Elon Musk suona l’allarme: nel mirino le elettriche cinesi

Elon Musk annuncia un futuro nebuloso per l'industria dell'auto occidentale, a fronte dell'avanzamento serrato dell'industria cinese nelle elettriche

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Tommaso Giacomelli

GIORNALISTA AUTOMOTIVE

Nato e cresciuto a Lucca, laureato in Giurisprudenza a Pisa, sono riuscito a conciliare le due travolgenti passioni per auto e scrittura. Una grande fortuna.

Elon Musk suona la carica e lancia un allarme preoccupante per il settore automotive occidentale. I pericoli vengono da oriente, precisamente dalla Cina che sta galoppando velocemente per arrivare in testa alla piramide e, dopo di che, dominare tutta la scena globale. Solitamente le previsioni dell’esuberante patron di Tesla si avverano, vedremo se anche stavolta avrà ragione. Sicuramente, per la filiera italiana e, più in generale, europea non sarebbe propriamente un vantaggio. Vedremo.

Musk ha battezzato i competitors cinesi come coloro che hanno una crescita migliore di tutti gli altri, definendoli addirittura come i “più competitivi al mondo“. Quali sono però i rischi effettivi che vengono corsi da Tesla e da tutti gli altri marchi del mondo occidentale? Il magnate americano avverte in modo esplicito: “Se non saranno imposte barriere commerciali, demoliranno la maggior parte delle case automobilistiche” a livello globale.

La Cina nel mirino di Musk

Il dito di Elon Musk è puntato soprattutto verso un interlocutore, Byd, il colosso che annovera persino Warren Buffett fra i suoi azionisti e che ha tolto a Tesla la corona di regina del globale nel campo delle macchine alla spina. I commenti di Musk non rimarranno soltanto nell’etere, sono destinati a risuonare furiosamente anche nella campagna presidenziale in corso negli USA. Il presidente in carica, Joe Biden, sarebbe determinato a non permettere alla Cina di controllare il mercato delle auto elettriche. Donald Trump, principale antagonista alla Casa bianca e leader dei repubblicani, oltre ad aver criticato le elettriche poco tempo fa, è arrivato a proporre dazi del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti e a revocare lo status della Cina di uno dei Paesi favoriti dagli Stati Uniti per gli scambi commerciali.

Non ci sono opportunità ovvie per una partnership con un rivale cinese“, ha aggiunto Musk, sottolineando tuttavia che Tesla è aperta a fornire ai rivali cinesi l’utilizzo della sue rete di caricatori e la concessione in licenza di altre importanti tecnologie.

Tesla combatte sul mercato

Per aumentare la domanda e contrastare la furiosa concorrenza, il miliardario si è tuffato nell’ultimo anno in un taglio radicale dei prezzi che ha ridotto, non di poco, i margini di Tesla e fatto arrabbiare gli investitori. Il quarto trimestre si è concluso con un utile netto più che raddoppiato a 7,9 miliardi di dollari ma soltanto tramite una tantum fiscale, mentre i ricavi sono risultati più bassi delle attese degli analisti, nonostante la Model Y sia diventata l’auto più venduta del pianeta.

Risultati che non conquistano e che penalizzano Tesla soprattutto a Wall Street, dove gli osservatori non sono rimasti impressionati neanche dall’annuncio sull’avvio della produzione a metà del 2025 nell’impianto situato in Texas di un’auto elettrica low cost, chiamata Redwood. I titoli infatti sono crollati fino a perdere quasi il 10% gettando un’ombra sulla marcia al rialzo quasi senza sosta delle magnifiche sette, le big tecnologiche che stanno spingendo i listini americani. Nel mostrare i conti del trimestre Musk ha elaborato la sua richiesta di far entrare in Tesla una maggiore presenza di intelligenza artificiale, senza dover essere costretto ad andare in altri lidi.