basati su tipologia e severità dei danni. Un Grade 1–2 sostiene riserve più alte e tempi più rapidi; un Grade 4–5 richiede sconti o rotte di vendita dedicate. Questo linguaggio comune, soprattutto online, rende il pricing replicabile e auditabile e trasformano un fattore qualitativo in una variabile numerica dentro l’equazione del prezzo.
Come si costruisce un prezzo sano
Un prezzo di remarketing sostenibile nasce dall’allineamento di tre piani. Il primo è la metrica, cioè la %RV per versione o allestimento e la sua curva di svalutazione aggiornata. Il secondo è il contesto, fatto di MDS, giorni a vendere, stagionalità e profondità della domanda per alimentazione. Il terzo è il canale, che combina grading, ricondizionamento, reserve e calendario aste (fisiche o digitali).
L’operatore che governa questi strati con cadenza mensile, adegua premi e malus per powertrain, evita di forzare volumi in settimane povere e sceglie la corsia più liquida per quel modello in quella piazza, difende margine e rotazione anche in una fase di normalizzazione.
Il canale di uscita decide il realizzo tanto quanto la stima teorica. Dove la platea è ampia e la competizione viva, le conversioni al primo passaggio si mantengono elevate e i valori tengono; quando la profondità di domanda cala o il calendario è debole, la reserve price diventa scudo tattico per difendere il valore e riproporre il veicolo in sessioni più liquide.
Tra luglio e agosto 2025 gli aggiornamenti degli operatori di settori hanno fotografato aste robuste, conversioni in crescita e performance contro i listini guida in miglioramento, con una domanda professionale allineata su aspettative realistiche anche dove il mix corporate è temporaneamente sceso in vista dei cambi targa. Questi segnali spiegano perché il delta tra quotazione e hammer price resti comprimibile quando offerta e frequenza d’asta sono gestite con disciplina.
BEV in assestamento, diesel e ibridi resilienti
Il mix tecnologico è la leva che più ha rimescolato le %RV. Nel 2025 i BEV mostrano, in media europea, tempi di vendita più lunghi e valori trattenuti inferiori rispetto ai termici equivalenti, complice l’aggiustamento dei prezzi sul nuovo e l’eterogeneità degli incentivi; al contrario diesel e ibridi HEV mantengono una velocità d’assorbimento migliore in molti mercati.
I report di metà anno indicano %RV medie intorno al 48% con BEV in coda alla classifica e diesel/HEV più rapidi nel lasciare gli stock, a conferma di premi/malus per alimentazione che i team di pricing ritarano ogni mese. Anche sul fronte prezzi retail il Regno Unito ha registrato ad agosto la prima crescita annua dopo due anni di cali, un segnale di stabilizzazione del lato domanda che filtra, con ritardo, anche nel wholesale.
La lettura combinata di %RV, giorni a vendere e MDS restituisce per l’Italia un profilo più fragile della media: il calo atteso di -8,2% sulle %RV 2025 impone grande attenzione al canale e alla qualità del veicolo. L’MDS dei modelli più richiesti oscilla comunque su livelli sani nel giovane-usato (esempio: Tesla Model Y con MDS intorno ai 40 giorni, insieme a Toyota RAV4 e Dacia Sandero), ma il quadro si fa più selettivo scendendo di liquidità o salendo di complessità di allestimenti. Per chi gestisce flotte, significa raddoppiare la cura su grading, ricondizionamento mirato e calendarizzazione delle aste nelle province più profonde, senza accumuli estivi o congestioni di fine trimestre che dilatano l’MDS e comprimono i realizzi.