Furti di rame, nel mirino i cavi delle colonnine di ricarica

In Gran Bretagna scatta l'allarme per i cavi delle colonnine di ricarica delle auto elettriche: soltanto un fornitore ha subito 174 furti da novembre 2023

Foto di Manuel Magarini

Manuel Magarini

Giornalista automotive

Classe 90, ha una laurea in Economia Aziendale, ma un unico amore: la scrittura. Da oltre dieci anni si occupa di motori, in ogni loro sfaccettatura.

Nel Regno Unito i furti di cavi delle colonnine di ricarica per auto elettriche cominciano a diventare un problema serio. Instavolt, uno dei principali operatori di ricarica del Paese, ha denunciato il furto di ben 174 cavi da novembre 2023, rendendo inutilizzabili gli impianti interessati. I malviventi sono attratti dal rame in esso contenuto, poi rivendibile sul mercato nero.

Essendo un bene naturale, non riproducibile in laboratorio con le stesse proprietà (i diversi tentativi effettuati di arrivare a una formula artificiale in laboratorio si sono rivelati vani), la domanda risulta parecchio elevata. E quando c’è un’opportunità di fare business, i “furbetti” mettono in atto il meglio del loro “repertorio”. Oltretutto, l’operazione ha un coefficiente di difficoltà basso: basta poco a smontare, soprattutto di notte quando le colonnine sono meno frequentate.

Un danno economico di 1.200 euro per ciascun cavo rubato

I disagi riscontrati sono, tuttavia, parecchi, riguardanti, in primo luogo, le aziende: ciascun cavo costa circa 1.200 euro e provvedere alla sostituzione costituisce una spesa significativa, specie sui grandi volumi. In seconda battuta, gli stessi automobilisti vanno incontro a spiacevoli episodi, ritrovandosi senza la possibilità di ricaricare i rispettivi veicoli. Ciò non fa altro che allarmare ancora di più Instavolt, in quanto potrebbe venire meno la fiducia verso le vetture a zero emissioni.

La diffusione delle BEV fatica già a prendere piede. Tolte rare eccezioni, una su tutte la Norvegia (dove superano numericamente i veicoli a combustione interna), il successo commerciale rimane inferiore alle attese. I numeri poco incoraggianti hanno spinto pure dei grossi attori della filiera a rallentare la transizione, tra cui Mercedes. Che, in un recente intervento, ha aperto alla realizzazione di modelli termici pure nei prossimi anni. Tra i principali deterrenti all’espansione figurano i prezzi di listino elevati, una grossa criticità avvertita in particolare nei territori dal reddito medio piuttosto basso, come l’Italia.

Ennesima battuta d’arresto per le full electric

L’introduzione degli incentivi da parte del precedente Governo Draghi aveva proprio la finalità di superare questo grosso limite. Sebbene i primi due anni dall’introduzione del Dpcm abbiano lasciato piuttosto a desiderare, il terzo, l’ultimo del piano, ha sulla carta il potenziale di cambiare l’opinione dei guidatori.

Infatti, l’esecutivo, ora capitanato da Giorgia Meloni, mette sul tavolo ben 950 milioni di euro. Grossa parte della cifra è destinata alle BEV, con uno sconto fino a oltre 13.000 euro in concomitanza di permuta di una vettura compresa tra Euro 0 ed Euro 2. La somma massima è, però, ottenibile soltanto dalle famiglie meno abbienti, aventi un reddito ISEE inferiore ai 30.000 euro. Per la medesima ragione è stato confermato il bonus relativo all’installazione delle infrastrutture di ricarica.

L’emergenza dei furti dei cavi di rame non tocca al momento da vicino la nostra penisola, anche se la situazione merita di essere monitorata. Siccome il rame rappresenta un materiale parecchio ricercato, non è da escludere a priori l’ipotesi che i cavi di ricarica diventino un bersaglio pure lungo lo Stivale. A scopo preventivo, le aziende meditano l’installazione di telecamere a circuito chiuso nelle stazioni e di sistemi di geolocalizzazione GPS sui cavi.