The Line, il progetto per la città verticale senza inquinamento

In Arabia Saudita stanno costruendo una città senza automobili, senza emissioni, pensata per risolvere i problemi energetici ed ambientali che ci affliggono

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Riccardo Asta

Giornalista smart mobility

Nato a Genova nel 1985, laureato in architettura ma con una formazione multidisciplinare. Da anni collabora con riviste specializzate trattando temi legati alla mobilità sostenibile e al mondo bici, occupandosi in particolare del segmento e-bike e di tutte le novità che lo riguardano

In Arabia Saudita è in corso un progetto tra i più ambiziosi di sempre: costruire una metropoli senza inquinamento, senza automobili né smog, a impatto zero dal punto di vista energetico e capace di rispettare la natura a 360 gradi. Il tutto lungo un rettilineo lungo 170 chilometri e largo 200 metri.

Quando un paio di anni fa uscì la notizia direttamente dalla bocca del principe saudita Bin Salman sembrava la solita trovata sensazionalistica destinata all’oblio; ecco invece oggi spuntare un video che dimostra i reali sviluppi dell’idea con tanto di riprese dei cantieri e delle fasi di avanzamento. La tabella di marcia si fa più serrata, gli obiettivi più realistici e anche gli impegni presi con vari partners sembrano davvero concreti. Insomma, The Line la stanno costruendo davvero ed entro il 2030 dovrebbe essere completata la prima fase. 

Il progetto di The Line

Per chi non ne avesse sentito parlare The Line è parte di un grande piano di rinnovazione urbanistico-territoriale che l’Arabia Saudita ha deciso di portare avanti. Tra i vari progetti spicca quello della costruzione di una città rettilinea lunga 170 km, larga 200 m e alta 500, dove i due muri laterali che la contengono verranno realizzati in materiale riflettente. La città sarà divisa su tre livelli e progettata per essere priva di tutte le problematiche che affliggono le moderne metropoli. L’idea è un po’ quella di inglobare l’estensione superficiale classica delle città, in un’unica direttrice rettilinea che funga anche da asse di collegamento. 

Immaginate una lunga strada dritta al cui interno sono presenti case, uffici, negozi, parchi e un sistema di trasporti che porta da un capo all’altro del territorio, il tutto mentre fuori la natura si riprende i suoi spazi. Invece di costruire strade e città, si costruiscono entrambe insieme ed una svolge anche la funzione dell’altra. Secondo i progettisti i vantaggi di The Line sono molti, tra cui:

  • un miglior equilibrio vita-lavoro
  • una maggiore vivibilità
  • maggior tempo libero
  • facilitazioni sportive
  • utilizzo di architetture di nuova generazione
  • soluzioni ambientali più efficaci

La città rettilinea

 L’idea di una città sviluppata in senso lineare non è nuova, è stata a più riprese avanzata da vari architetti tra cui il visionario Yona Friedman. Nonostante già esistano alcune realtà con uno sviluppo simile (come Genova), i presupposti tecnologici per realizzarle in passato mancavano e non si andava mai oltre la mera fantasia. Oggi però le cose sono tecnicamente fattibili e The Line ne è la prova concreta. Non sappiamo se tutto andrà in porto e se verrà rispettato il progetto per filo e per segno, ma gli spunti di riflessioni sono comunque tantissimi. 

Molte critiche sono già state avanzate, alcune delle quali mettono in dubbio la reale fattibilità dell’impresa. Ce ne sono poi altre che invece scorgono nell’idea alcuni tratti distopici che potrebbero fare respingere emotivamente i 9 milioni di abitanti per cui è prevista la città.

Una distopia?

In effetti i render che possiamo trovare diffusi in rete mostrano scenari affascinanti quanto discutibili, abbelliti dalla quantità di verde pensile e dagli effetti di luce stile Avatar. Sono però anche molto vicini a quelli di fumetti come Nathan Never, dove si viveva in soffocanti megalopoli su più livelli, con ovviamente i ricchi su quello più alto da cui si vede il cielo.

La zonizzazione in The Line dovrebbe evitare simili derive: il primo livello è pensato per i cittadini, quello sotto per le infrastrutture e quello sotto ancora per i trasporti. Ci si muoverà soltanto a piedi e in bicicletta, o comunque con veicoli che rispettano certi criteri, primo fra tutti l’assenza di emissioni. Le automobili sono bandite, anche per ragioni di spazio, e il trasporto pubblico interno verrà effettuato da un sistema di treni. 

