L’ex CEO di Toyota non crede alle auto elettriche

Toyota continua a non credere nelle potenzialità dell’elettrico e per dimostrarlo preannuncia un motore innovativo: per il manager riscriverà le regole del gioco

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Toyota non crede nelle auto elettriche. Nonostante ne condivida da decenni il principio (salvaguardare l’ecosistema), la Casa delle Tre Ellissi dubita sulle sue potenzialità. A più riprese, l’amministratore delegato, Akio Toyoda, ha criticato la decisione della politica internazionale di puntare esclusivamente su di loro.

I motivi dello scetticismo

Ma ora arriva un annuncio spiazzante, potenzialmente in grado di conferire un volto diverso alla mobilità green. Il top manager, diventato da pochi mesi presidente del consiglio di amministrazione, ha infatti ventilato un nuovo motore in grado di “distruggere” l’intera industria dei veicoli a batteria. Parole importanti, che promettono di accendere dibattiti. Senza rivelare ulteriori dettagli, Toyoda esprime confidenza: sente di avere tra le mani la risposta vincente alle BEV.

La gamma Toyota comprende sì delle full electric, ciononostante permane uno scetticismo latente. A convincere poco Toyoda è l’impatto economico e ambientale di una transizione energetica frettolosa. Ritiene concreto il rischio che i costi proibitivi, sia per lo sviluppo sia per l’infrastruttura di ricarica, rendano le vetture non più un bene “democratico”.

La soglia d’accesso elevata, dettata principalmente dal costo degli accumulatori, rischierebbe di negare un diritto già acquisito alle famiglie comuni. Inoltre, nemmeno il Pianeta andrebbe a trarre beneficio dalla situazione venutasi a creare. L’aumento della domanda di energia elettrica potrebbe, infatti, provocare delle carenze e innalzare le emissioni di anidride carbonica.

Il caso del Giappone viene usato dall’ex CEO a supporto della tesi. Colpito da carenze energetiche dettate da picchi di consumo estivi, gli analisti ipotizzano un grosso investimento da sostenere per adeguare la rete a un parco totalmente green. Un costo stimato tra i 110 e i 290 miliardi di euro, gravante su un sistema fragile di partenza, semina l’allarme tra la popolazione. E dei provvedimenti andrebbero inevitabilmente attuati, laddove gli scenari ventilati trovassero conferma.

Opinioni contrastanti

Sul conto delle BEV circolano diverse opinioni contrastanti. Da un lato c’è chi le ritiene un passaggio cruciale e chi, al contrario, dubita sia una buona idea puntare su un’unica forma di alimentazione. Benché l’idrogeno abbia finora lasciato parecchio a desiderare, Toyota pare determinata a portare avanti la campagna intrapresa.

Per stessa ammissione dei portavoce ufficiali, sono state sottovalutati alcuni ostacoli, ma con perseveranza forse saranno superati un domani. E le risorse di certo non mancano per correggere il tiro e provarci in un secondo momento.

Inoltre, con la normativa attuale anche le ibride entrerebbero a far parte della “blacklist” europea nel 2035. Che poi le autorità abbiano in mente di tenere il punto, evitando di smussare gli angoli è altra cosa. Solo pochi giorni fa, la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha sancito una rianalisi della legislazione nel 2026. Se in precedenza vigeva una chiusura totale, le recente parole sanno di apertura.

Le pressioni esercitate dai Governi e delle Case hanno spinto l’organo comunitario a riaprire un discorso in apparenza già chiuso. Tra i motivi dietro al pronunciamento vi sarebbe la presa di coscienza circa il vantaggio concesso alla Cina. A Pechino hanno saputo muoversi anzitempo nel full electric e stendere il tappeto rosso complicherebbe la vita alle realtà occidentali.