Quesito 3 del Referendum 2025 sui contratti a termine, le ragioni del Sì e del No
Le ragioni del Sì e quelle del No del Quesito 3 del Referendum 2025, riguardante i contratti a termine
Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 i cittadini italiani sono chiamati alle urne per cinque referendum abrogativi in tema di lavoro e cittadinanza. Il quesito 3, così come i due precedenti, riguarda il Jobs Act e un intervento del governo Meloni sulle norme per l’utilizzo dei contratti a termine. Le ragioni del sì sperano in maggiori tutele per i lavoratori, quelle del no sostengono che assumere nuovi dipendenti diventerebbe ancora più difficile.
Il quesito 3 del Referendum 2025 sui contratti a termine
Il quesito 3 del Referendum 2025, su scheda grigia, riguarda i contratti a termine della durata fino a 12 mesi.
La proposta è quella di imporre al datore di lavoro l’obbligo di indicare una ragione specifica che giustifichi l’assunzione temporanea.
ANSA
L’obbligo di causale era stato eliminato nel 2015 con il Jobs Act di Renzi e in seguito reintrodotto con il decreto Dignità del governo Conte.
Nel 2023, il governo Meloni ha escluso l’esigenza delle causali per i rinnovi e le proroghe per i contratti fino a 12 mesi.
Le ragioni del Sì
Se il referendum raggiungerà il quorum e vincerà il sì, verrà reintrodotto l’obbligo di causale anche per i contratti a termine fino ai 12 mesi.
In Italia, secondo i calcoli della Cgil, sono circa 2 milioni e 300 mila i lavoratori con contratto a tempo determinato.
L’obbligo di causale punta a limitare l’utilizzo di contratti a termine da parte delle aziende, per ridurre quella che il sindacato chiama “la piaga del precariato”.
A favore del sì si sono espressi il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra.
Le ragioni del No
Se il referendum non raggiunge il quorum, o in caso di vittoria del no, la norma attuale resta invariata e non servirà giustificare le assunzioni a termine.
Chi sostiene il no afferma che l’obbligo di giustificazione impedirebbe alle aziende la possibilità di adattarsi ad improvvise esigenze di mercato.
Un altro timore di chi è a favore del no è l’aumento di contenziosi legali tra dipendenti e datori di lavoro.
Sostengono il no i partiti di maggioranza Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, oltre a Noi moderati, Italia Viva, Azione e +Eu.
