Ferie obbligatorie ai dipendenti Rai impegnati per il Referendum, scontro sulla circolare finisce in tribunale
Ferie obbligate ai dipendenti Rai impegnati per i referendum, arriva lo stop dal Tribunale di Busto Arsizio
Il Tribunale di Busto Arsizio ha sospeso in via cautelare la circolare dell’amministratore delegato Rai Giampaolo Rossi. Quest’ultimo ha “imposto a una ampia cerchia di dipendenti e a collaboratori” l’obbligo di astenersi dal lavoro attraverso la fruizione di ferie e di aspettativa non retribuita, laddove abbiano presentato candidature o aderiscono a partiti politici, siano attivisti sindacali o si riconoscono e fanno parte di partiti, movimenti, associazioni non profit o comitati pro referendum. La Rai ha replicato dicendo che si tratta di norme già contenute nelle “circolari del 2018, 2020 e 2022 su consultazioni elettorali e referendum”.
- Dipendenti impegnati per i referendum, stop alla decisione delle ferie imposte
- Un provvedimento "oltre il limite"
- Pd: "Vicenda inaccettabile in una democrazia"
- La versione della Rai
Dipendenti impegnati per i referendum, stop alla decisione delle ferie imposte
La circolare, riferita anche a cameraman, fonici e tecnici delle luci, ha innescato polemiche. Inoltre il provvedimento è stato impugnato dall’Associazione nazionale lotta alle discriminazioni (Anlod) che ha avuto il sostegno del Sindacato lavoratori della comunicazione della Cgil.
La giudice del Lavoro Franca Molinari ha ritenuto l’episodio “discriminatorio” in quanto, pur venendo “correttamente richiamata l’attenzione di tutti i dipendenti e collaboratori sulla necessità” del rispetto “delle vigenti norme di legge in materia di propaganda e informazione elettorale”, si va “ben oltre”.
ANSA
La circolare imporrebbe “a un’ampia cerchia di dipendenti e ai collaboratori un obbligo di astensione dal lavoro, mediante la fruizione di ferie e di aspettativa non retribuita”.
Il provvedimento riguarda molti lavoratori e collaboratori la cui apparizione, “in virtù della mansione svolta (ad esempio cameraman, fonici, tecnici delle luci, costumisti, scenografi, direttori della fotografia, ballerini etc.), è limitata all’indicazione del loro nome nei titoli di coda”. Dunque, secondo la giudice, questi, in nessun modo potrebbero influire su quanto viene trasmesso.
Un provvedimento “oltre il limite”
Per il Tribunale, la circolare estesa a tutti i dipendenti e collaboratori, persino a quelli che non appaiono in video e non comunicano al pubblico, va “oltre il limite utile alla tutela della indipendenza e imparzialità del servizio pubblico”.
La giudice Molinari ha spiegato che l’effetto derivante da una simile imposizione sarebbe “disincentivante” rispetto alla “partecipazione attiva alla vita sociale del Paese attraverso la (non necessaria) compressione dei diritti fondamentali costituiti dal diritto di esprimere liberamente al di fuori del contesto lavorativo il proprio pensiero, dal diritto di partecipare alla vita pubblica e aderire ad associazioni e partiti senza subire discriminazioni”.
Pd: “Vicenda inaccettabile in una democrazia”
La vicenda giudiziaria proseguirà nel merito il 16 luglio. Nel frattempo la sentenza cautelare è stata commentata dal capogruppo Pd in commissione di Vigilanza, Stefano Graziano.
“Questo è inaccettabile in una democrazia“, ha dichiarato Graziano, riferendosi all’obbligo di fruizione forzata di ferie o aspettativa non retribuita imposto dalla Rai.
Per il parlamentare dem, la circolare “conferma il livello allarmante di degenerazione del servizio pubblico radiotelevisivo e la concezione autoritaria, padronale e profondamente antidemocratica con cui l’attuale governance sta gestendo la Rai”.
La versione della Rai
La versione della Rai, attraverso una nota, contesta che si tratti di norme nuove imposte ad hoc per i Referendum 2025:
“In riferimento a notizie circa pretese norme restrittive per dipendenti e collaboratori, notizie diffuse dalla stampa già nelle scorse settimane, e rilanciate oggi, dopo un’ordinanza del Tribunale di Busto Arsizio – sezione lavoro, Rai precisa che tali norme – nate per tutelare l’imparzialità e l’obiettività del servizio pubblico – erano già contenute nelle circolari del 2018, 2020 e 2022 su consultazioni elettorali e referendum. Nessuno viene obbligato a collocarsi in ferie/permesso o a sospendere il contratto, non essendoci alcuna disposizione normativa che preveda detti obblighi”.
E ancora:
“Le norme prevedono che coloro che abbiano accettato candidature elettorali ne debbano dare immediata comunicazione all’azienda: i lavoratori dipendenti vengono invitati a fruire di ferie o di altri permessi, retribuiti e non retribuiti, fino al giorno della chiusura dei seggi, mentre i collaboratori autonomi vengono invitati a sospendere il contratto in essere. Va comunque sottolineato che, in entrambi i casi, nessuno viene obbligato a collocarsi in ferie/permesso o a sospendere il contratto, non essendoci alcuna disposizione normativa che preveda detti obblighi. La circolare, dunque, ha ribadito semplicemente norme già applicate e che nessuno aveva mai messo in discussione in precedenza. Nel caso della prossima consultazione referendaria, in particolare, la recente circolare non contiene nessuna disposizione specifica per i lavoratori che supportino i comitati referendari, se non gli inviti richiamati in precedenza. Il tutto a tutela della terzietà dell’azienda”.
