Disforia di genere dei minori, cos'è il registro sull'utilizzo di ormoni e farmaci bloccanti la pubertà
Il governo approva un registro dei farmaci per la disforia di genere nei minori e un comitato etico. Allarme tra attivisti su possibile "schedatura"
Il governo ha approvato la bozza che limita il trattamento della disforia di genere nei minori. Con essa si prevede un registro dei farmaci e il passaggio attraverso il comitato etico di ogni caso, ma anche una centralizzazione della distribuzione. Dagli e dalle attiviste arriva l’allarme sul “rischio schedatura”.
- Ok alla bozza sul registro dei farmaci
- Maggiore controllo sulle prescrizioni
- Cosa cambia rispetto al passato?
Ok alla bozza sul registro dei farmaci
Il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella mettono a segno un colpo contro la comunità LGBTQIA+: approvato il Ddl sulla disforia di genere. Questo impone limiti al percorso delle persone trans minori, obbligandole a passare attraverso una serie di nuove difficoltà.
La prima è l’approvazione di un registro dei farmaci per la disforia di genere. Nell’articolo si legge che “il registro serve a monitorare l’uso corretto dei farmaci, tenendo conto delle indicazioni del ministero della Salute (deve disporle entro 30 giorni)”. Nel registro saranno contenute informazioni sul processo decisionale di prescrizione, sugli esiti dei percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici, su eventuali comorbilità diagnosticate, sul monitoraggio clinico e sul follow-up.
ANSA
In altre parole, come scrive anche l’avvocata e attivista trans Roberta Parigiani, saranno presenti tutte le informazioni personali di tipo medico e ogni dato sensibile di una persona. “Per come è strutturato, appare chiaro il forte rischio che tale registro diventi uno strumento di controllo e schedature”, commenta nei suoi canali social.
Maggiore controllo sulle prescrizioni
Altro elemento che ha il potenziale di destabilizzare le giovani persone trans è la somministrazione in seguito a visita obbligatoria da parte di un’équipe multidisciplinare di specialisti. In attesa del ministero della Salute, le decisioni saranno prese da un tavolo tecnico L’intento dichiarato è quello di proteggere i minori, ma il rischio è di far loro vivere un lungo processo decisionale, attraverso visite e controlli che potrebbero invece minare il loro diritto all’autodeterminazione e l’accesso ai farmaci.
Lo spiega meglio Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans, sulle pagine dell’editoriale del giornalista Simone Alliva: “Un conto è la valutazione clinica di persone di 16 o 17 anni, un altro è l’accesso ai bloccanti puberali, che dovrebbe essere trattato come una fase a sé. Invece qui si fa una valutazione unica, tutta centrata sui criteri per i bloccanti, e questo restringe gravemente i diritti dei minori tra i 16 e i 17 anni”.
Infine c’è la limitazione della distribuzione dei farmaci. Fino a nuovo ordine, non sarà possibile averli tramite farmacia locale, ma solo nella farmacia ospedaliera. Di fatto si erge un ulteriore ostacolo, oltre a quello di tempo (ritardo nella distribuzione per mancanza dei farmaci), anche quello geografico.
Cosa cambia rispetto al passato?
Si tratta di uno stravolgimento delle regole? Non proprio, ma quanto basta per preoccupare la comunità trans e quella medica. Come spiega Manlio Converti, psichiatra e presidente di Amigay aps (Associazione Italiana Medici e Personale LGBTQIA+), il registro non è una novità. “Noi medici lo compiliamo abitualmente per i nostri pazienti […] e, come psichiatra, non potrei tenere sotto controllo i dati epidemiologici e garantire l’appropriatezza della cura”, spiega.
Quindi una sorta di registro esiste già, anche nel caso del farmaco triptorelina (medicinale che inibisce la produzione di ormoni sessuali maschili e femminili, bloccando la pubertà). Differente invece la creazione di un secondo elenco solo sulla disforia di genere, che Converti definisce “grave e discriminatorio”.
