Giorgia Meloni accusa Stellantis: la risposta è immediata

Stellantis replica in modo secco e deciso alle osservazioni della premier Giorgia Meloni circa i presunti disinvestimenti in Italia, mediante i numeri

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Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Il rapporto tra Stellantis e l’Italia è complesso e in bilico. Da un lato, il governo Meloni intende difendere gli interessi nazionali nell’industria automotive, ritenuto un settore strategico per l’economica del Paese. Da quello opposto, Stellantis mira, sì, a investire nella nostra penisola, ma coltiva ambizioni globali, e deve misurarsi in un mercato sempre più competitivo. E lo sarà a maggior ragione in futuro, quando la Cina cercherà di affermarsi contro le realtà tradizionali nel Vecchio Continente.

La puntuale risposta alle accuse

“Vogliamo tornare a oltre un milione di auto prodotte in Italia – ha dichiarato Giorgia Meloni al Premier Question Time -. Se si vuole vendere un’auto sul mercato mondiale pubblicizzandola come gioiello italiano, quell’auto deve essere prodotta in Italia”. Le parole non hanno fatto, comprensibilmente, piacere a Stellantis, che, anziché lasciare correre, preferisce mettere in chiaro l’impegno profuso lungo lo Stivale.

In particolare, il gruppo nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, sottolinea come lo scorso anno abbia prodotto più di 752.000 veicoli in Italia, di cui oltre 474.000 esportati all’estero. Il dato, corrispondente al 63% del complessivo, è un motivo di vanto, in quanto dà un contributo significativo all’economia del Paese. Infatti, le esportazioni hanno numerosi aspetti positivi, a partire dalla creazione di diversi posti di lavoro e dalla ricchezza generata. Inoltre, aiuta a promuovere l’immagine del Belpaese sulla scena internazionale come una potenza dell’automotive.

I numeri dell’export e i piani

Nel dettaglio, l’export delle auto da parte di Stellantis Italia è distribuito in modo omogeneo abbastanza uniforme tra i vari impianti. Mirafiori lo ha avuto del 93%, Modena del 92%, Atessa dell’85%, Cassino del 75%, Melfi del 53% e Pomigliano del 41%. Tra i principali progetti in corso, vi è la conversione di Melfi in un centro di produzione di auto elettriche di medie dimensioni. Cassino è specializzato nel segmento delle BEV di “taglia forte”. Termoli è soggetto a un processo di riconversione in una gigafactory ACC, mentre Pratola Serra è protagonista di un rafforzamento nella realizzazione del motore B2.2.

Se Atessa punterà fortemente sui VAN, Pomigliano d’Arco ha dato il benvenuto all’Alfa Romeo Tonale e alla Dodge Hornet. Nel caso di Modena, Stellantis ha creato un nuovo reparto di verniciatura dedicato alla personalizzazione delle Maserati. Infine, il complesso di Cento è focalizzato sullo sviluppo di un’importante business unit dedicata ai propulsori industriali e marini. A conti fatti, Stellantis crede di dimostrare attraverso azioni concrete il desiderio di mantenere un legame stretto con l’Italia e di favorire un buono stato di salute dell’economia nazionale.

Le sfide dell’elettrico

In un settore caratterizzato da forti cambiamenti, la transizione ecologica vede in netto vantaggio Pechino. Le aziende dello Stato asiatico hanno accumulato un vantaggio ragguardevole nelle BEV e i risultati già li vediamo. Immettere in commercio delle vetture low cost è estremamente complicato in Europa. Non a caso il modello più low cost in circolazione, la Dacia Spring (qui il listino), nasce nella Repubblica del Dragone. Un importante segnale da questo punto di vista è giunto proprio da Stellantis, attraverso la nuova Citroen e-C3 nel Vecchio Continente.