Al Referendum 8 - 9 giugno Meloni non ritira la scheda, ma come votano gli altri partiti? Le posizioni

Quali sono le posizioni dei partiti sui Referendum dell'8 e del 9 giugno, da Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni a Pd e M5S

Pubblicato:

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si vota per 5 referendum popolari abrogativi: 4 riguardano i lavoratori (si va da Jobs Act e licenziamenti alla sicurezza), 1 invece è sulla cittadinanza italiana concessa agli stranieri. Affinché un referendum sia valido è necessario che raggiunga il famoso quorum, ossia che vada votare la maggioranza (quindi il 50% + 1) degli aventi diritto. La premier, Giorgia Meloni, ha già dichiarato che andrà al seggio ma non ritirerà la scheda, senza quindi rientrare nel quorum. Tutto il centrodestra, con l’eccezione di Noi Moderati, è per l’astensione. All’opposizione, invece, c’è una spaccatura tra il Sì e il No in base al quesito.

La posizione dei partiti, quesito per quesito

L’astensione del centrodestra

Gli unici tre partiti che durante la campagna referendaria hanno esplicitamente invitato all’astensione sono:

  • Fratelli d’Italia
  • Forza Italia
  • Lega

referendum 8 9 giugno 2025 voti partitiFonte foto: ANSA

L’eccezione di Noi Moderati

Noi Moderati, partito guidato da Maurizio Lupi che fa parte della maggioranza, ha invece invitato ad andare a votare, crocettando il No per tutti e 5 i quesiti.

Chi ha indicato di votare sì: dal Pd ad AVS

Pd e Alleanza Verdi e Sinistra italiana hanno indicato ai propri elettori di votare per il in tutti e 5 i quesiti.

Il M5S si è accodato parzialmente, lasciando libertà di voto per il quesito numero 5, ossia quello sulla cittadinanza italiana.

La spaccatura di Italia Viva, Azione e +Europa

All’opposizione, la spaccatura è rappresentata da:

  • Italia Viva: invita a votare No ai quesiti 1 e 3, libertà di voto per il 2 e il 4, Sì al quesito 5
  • Azione: invita a votare Sì al quesito 1, No a tutti gli altri
  • +Europa: invita a votare Sì ai quesiti 1 e 4, No ai quesiti 2, 3 e 5

Il (non) voto di Giorgia Meloni

Lunedì 2 giugno, Giorgia Meloni ha dichiarato che non ritirerà la scheda, nonostante ha annunciato che si presenterà al seggio: in sostanza, non contribuirà a raggiungere il quorum, provando ad affossare i 5 referendum.

La scelta della premier ha scatenato la rabbia delle opposizioni, riassunta da Dario Parrini, senatore Pd e vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali: “Giorgia Meloni non deve prendere in giro gli italiani, proprio sui referendum di domenica prossima e proprio nel giorno del 2 giugno. Andare al seggio e non ritirare la scheda equivale a stare a casa”.

In sostanza, secondo l’opposizione è sbagliato non partecipare al processo democratico del referendum, a prescindere dal voto.

Cosa succede se non si ritira la scheda

L’azione pre-annunciata da Giorgia Meloni è assolutamente legale e consentita.

Viene formalizzata con una dichiarazione e annotata nel verbale: di fatto, è un modo che ha l’elettore per manifestare simbolicamente la propria presenza senza però partecipare al voto.

Una possibilità è anche quella di ritirare le schede, ma senza entrare in cabina e restituendole al presidente: in questo caso le schede vengono annullate, ma l’elettore è conteggiato come votante, contribuendo al quorum.