Moto depotenziata, cosa significa e quando è necessario

La moto depotenziata aiuta i giovani motociclisti a guidare più agevolmente mezzi che sarebbero difficili da gestire a causa dell'elevata potenza

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Francesco Menna

Ingegnere Meccanico

Laureato in Ingegneria Meccanica, sono un appassionato di motori e musica. Quando non scrivo, suono la chitarra. Il mio sogno? Lavorare nel mondo automotive.

Nel mondo delle due ruote, la passione per la guida inizia spesso fin dalla giovane età. Tuttavia, la sicurezza dei motociclisti più inesperti è una preoccupazione primaria per i genitori e gli enti regolatori. È qui che entrano in gioco le moto depotenziate, volte a limitare la potenza del motore per consentire una guida più sicura e responsabile ai neofiti della strada. È possibile, inoltre, testare carrozzerie di modelli altoprestazionali con componenti che, altrimenti, non sarebbe possibile provare sulle versioni che già di partenza risultano meno performanti. Ad esempio, si può girare con moto che in origine hanno cilindrate da 1000 o 1100 cc, che hanno componenti decisamente migliori rispetto a moto di cilindrata 600 o inferiore.

Cosa significa avere una moto depotenziata

Questo approccio è spesso adottato per garantire che i neofiti della strada, che potrebbero non avere una vasta esperienza nella guida di motociclette ad alte prestazioni, possano acquisire fiducia e competenze gradualmente, riducendo così il rischio di incidenti gravi o fatali. La sicurezza stradale è una preoccupazione cruciale per i giovani motociclisti, poiché statisticamente sono più inclini ad essere coinvolti.

La mancanza di una protezione naturale e la maggiore vulnerabilità delle motociclette rispetto ad altri veicoli rendono fondamentale adottare misure proattive per proteggere la loro vita e l’incolumità. La depotenziazione della moto si inserisce in questo contesto come uno strumento preventivo, mirato a ridurre i rischi associati alla guida inesperta e migliorare complessivamente la sicurezza per tutti gli utenti della strada.

Inoltre, ciò consente di rendere guidabile la moto anche con una patente A2 che prevede una potenza massima di 35 kW, con un rapporto potenza/peso non superiore a 0,2 kW/kg e che non derivi da una versione che da originale eroghi il doppio della potenza massima consentita.

Come si depotenzia una moto

La limitazione delle motociclette può essere ottenuta attraverso una serie di tecniche, che vanno dalla modifica del motore stesso all’implementazione di limitatori elettronici. Di seguito sono descritti alcuni dei principali approcci utilizzati:

  • riduzione della cilindrata del motore: è una delle tecniche più comuni. Può essere realizzata tramite la progettazione di motori con una cilindrata inferiore o tramite modifiche meccaniche al propulsore esistente, come la sostituzione di pistoni, alberi a camme e altre componenti interne;
  • limitatori elettronici di potenza (power limiters): questi dispositivi sono integrati nel sistema elettronico della moto per monitorare e controllare l’erogazione di potenza del motore. Possono funzionare riducendo l’apertura della valvola a farfalla, regolando l’iniezione di carburante o limitando la quantità di aria aspirata dai collettori. Questi limitatori possono essere impostati per ridurre la potenza massima o per fornire una risposta più graduale all’accelerazione;
  • software di limitazione della potenza: alcune Case motociclistiche usano software specifici per limitare la potenza. Può essere programmato per adattarsi a diverse condizioni di guida o per rispondere a requisiti specifici, come limiti di velocità massima o di coppia;
  • cambio di rapporto (gear ratio): modificare il rapporto del cambio è un altro metodo per ridurre la potenza disponibile alla ruota posteriore. Questo può essere ottenuto attraverso modifiche al rapporto di trasmissione primaria o ai rapporti di cambio stessi, limitando così la velocità massima raggiungibile dalla moto.

Le Case motociclistiche e gli enti regolatori possono adottare diversi approcci per implementare la depotenziazione, in base alle normative locali e alle esigenze del mercato. Alcuni produttori offrono modelli specifici depotenziati, progettati e costruiti con limitazioni di potenza integrate, mentre altri utilizzano dispositivi elettronici o software per adeguare le prestazioni dei loro modelli standard alle esigenze dei conducenti meno esperti.

È chiaro, quindi, che le limitazioni da applicare possono essere di tipo meccanico o elettronico. Le prime sono dette “fermi” e agiscono sul motore, sull’albero o sul pistone limitando alcune funzionalità. Possono rendere più difficile l’apertura dei corpi farfallati, apportare delle strozzature al sistema di scarico o all’aspirazione. Le seconde, invece, sono realizzare aggiungendo un modulo elettronico alla centralina. Esso viene definito “modulo fantasma” e ha il compito di fornire alla ECU dei dati differenti da quelli reali, costringendo il sistema ad erogare una potenza diversa, riducendone le prestazioni. Quando non sarà più necessario tagliare queste ultime, basterà rimuovere il modulo e tutto tornerà come prima. L’operazione di ripristino va effettuata da un meccanico, in quanto è necessario assicurarsi che tutti i parametri funzionali del motore tornino alle condizioni di default.

Le prospettive future riguardo gli sviluppi tecnologici per i depotenziamenti

Con l’avanzamento della tecnologia, ci saranno probabilmente nuovi metodi e tecnologie per implementare la depotenziazione delle motociclette in modo più preciso ed efficiente. L’integrazione di sistemi di assistenza alla guida avanzati potrebbe consentire una personalizzazione ancora maggiore delle prestazioni in base alle capacità del conducente.

In parallelo alla depotenziazione della moto, l’educazione e la formazione dei giovani motociclisti continueranno a essere fondamentali per garantire una guida sicura e responsabile. Programmi educativi e corsi di formazione mirati possono contribuire a migliorare le competenze di guida e la consapevolezza dei rischi stradali.

Una maggiore collaborazione tra Case motociclistiche, enti regolatori e organizzazioni di sicurezza stradale potrebbe portare a normative più efficaci e standard più elevati per la limitazione di potenza sulle due ruote. Questa sinergia potrebbe anche favorire lo sviluppo di tecnologie innovative e soluzioni integrate per migliorare la sicurezza stradale di tutti.