Certificato revisione auto, cos’è cambiato per limitare le frodi

Il certificato di revisione auto in vigore dal 2019 ha frenato le frodi sullo schilometraggio delle vetture usate attraverso un dato obbligatorio da segnare

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Luca Bucceri

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano. Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e dei motori, scrive anche di attualità ed economia.

Dal 2019 è in vigore un nuovo certificato di revisione auto che, non tutti gli automobilisti ne sono a conoscenza, permette di avere un controllo più accurato sui mezzi per evitare frodi. Il certificato, che viene consegnato dopo le varie verifiche alla vettura effettuate dai meccanici autorizzati, da anni infatti non è più un semplice talloncino da apporre alla carta di circolazione, ma un vero e proprio documento che contiene sia i dati identificativi dell’auto sia quelli relativi alle verifiche, compreso anche il chilometraggio.

Il certificato di revisione anti frode

Da marzo 2019, infatti, il certificato di revisione auto è diventato un documento importantissimo per la corretta e legale circolazione delle vetture sul territorio nazionale italiano. Si tratta di un foglio che, rilasciato dai meccanici autorizzati a sottoporre a revisione il mezzo, viene inviato anche al Ministero dei Trasporti.

Da cinque anni a questa parte il certificato è stato modificato con l’obiettivo di frenare le frodi sui mezzi usati. Spesso, infatti, in passato si agiva con dei raggiri per ottenere un maggior profitto ai danni dell’acquirente. Come? Abbassando il chilometraggio effettivo del mezzo.

Ora non si potrà più fare, perché col nuovo DUC (il documento unico di circolazione e proprietà che sostituisce il libretto circolazione auto e il certificato di proprietà) tutti i dettagli sono segnalati chiaramente. Il tutto grazie alla modifica della certificazione di revisione del 2019, in cui è diventato obbligatorio, tra le altre cose, annotare il chilometraggio del veicolo in fase di controllo.

Un mezzo già revisionato, dunque, a due anni dall’ultima verifica non può quindi sfuggire a possibili tentativi di truffa. Ma non solo, perché il documento è ricco di dettagli.

Cosa c’è scritto sul certificato di revisione

Sul certificato di revisione auto, inviato anche al Mit e che confluisce automaticamente nel DUC e caricato online sul Portale dell’Automobilista, devono essere riportati obbligatoriamente dei dati.

Oltre a quello sui chilometri, sono inseriti:

  • il numero di targa e il simbolo dello Stato in cui è stato immatricolato il veicolo;
  • la categoria del mezzo;
  • la data e il luogo della revisione;
  • il nome e la firma di chi ha svolto il controllo e dell’ispettore;
  • il risultato del controllo;
  • le carenze riscontrate e la loro gravità;
  • la data di scadenza del certificato di revisione;
  • la data entro la quale andrà fatta la successiva revisione;
  • altre informazioni (appunti dell’officina autorizzata).

Dettagli, dunque, che rendono impossibile qualsiasi tipo di frode. Soprattutto quella dello “schilometraggio”.

Quando fare la revisione dell’auto

Ma la domanda che si fanno tutti è sempre la stessa: quando fare la revisione? Il Codice della strada parla chiaro e, come vi abbiamo già riferito, ci sono delle scadenze precise.

A riportarle è l’articolo 80 del CdS che divide le vetture da revisionare in tre categorie: quelle appena immatricolate, quelle sottoposte già a revisione e quelle adibite al trasporto di più di nove persone compreso il conducente. Nel caso di vetture appena immatricolate, la revisione va fatta entro il quarto anno dalla data di prima immatricolazione, successivamente ogni due anni. Per i mezzi adibiti al trasporto di più di nove persone, invece, la revisione è obbligatoria ogni anno.

Dunque nel 2024 dovranno essere sottoposte a revisione le vetture immatricolate nel 2020 e quelle che hanno ricevuto la certificazione nel 2022. Ma anche le citate da nove posti e più revisionate nel 2023. La revisione auto dopo quattro anni dalla prima immatricolazione va fatta entro il mese in cui è stata rilasciata la carta di circolazione, mentre quella ogni 2 anni entro il mese in cui è stata effettuata l’ultima revisione