Kimi Antonelli tra lampi di classe ed errori di gioventù: Monza crocevia del 2025

Il talento del giovane bolognese divide il circus, tra errori e pressioni il 2025 diventa il banco di prova decisivo per crescere e convincere con Mercedes

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Matteo Mattei

esperto di motorsport e automotive

Classe 1982, a Favalanciata cresce con pane e Max Biaggi. Ha collaborato con varie testate online spaziando tra Esports e motori. Il mio motto: ''Per aspera ad astra''.

Pubblicato: 2 Settembre 2025 08:48

La F1 è un mondo spietato: il talento è solo il punto di partenza e l’esperienza, spesso, fa la differenza tra un fuoriclasse navigato e un giovane in cerca di equilibrio. Ne sa qualcosa Andrea Kimi Antonelli, il giovanissimo pilota italiano che la Mercedes ha deciso di lanciare nel grande circus con coraggio e fiducia.

A 18 anni, il pilota bolognese si trova a confrontarsi con un ambiente che divora e celebra nel giro di pochi secondi. E la sua stagione, fin qui, sta raccontando proprio questo: il potenziale enorme di un predestinato, ma anche le fragilità di un pilota ancora inesperto.

Zandvoort, il punto di svolta mancato

Il GP Olanda poteva rappresentare la gara della svolta, della consacrazione, quella vera. Partito dall’undicesima posizione, Antonelli ha dimostrato fin dai primi giri un ritmo straordinario, capace di riportarlo a ridosso della zona podio. Lo testimonia anche il fatto che a fine gara il suo tempo sul giro è migliore di quello di George Russell.

Nella prima parte, una prestazione solida, aggressiva, convincente anche agli occhi di chi lo critica per la difficoltà, fin qui, di trasformare la velocità in risultati concreti.

E invece, la giornata si è trasformata in qualcosa di impensabile. Il contatto con Charles Leclerc, in uscita di curva 3 dopo il pit stop, ha messo fine ai sogni di gloria. Un episodio che Antonelli stesso ha commentato con lucidità e rammarico:

L’esito della gara di oggi è stato un vero peccato. Il nostro ritmo era davvero alto e mi sentivo benissimo in macchina. Nonostante fossi partito undicesimo, avevo guadagnato diverse posizioni e guardavo avanti per vedere se potevamo entrare nella lotta per il podio. Avremmo sicuramente ottenuto un buon risultato se non fosse stato per l’incidente con Leclerc“.

L’incidente

Antonelli ha provato a spiegare la dinamica dell’incidente:

Abbiamo scelto di provare l’undercut. Ho cercato di tenere la vettura stretta in curva 3 mentre usciva, ma sfortunatamente non sono riuscito a evitare il contatto mentre lui (Leclerc) stava scendendo dalla curva. Mi dispiace per Charles e per la Ferrari, perché non è mai bello buttare fuori qualcuno e concludere la gara in questo modo“.

Parole sincere, che denotano la consapevolezza dell’errore. Ma in F1, a questo livello, un singolo errore può trasformare un potenziale capolavoro in un disastro.

Wolff: “Meglio aggressivo che rassegnato”

Se da un lato le critiche non sono mancate, dall’altro Antonelli ha trovato ancora una volta, la difesa del suo team principal, Toto Wolff, che ha voluto sottolineare sia i progressi sia la mentalità giusta del giovane pilota:

Dall’inizio della stagione, Kimi ha fatto enormi progressi. Oggi abbiamo visto ancora una volta quanto fosse veloce il suo passo mentre si faceva strada. Purtroppo è stato un po’ troppo ottimista nel suo sorpasso su Charles e questo è costato caro sia a lui che alla Ferrari. Detto questo, vogliamo che sia aggressivo e che colga ogni opportunità possibile in pista. È quello che ha fatto oggi ed è un peccato che non abbia funzionato“.

Un giudizio che fotografa bene il momento: Antonelli è veloce, a volte velocissimo, ma ancora immaturo nella gestione delle situazioni limite. Eppure, Wolff preferisce un giovane che osa piuttosto che uno che si nasconde dietro la prudenza.

