Shell trasforma 500 pompe di benzina in colonnine

Shell volta pagina e vira a tutta velocità sulle zero emissioni: con il nuovo piano appena svelato 500 distributori all’anno diventeranno colonnine elettriche

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Shell accelera sulla transizione energetica, mediante un piano biennale che prevede la cessione di 500 distributori all’anno per la costruzione di infrastrutture dedicate alle vetture elettriche. Il proposito perseguito dall’azienda è presto detto: installare 200.000 stalli di ricarica entro la fine del decennio attuale, principalmente in Europa e in Cina, riqualificando la rete di distributori esistente. Alla luce del suo ruolo di leadership nello sviluppo di soluzioni per la mobilità, quella appena comunicata costituisce una mossa importante. Perché conferma la volontà dei player della filiera di contribuire al benessere dell’ecosistema, con un piano definito nei minimi dettagli.

Esigenza di adeguamento

La mossa adottata da Shell riflette l’esigenza di adeguarsi agli ultimi sviluppi nell’ambito dei motori e di contribuire alla decarbonizzazione del settore. Con il cambiamento climatico in pieno atto, continuare sulla stessa strada significherebbe mettere a repentaglio il destino delle prossime generazioni.

Benché l’industria automotive sia soltanto parte di un disegno più grande, un approccio green degli operatori top potrebbe sollecitare l’intera società a sposare la causa ecologista. Investimenti in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni consentiranno a Bosch di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

I piani alti sono consapevoli delle numerose sfide da superare. Ad esempio, reperire i terreni necessari per le nuove infrastrutture rischia di risultare complesso e la conversione dei distributori potrebbe determinare la perdita di occupazione nel ramo dei carburanti fossili. Ma il management confida di tagliare dei grossi traguardi, attraverso un lavoro in sinergia tra le parti coinvolte. Investire in fonti energetiche rinnovabili e tecnologie a basse emissioni consentirà di accelerare la transizione energetica, e da qui al 2030 le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti dai suoi prodotti dovrebbero diminuire del 15-20%.

Benefici anche per i consumatori

Qualora gli ambiziosi propositi venissero mantenuti, ne trarrebbero beneficio gli stessi consumatori, visto l’aumento del numero di colonnine di ricarica. Al tempo stesso, le compagnie sarebbero propense a innovare e a sviluppatore tecnologie sofisticate per la ricarica e la mobilità elettrica. Inoltre, nemmeno sul fronte dell’occupazione la situazione pare così preoccupante. Infatti, la riqualificazione dei distributori e la creazione di infrastrutture potrebbero generare posti di lavoro nel comparto delle energie rinnovabili.

Quella delle full electric è un punto cardine dell’epoca attuale. Finora la diffusione è avvenuta in maniera frammentaria, frenata dagli elevati prezzi d’acquisto, che inevitabilmente allontanano le famiglie comuni. L’elevato costo delle batterie impone alle aziende di rimanere sopra una certa soglia di listino, ma un ricco stuolo di centri di ricerca è attualmente impegnato a definire delle tecniche evolute per ovviare al problema.

Eppure, c’è chi come Toyota dubita di un futuro completamente costituito da BEV. A tal proposito, il presidente, Akio Toyoda, è tornato negli scorsi giorni sull’argomento con un importante annuncio: la Casa delle Tre Ellissi darà vita a un motore innovativo. Che cambierà la situazione, riscrivendo le regole del gioco e “distruggendo l’industria dei veicoli elettrici”. Tuttavia, il caso di Toyota è quasi isolato. La netta prevalenza degli attori preferisce focalizzarsi sulle macchine a batteria, e il programma appena svelato da Shell ce lo rammenta.