Quesito 1 del Referendum 2025 sulla cancellazione del Jobs Act, le ragioni del Sì e del No

Quali sono le ragioni del Sì e del No per il quesito 1 sul Jobs Act del Referendum dell'8 e 9 giugno

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Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque referendum abrogativi in tema di lavoro (quattro) e cittadinanza. Il quesito 1 riguarda il cosiddetto “contratto a tutele crescenti” del Jobs Act e i licenziamenti illegittimi. Chi sostiene le ragioni del Sì afferma che la cancellazione della norma andrebbe a rafforzare le tutele per i lavoratori e contrastare la diffusione del precariato. Chi è per il No invece ritiene che il ritorno al passato renderebbe più difficile assumere e aumenterebbe i contenziosi in tribunale.

Il quesito 1 del Referendum 2025 sul Jobs Act

Il primo quesito dei referendum 2025, quello riportato sulla scheda verde, riguarda i licenziamenti illegittimi e il cosiddetto “contratto a tutele crescenti” introdotto nel 2015 con il Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro varata dal governo Renzi.

Si propone di cancellare la norma che aveva eliminato la possibilità del reintegro per alcuni casi di licenziamento illegittimo nelle aziende con più di 15 addetti.

ReferendumFonte foto: ANSA

Attualmente nelle imprese con più di 15 dipendenti in diversi casi di licenziamento illegittimo non è possibile il reintegro nel posto di lavoro previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, sostituito da un indennizzo economico che può arrivare fino a un massimo di 36 mensilità.

Se la norma venisse abrogata, per i contratti di lavoro a tempo indeterminato si tornerebbe al sistema precedente al Jobs Act, quello dell’articolo 18 così come modificato dalla legge Fornero nel 2012.

Le ragioni del Sì

Secondo la Cgil, promotrice del referendum, abrogare questa norma del Jobs Act serve per aumentare le tutele per i lavoratori e impedire licenziamenti privi di giusta causa.

Con il ritorno alla legge Fornero aumenterebbe il numero dei casi in cui i lavoratori licenziati illegittimamente possono ottenere il reintegro.

Chi sostiene le ragioni del ritiene che la regola che si vuole cancellare abbia favorito la diffusione del lavoro precario e uno squilibrio nei rapporti tra datori di lavoro e dipendenti.

Le ragioni del No

Secondo chi sostiene le ragioni del No invece cancellare la norma rischia di produrre effetti controproducenti, come ad esempio maggiori difficoltà nell’assumere o l’aumento dei contenziosi nei tribunali.

Inoltre secondo i critici abrogare singole norme in una materia complessa come quella del lavoro può portare a delle storture.

In questo caso la legge Fornero, che tornerebbe in vigore in caso di Sì, prevede un massimo di 24 mensilità per gli indennizzi, contro le 36 attuali (modifica varata nel 2018 dal primo governo Conte).

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