Quesito 5 del Referendum 2025 sulla cittadinanza italiana dopo 5 anni, le ragioni del Sì e del No
Referendum 2025, il quesito numero 5 relativo al requisito per ottenere la cittadinanza italiana: le ragioni del "Sì" e quelle del "No"
L’8 e 9 giugno 2025 gli italiani potranno esprimere il loro voto su cinque quesiti relativi a temi su lavoro e cittadinanza. Trattasi di referendum abrogativi, cioè di una consultazione in cui si domanda agli elettori se sono a favore o meno dell’eliminazione di determinate leggi o di una parte di esse. Per quel che riguarda il quesito numero 5, si è chiamati a esprimersi sulla legge del 1992 che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Diverse le ragioni di chi sostiene il “Sì” e quelle di chi sostiene il “No“.
- Referendum 2025, il quesito numero 5 sulla cittadinanza italiana
- Le ragioni del "Sì"
- Le ragioni del "No"
Referendum 2025, il quesito numero 5 sulla cittadinanza italiana
Il quesito numero 5 sarà proposto su una scheda gialla. La legge in vigore sancisce che un adulto straniero, cittadino di un Paese che non fa parte dell’Unione Europea, per potere fare richiesta di cittadinanza italiana deve risiedere legalmente 10 anni in Italia.
Il referendum abrogativo ha il fine di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza, ripristinando la regola introdotta nel 1865 e rimasta valida fino al 1992. Al momento, i 10 anni per ottenere la cittadinanza è un requisito tra i più lunghi in Europa.
Fonte foto: IPA
La riduzione a cinque anni del requisito di residenza potrebbe indirettamente rendere più semplice anche il percorso burocratico per diversi minorenni stranieri.
Attualmente un minore straniero venuto alla luce in Italia da padre e madre stranieri non entra automaticamente in possesso della cittadinanza, ma può richiederla quando compie 18 anni se ha risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia fino a quel momento.
Chi è a favore del dimezzamento del requisito di residenza per far ottenere la cittadinanza italiana agli adulti extracomunitari, alle urne dovrà votare “Sì”. Chi invece non è d’accordo deve naturalmente indicare il “No”.
Le ragioni del “Sì”
Con il “Sì”, si eliminano due punti dell’articolo 9 della legge n. 91 del 1992, portando quindi il requisito a cinque anni di residenza per chiedere la cittadinanza.
Chi promuove il “Sì” crede che l’attuale legge sia sproporzionata e discriminatoria, perché richiede agli adulti extracomunitari il doppio degli anni di residenza rispetto alle regole in vigore prima del 1992.
Il requisito dei dieci anni, sempre secondo i promotori del referendum, non è equo per gli stranieri che dimorano stabilmente in Italia e per i loro figli minori.
Inoltre, chi è convinto che il “Sì” sia la scelta giusta sostiene che abbreviare i tempi a cinque anni, senza toccare gli altri criteri come il reddito e la conoscenza della lingua, semplificherebbe un percorso oggi ostacolato dalla burocrazia. Così facendo l’Italia sarebbe più vicina agli standard di altri Paesi europei.
Le ragioni del “No”
Chi è a favore del “No” crede che la legge in vigore sia già equa e che l’Italia rilasci troppe cittadinanze rispetto ad altri Paesi.
Gli esiti del referendum abrogativo potranno essere convalidati soltanto se alle urne si recheranno almeno la metà degli aventi diritto di voto. In questo caso sarebbe raggiunto il quorum.
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