F1, qualifiche GP di Imola: perché la Ferrari SF-24 EVO ha deluso?

Red Bull si prende di forza la pole position dopo un venerdì davvero complicato. Ferrari soccombe anche alle McLaren

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Zander Arcari

Analista specializzato di Formula 1

In pista per la prima volta all'età di 7 anni, Zander Arcari ha sempre amato la massima categoria del motorsport. Da circa 10 anni è un analista specializzato di Formula 1, per Virgilio Motori racconta le complesse sfide legate al mondo della Formula 1.

Ferrari si è presentata alla terza e ultima sessione di prove libere con piglio notevole. Una vettura, la SF-24 EVO, che alla pari del venerdì imolese, il sabato in tarda mattinata ha mostrato i muscoli. La monoposto italiana era super bilanciata, offrendo un’handling davvero ottimale ai suoi piloti. Precisissima in ingresso, buona in trazione. In questa ora di prove libere, infatti, abbiamo notato un provvedimento importante studiato sulla carta. La volontà di sacrificare l’approccio in ingresso di curva per avere più prestazione in uscita. La mossa era utile per massimizzare le fasi di accelerazione.

Come sappiamo la trazione della Ferrari è buona ma non più al top come nella campagna agonistica 2023. Proprio per questa ragione, sapendo che invece Red Bull eccelle in questo fondamentale, è stato richiesto ai ferraristi di usare tale strategia. La messa a punto è rimasta invariata rispetto alle Fp2, solo qualche piccolo cambio al carico sviluppabile all’avantreno per stabilizzare al meglio la piattaforma aerodinamica. Alla fine della sessione, sul più bello, Checo Perez è a andato a muro e di fatto ha interrotto il test finale della SF-24 EVO sul giro secco. Per quanto concerne le prove con alto quantitativo di carburante a bordo, è stato realizzato un mini run di 5 tornate.

Leclerc Sainz hanno effettuato questa prova con le gomme Soft. Ritmo buono, anche se una certa tendenza all’overheating sul posteriore si è palesata. Resta da capire come sarà gestito questo fattore durante la corsa che potrebbe rallentare non poco il passo delle vetture, costrette a non immettere troppa energia sulle gomme per evitare di distruggerle anzi tempo. Sotto questo aspetto ha impressionato McLaren che pare sappia amministrare senza troppa fatica le mescole, potendo sfruttare appieno il potenziale dell’ottima MCL38Idem per Red Bull che benché sia parsa sotto tono il venerdì, la domenica è sempre stata capace di trarre il massimo vantaggio dalla propria monoposto.

Ferrari si arrende a McLaren e Red Bull

Ma veniamo alla qualifica. Tenendo conto dei riscontri ottenuti nelle Fp3, al pari di McLaren la Ferrari partiva con il favore del pronostico, con Red Bull leggermente defilata sulla quale si attendeva una chiara risposta in questo contesto competitivo. Nella prima parte della sessione classificatoria le rosse sono scese in pista con le gomme Medium, completando la Q1 senza usufruire delle Soft. La strategia in tal senso era chiara: salvare un treno di compound più morbidi rispetto agli avversari che invece hanno tutti montato un set di Pirelli a banda rossa. Una sorta di prova di forza perché le due SF-24 EVO avevano la capacità di passare il taglio senza soffrire. Così è stato, sebbene con questa mescola il sottosterzo era presente.

Nella Q2 si inizia a fare sul serio. I “due Carlo” abbandonano la pit-lane, questa volta allineandosi alla scelta strategica sulle gomme con il resto degli avversari. Pneumatici Soft che ovviamente hanno fornito un extra grip, essendo le “calzature” più morbide del lotto. Il primo tentativo non è stato perfetto per ambedue i ferraristi. Ciononostante Leclerc era secondo mentre Carlos decisamente più arretrato. A differenza della precedente mini sessione però, restare nei primi dieci era più complicato. Ragion per cui le rosse scendono ancora una volta in pista e si assicurano, dopo un piccolo ritocco al carico sull’avantreno, il passaggio alla fase finale della qualifica.

Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) SF-24 EVO
Fonte: Media Carlos Sainz
Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) a bordo della sua SF-24 EVO – Q2 – GP Imola

Oltre alle McLaren, come potevamo immaginare, l’avversario numero 1 da battere era ancora una volta sua maestà Max Verstappen. La RB20 ha patito non poco il venerdì imolese, in quanto spostare il bilanciamento sul posteriore ha reso debole il front-end della vettura austriaca. Ma sappiamo bene quanto siano bravi i tecnici di Milton Keynes che anche grazie al grande talento dell’olandese hanno preparato una monoposto competitiva. Le Ferrari hanno dato tutto nel Q3. Due tentativi davvero al massimo delle possibilità che però sono valsi solamente il quarto e quinto posto (terzo e quarto dopo la penalità inflitta a Piastri) finale sulla griglia di partenza. Posizione non certo ideale considerando che a Imola sorpassare in gara è tutto tranne che semplice.

Perchè la Ferrari SF-24 EVO ha deluso in q3?

A questo punto dello scritto cerchiamo di capire le ragioni per cui le due Ferrari SF-24 EVO hanno raggiunto un risultato al di sotto delle attese. Esito che delude proprio sotto gli occhi del pubblico amico. Anzi tutto va fatto un plauso alla concorrenza. Di Verstappen abbiamo già parlato, splendido interprete di una vettura, la RB20, che resta la migliore in assoluto. Altra menzione importante prende direzione Woking, perché le due MCL38 hanno dato continuità alle performance di Miami, dimostrando come i recenti up-date abbiano innalzato di parecchio il rendimento delle vetture color papaya. Arriviamo dunque alla Ferrari.

In prima battuta, va detto che il tracciato italiano non si addice alla perfezione alla rossa, questo se pensiamo alle caratteristiche dell’auto modenese. Gli stessi Leclerc e Sainz ne avevano parlato il giovedì, nelle consuete interviste che precedono il fine settimana di gara. Per scendere in dettagli tecnici e analizzare brevemente la prestazione, possiamo dire che la SF-24 EVO ha perso la possibilità di lottare per la pole position nel primo settore. Nel T1 infatti, la rossa si è beccata la bellezza di tre decimi da Verstappen. Osservando gli on-board si notava una certa tendenza al sottosterzo in uscita di curva che ovviamente ha limitato le performance delle monoposto. Le potenziali cause sono tendenzialmente 4, in questo caso.

La prima si può riferire all’attivazione delle mescole non ancora perfetta nel T1, voluta per non arrivare nell’ultima parte del tracciato in overheating. Tesi che potrebbe essere avvalorata dal cronometro, in quanto nel T3, Charles Leclerc, è stato più rapido di Verstappen di un decimo. Il secondo fattore concerne il carico minore scelto per il retrotreno dell’auto che si è fatto sentire non garantendo le medesime velocità in percorrenza a centro curva. Terza questione la top speed, in quanto il monegasco pagava sul rettilineo principale 8 km/h su Max. Quarta l’incapacità odierna nell’aggredire i cordoli nel primo settore che avrebbero scomposto la vettura. Ultimo dettaglio: l’olandese ha preso la scia  di Hulkenberg nel primo settore. Elemento che secondo i calcoli degli ingegneri può valere sino a un decimo e mezzo di beneficio.