Luci e ombre

Il 2025 di Antonelli, quello da titolare in F1, è stato un continuo saliscendi. In qualifica, spesso ha mostrato spunti interessanti ma non sempre è riuscito a trasformarli in piazzamenti concreti. Lo stesso Antonelli lo riconosce:

Il lavoro sul giro singolo è la mia priorità, perché ovviamente partire davanti in ogni GP sarebbe più vantaggioso per noi“.

In gara, al contrario, il ritmo c’è quasi sempre stato. A Zandvoort lo si è visto chiaramente: Antonelli aveva la velocità per stare con i migliori. Ma la mancanza di pazienza, e la pressione di voler dimostrare il suo valore, hanno spesso compromesso risultati che sembravano a portata di mano.

La statistica parla chiaro: Antonelli ha raccolto meno punti di quelli che il suo passo avrebbe meritato. Non perché gli sia mancata la competitività, ma perché nei momenti decisivi ha spesso pagato l’inesperienza.

Il confronto

Tutti i grandi campioni, prima di diventare tali, hanno commesso errori simili. Lewis Hamilton, al debutto nel 2007, collezionò polemiche e incidenti, ma seppe trasformare quella rabbia in esperienza. Lo stesso Max Verstappen, ai tempi della Toro Rosso e nei primi anni in Red Bull, fu accusato di eccessiva aggressività: oggi è un tre volte campione del mondo.

Antonelli, in questo senso, non fa eccezione. Il talento è lì, sotto gli occhi di tutti. Ma il percorso di crescita richiede tempo, disciplina e soprattutto la capacità di imparare dagli errori.

Monza, la seconda occasione di casa

Il prossimo appuntamento sarà Monza, il secondo GP di casa dopo Imola. Un circuito che può esaltare le caratteristiche di Antonelli, abituato sin dalle giovanili a esprimersi al meglio sui tracciati veloci. Lui stesso lo ha detto:

Ora non vedo l’ora di Monza, la mia seconda gara di casa. L’aspetto positivo che possiamo trarre da Zandvoort è che il nostro ritmo era buono, quindi continueremo a lavorare sodo e sono sicuro che i risultati arriveranno presto“.

Per Antonelli sarà anche un banco di prova emotivo: correre in Italia, davanti al proprio pubblico, può trasformarsi in un’arma a doppio taglio.

La spinta dei tifosi può diventare energia positiva, ma anche pressione difficile da gestire per un diciottenne che si trova per la prima volta sotto i riflettori del mondo intero.

Naturale percorso di crescita?

Definire “immaturità” ciò che sta vivendo Antonelli può sembrare severo. In realtà, si tratta di un passaggio inevitabile. Nessun pilota approda nella F1 moderna già pronto sotto ogni aspetto. La differenza sta nella capacità di bruciare le tappe e di dimostrare progressi costanti.

Mercedes lo sa, e per questo lo sta proteggendo. L’obiettivo non è vincere oggi, ma costruire un campione per il futuro. E Antonelli, per età e talento, ha ancora tutto il tempo per dimostrare di poter diventare l’italiano che mancava alla F1 da troppo tempo.

La stagione di Kimi Antonelli, fin qui, è un mix di promesse e rimpianti. Le prestazioni in pista dimostrano e confermano che il talento c’è, la velocità anche. Ma gli episodi come quello di Zandvoort ricordano che la strada per diventare un pilota completo è ancora lunga.

Quando la velocità non basta

Il giovane bolognese dovrà imparare a gestire meglio i momenti decisivi, ad avere pazienza e a sfruttare la sua aggressività senza trasformarla in imprudenza. È un percorso che richiede tempo, ma anche coraggio da parte della squadra, che finora non gli è mancato.

Se Monza saprà restituire ad Antonelli la “fiducia” persa in Olanda, allora forse parleremo di Zandvoort non come di un errore fatale, ma come del passaggio necessario nella crescita di un pilota destinato a scrivere pagine importanti della F1.

Perché il talento, quello vero, non lo si cancella con un errore. Ogni sbaglio rafforza chi ha il coraggio di crescere.