Vivere senza automobili

La rinuncia alle automobili è uno degli aspetti che potrebbe destare maggiore interesse. Un effetto collaterale di The Line è quello di far credere che l’assenza totale di macchine sia possibile soltanto in un simile contesto progettato ad hoc, un’idea totalmente sbagliata. Esistono diversi esempi di città che hanno rinunciato totalmente alle auto oppure ridimensionato di gran lunga la loro diffusione. Al primo gruppo appartengono realtà come Mackinac Island o Paquetà (in Brasile), due isole in cui è vietato muoversi in auto; al secondo invece metropoli come Tokyo, dove alcune scelte politiche come la vendita di un automobile a condizione di possedere anche un parcheggio, stanno restituendo gli spazi e l’aria ai cittadini. Non serve progettare città ex-novo, è possibile ottenere risultati simili intervenendo sull’esistente attraverso un corretto uso degli strumenti politici.

Viaggiare veloci.. tutti quanti

Bisogna dire che con una città senza curve i trasporti sono ottimizzati al massimo e i consumi ridotti all’osso. Applicando tecnologie come quella a levitazione magnetica si potrebbero davvero ottenere risultati carbon free, una vincita dell’efficienza che potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: così come viaggia bene il treno, viaggia altrettanto bene tutto il resto, ad esempio incendi e virus: che fare se a The Line scoppia una pandemia aggressiva come quella di Covid? E come andare da un punto all’altro se un modulo malfunzionante interrompe la città?

Isolarsi dalla natura

Altre preoccupazioni riguardano poi il senso di isolamento che la rigida opera potrebbe trasmettere, molto distante dalle morbide forme naturali. L’architetto paesaggista del settecento William Kent diceva: “la natura aborrisce la linea retta”, criticando modelli come Versailles dove invece comandavano gli assi visivi; anche Gaudì doveva essere dello stesso parere in quanto affermò che “la linea retta è la linea degli uomini, la linea curva è la linea di Dio”, e nella sua architettura dominava uno stile tanto surrealista quanto sacro.

Se lo guardiamo a grande scala, The Line è sostanzialmente un lungo muro che separa l’uomo dalla natura, l’estrema sintesi della volontà di alienarsi e non integrarsi con essa, se non quando piegata ai nostri voleri tramite una progettazione controllata.

Animali e AI

Senza contare che se l’idea fungesse da modello per altri luoghi, non sappiamo ancora come la fauna potrebbe reagire a questo muro: le pareti specchiate potrebbero disorientare ad esempio gli uccelli: già le semplici strade creano problemi con i flussi migratori, cosa potrebbe succedere con un’opera colossale come questa? 

Dulcis in fundo, sarà l’intelligenza artificiale che gestirà ogni aspetto della megalopoli e anche questo punto lascia spazio ad enormi perplessità (e paure distopiche).

Un esperimento da seguire 

Al di là di tutte le critiche che gli possiamo rivolgere, The Line è un progetto che colpisce, e lo fa soprattutto per la sua ambiguità. Da un lato l’intento è quello di risolvere problemi cruciali che non possiamo più rimandare, dall’altro le soluzioni proposte sembrano lontane da quell’idea di integrazione con la natura che forse ingenuamente tutti ci aspettavamo. 

Possiamo però fare tesoro di alcune soluzioni avanzate anche se non dovessimo condividere l’organicità del progetto: rendere i trasporti più funzionali, magari appunto con linee rette ed evitando i veicoli che tendono ad assorbire troppo spazio ed energia; riscoprire un maggior senso di comunità intesa proprio come vicinanza fisica; restituire spazi alla natura in tutti i suoi aspetti, perché dalla biodiversità dipende la nostra stessa esistenza; infine imparare anche ad accontentarci, sia di non guidare l’automobile che di non avere la piscina, sempre ammettendo che The Line non sia solo un “corridoio” per i meno abbienti.

A cavallo tra l’utopia e la distopia, in The Line ci sono punti convincenti ed altri più ambigui: il problema però è forse un altro, la situazione di ricatto ambientale che ci siamo creati e da cui siamo frettolosamente costretti a chiederci, cosa abbiamo da perdere?