Trump contro le auto elettriche: “Sono auto per ricchi”

Donald Trump interviene a Detroit a sostegno dei lavoratori del settore auto, schierandosi contro l'elettrico che favorisce in modo concreto la Cina

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Tommaso Giacomelli

GIORNALISTA AUTOMOTIVE

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, suona la carica e si scaglia contro le auto elettriche. I veicoli destinati alla mobilità a zero emissioni sono divenuti il bersaglio del ricco magnate newyorkese, nel suo discorso agli operai metalmeccanici di Detroit, molti dei quali in sciopero contro le tre grandi industrie automobilistiche del Paese: “Sono qui per difendere la working class, combattere la classe politica corrotta, proteggere il lavoro made in Usa e l’american dream sul prodotto straniero”, ha dichiarato il leader repubblicano.

Trump va giù duro e, senza giri di parole, dichiara che non è importante se lo sciopero volgerà a un accordo favorevole nei negoziati con Ford, General Motors e Stellantis, perché comunque nel giro di due anni perderete il lavoro. L’attacco dell’ex presidente americano è diretto a Joe Biden, reo di favorire l’ascesa della Cina abbracciando in modo indiscriminato la transizione elettrica: “Finirà per favorire la Cina e ammazzerà migliaia di posti di lavoro”, questo è il pensiero del tycoon.

La formula di Trump

Donald Trump non è la prima volta che tuona contro l’elettrico, ha una visione opposta a quella dell’establishment attualmente in carica a Washington, e durante il comizio di Detroit ha reso pubblica la sua idea per il rilancio dell’industria automobilistica a stelle e strisce: “Produzione americana, fatta con mani sapienti americane e con le forniture americane”. Insomma, una specie di american dream di nuova fattura.

Il suo intervento, in una fabbrica non sindacalizzata alla periferia di Detroit, nello Stato del Michigan, un tempo la grande capitale dell’automobile americana, è stato contraddistinto dal ritmo dei cori per Trump e per gli Stati Uniti. Il titano di ferro adesso è un gigante d’argilla, ma la battaglia politica diventa una nuova trincea per costruire il futuro.

Biden a sostegno degli scioperanti

Soltanto il giorno prima, l’attuale presidente in carica, Joe Biden, si era incontrato con gli operai in sciopero e aveva manifestato la propria solidarietà scendendo in strada con loro e unendosi al picchetto alle porte delle fabbriche, appoggiando le rivendicazioni per un salario migliore e per delle  condizioni di lavoro più agevoli: “Le compagnie fanno profitti enormi e devono dividere gli utili con i lavoratori”, diceva Biden.

I concessionari mandano una lettera a Biden

Sul finire di novembre oltre 4.000 concessionari d’auto degli Stati Uniti hanno firmato una lettera aperta al presidente Biden per chiedere uno stop alla politica di sostegno alla transizione elettrica. Essi dicono di farlo in nome dei propri clienti: “È ora di dare un colpo di freno all’irrealistico mandato governativo sui veicoli elettrici. Facciamo sentire la voce dei nostri clienti”. I concessionari affermano che la domanda di veicoli elettrici non tiene il passo con il grande afflusso di BEV che si stanno accumulando nei piazzali degli autosaloni.

In tutto questo, però, dove risiederebbe il danno per i clienti? Il fenomeno dell’invenduto, poi, è consuetudine per tutto il mercato americano delle quattro ruote, elettrico o termico che sia. Il record di giacenze, fissato in 2,4 milioni di veicoli, discende dall’effetto combinato di aumento dei prezzi e alti tassi di interesse. Che tutta questa manovra sia semplicemente un assist per Trump? Ai posteri l’ardua sentenza.