Alpine A110, la berlinetta francese mito del rally rinasce in versione elettrica

Sessant’anni dopo la berlinetta originale, l’Alpine A110 rinasce a Dieppe sotto sembianze elettriche, sempre leggera ma con un powertrain da 400 cavalli

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Pubblicato: 20 Ottobre 2025 11:09

Non tutte le auto invecchiano. Alcune restano sospese, quasi la meccanica si rifiutasse di diventare passato: l’Alpine A110 è una di loro. Dopo essere rimasta chiusa a lungo nei garage (e nei ricordi di quei fortunati che l’avevano vista scivolare nei tornanti), oggi sta per rinascere senza più fare rumore. Il termico appartiene al passato: è il momento di lasciar correre la nuova furia elettrica.

Dalle corse anni ‘60 allo status di leggenda

In un’officina di Dieppe, tra il ronzio dei compressori e l’odore di resina, molto prima che la parola “performance” entrasse nel linguaggio comune, nacque lei. Era il 1962 e Jean Rédélé, meccanico e pilota, volle realizzare un’auto non solo vincente, ma anche agile. Da qui prese forma la Alpine A110, un guscio sottile di vetroresina attaccato a un telaio a trave centrale, con il motore posteriore preso in prestito dalle Renault di serie. Davanti, i fari si aprivano come occhi svegli troppo presto, tagliando l’aria alla partenza, il tetto scivolava, la linea si abbassava e dietro stringeva il passo.

Non aveva nulla di fuori posto: un fascio di nervi pronto a scattare, dal peso di poco superiore ai 600 kg, che all’inizio sganciava 80 CV su strada, poi incrementati a 100, dunque a 120. Le importava poco delle apparenze. Spinto dietro l’asse, il motore spingeva forte in curva, coadiuvato dalla trazione posteriore, in grado di disegnare traiettorie millimetriche anche sull’asfalto sporco: nei fangosi sentieri del rally impose la sua supremazia, culminata nel 1973, l’anno del primo titolo mondiale costruttori: meglio di Porsche, Lancia e Ford.

Le motorizzazioni salirono di grado per stare dietro alle esigenze di gara. Si passò da 1.3 a 1.6, poi 1.8 litri, con picchi superiori ai 160 CV, ma quello che continuava a fare la differenza era il peso. Anche spinta al limite, la A110 rimaneva sotto la soglia critica, fissata a 740 kg, 750 kg al massimo, e al conducente era negata ogni possibilità di errore. Se entravi bene, l’auto approcciava la curva leggera e tendeva a chiudere di coda in modo progressivo, se ti sopravvalutati pagavi pegno.

Dosavi il gas e — sentito il telaio — lasciavi che fosse lei a suggerire il ritmo, e a quel punto diventava un coltellino svizzero. Sotto la pelle, una trave correva nel mezzo a tenere tutto il resto, saldata senza decorazioni, sopra cui fissavano il guscio di vetroresina, quasi trasparente in certi punti. Le versioni da corsa montavano un differenziale che andava avanti a spingere anche in condizioni proibitive, e la macchina si raddrizzava da sola, quasi avesse una reputazione da difendere.

Dentro non cercava di ottenere simpatie. Il volante era una bacchetta sottile a disposizione del guidatore, che poteva contare su pochi, selezionati strumenti, mentre i sedili lasciavano addosso la forma delle molle, per un pacchetto funzionale, coerente fino all’osso. Nel momento di salirci, ti importava poco del comfort: cercavi il punto esatto in cui frenare e la traiettoria da tenere, in buona sostanza feeling dinamico. E quando riuscivi a starle dietro, quando smettevi di combatterla, la A110 diventava un’estensione del corpo, qualcosa che rispondeva prima ancora che tu decidessi di muoverti.

Sulle strade della Corsica, della Targa Florio, del Monte Carlo, la A110 stabilì un’epopea mai completamente cessata. Ne esistono ancora centinaia, restaurate, affini allo spirito dell’originale, e presto ci sarà un’erede diretta.

Alpine A110 (1962): scheda tecnica

  • Motore: 4 cilindri benzina, 1.108 cm³, 95 CV
  • Cambio: manuale a 4 marce
  • Trazione: posteriore
  • Velocità max: 210 km/h
  • Consumi: 8,5 l/100 km
  • Lunghezza: 3.851 mm
  • Peso: 544 kg
  • Posti: 2

Il ritorno dello spirito originale

Sessant’anni più avanti, nello stesso stabilimento di Dieppe, le presse e le resine hanno lasciato spazio ai cavi arancioni e ai pacchi batteria. L’Alpine A110 si prepara a cambiare pelle nella prossima generazione, la prima elettrica nella storia del marchio, e per gli storici, la domanda è una: come si conserva la leggerezza in un mondo che pesa più di prima?

Nel 2026 verrà il turno del modello a batteria e del concomitante addio all’era termica, costruita da Rédélé, rispolverando metodo e intuizione. Il vecchio 1.8 turbo, ultimo discendente della scuola Renault, saluterà con un’edizione finale, e al suo posto arriverà un’unità a basso impatto ambientale da circa 400, forse 500 cavalli, sviluppata all’interno dell’Alpine Performance Platform, la stessa architettura che plasmerà la prossima R5 Alpine. La trazione sarà sempre posteriore, per istinto, ma con una gestione della coppia che promette di replicare — e forse migliorare — la precisione di quella meccanica di una volta.

Il prototipo A110 E-ternité, presentato nel 2022, ha già indicato la via, mosso da un cuore elettrico capace di 239 CV e 300 Nm, prova tecnica di quanto l’equilibrio visivo di lunga data possa adattarsi all’ordine attuale. La base sarà d’alluminio, leggera a sufficienza da reggere il pacco batteria da 60 kWh incassato nella zona sottostante. A Dieppe passano le giornate a limare chili pur di farla muovere con la stessa immediatezza della vecchia, e dare uguale risposta sul piano sensoriale. In un panorama di BEV da due tonnellate, stare intorno 1.300 kg sarebbe quasi un miracolo: con ogni probabilità la distribuzione dei pesi penderà più al posteriore.

L’abitacolo manterrà componenti fisiche. Quasi con fare provocatorio, in un’epoca colonizzata dal touch, la Casa francese vuole che il conducente abbia pieno controllo della macchina, non infarcita da maxi-schermi. Poggerà sulla nuova piattaforma in alluminio Alpine Performance Platform, su cui faranno affidamento pure la futura A310 e una roadster in arrivo, così da mantenere la guida “manuale”, ed è in questo modo che si salvaguarda un’identità: restando ruvidi quando gli altri smussano gli angoli.

Sul fronte estetico, la nuova A110 conserverà le proporzioni che la rendono riconoscibile. I fari rotondi torneranno in chiave LED, la coda si mostrerà tesa e corta, le superfici si puliranno, l’impronta – bassa e tesa – rimarrà la solita e la velocità massima dovrebbe aggirarsi intorno ai 250 km/h. Comunque andrà, se l’elettrico riuscirà a restituire quella stessa sensazione di leggerezza, il “testamento” di Rédélé avrà trovato compimento.

Alpine A110 E-ternité (2022): scheda tecnica

  • Motore: elettrico posteriore, 178 kW (242 CV), 300 Nm
  • Cambio: doppia frizione a 2 rapporti
  • Batteria: 12 moduli agli ioni di litio
  • Trazione: posteriore
  • Autonomia: circa 420 km (ciclo WLTP)
  • Ricarica: non dichiarata (prototipo)
  • Lunghezza: n.d.
  • Peso: 1.378 kg
  • Posti: 2