Problema AdBlue, una criticità che blocca le auto diesel di ultima generazione

L'additivo nel motore diesel aiuta a produrre emissioni più pulite, una questione di difficile soluzione che molto spesso provoca anche altri inconvenienti

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Matteo Mattei

Esperto di motorsport e automotive

Classe 1982, a Favalanciata cresce con pane e Max Biaggi. Ha collaborato con varie testate online spaziando tra Esports e motori. Il mio motto: ''Per aspera ad astra''.

L’AdBlue è un componente importante nei veicoli diesel dotati di tecnologia SCR. È fondamentale monitorare regolarmente il suo livello nel serbatoio e intervenire tempestivamente per evitare sgradevoli episodi. Attenzione quindi alla sua manutenzione regolare e al rispetto delle indicazioni del manuale del proprietario. Tali precauzioni sono infatti utili a evitare guasti o malfunzionamenti onerosi. Inconvenienti che negli ultimi mesi sono sempre più frequenti tra gli automobilisti che a loro volta segnalano casi di blocco del proprio mezzo e conseguente obbligatorio ricovero in officina.

La funzione

L’AdBlue è un additivo chimico utilizzato nei veicoli diesel dotati di tecnologia SCR (Selective Catalytic Reduction), una soluzione composta principalmente da urea purificata e acqua distillata. Viene impiegato per ridurre le emissioni nocive.

In pratica l’AdBlue viene iniettato nel sistema di scarico del veicolo dove entra in contatto con i gas presenti. All’interno del convertitore catalitico SCR, l’urea si decompone in ammoniaca e anidride carbonica, la prima reagisce quindi con gli ossidi di azoto nei gas di scarico, convertendoli in sostanze non dannose e innocue. Il suo utilizzo è diventato obbligatorio per la maggior parte dei motori diesel, dal gennaio 2016.

Il suo nome deriva da un’associazione delle parole “Ad” dalla lingua latina, che significa “verso”, e “Blue” che in inglese, che richiama il colore del cielo e dell’acqua pulita. Questo nome è stato scelto per sottolineare l’obiettivo di guidare in un ambiente più pulito e blu proprio come il cielo e l’acqua.

Quando

È importante monitorare regolarmente il livello di AdBlue nel serbatoio del veicolo, poiché se il livello scende troppo basso, il sistema SCR potrebbe non funzionare correttamente e il veicolo potrebbe non essere conforme agli standard sulle emissioni. Quando il livello scende al di sotto di una determinata soglia, il conducente viene avvisato tramite una spia gialla e un messaggio di allerta sul cruscotto. In questo caso si procede al rifornimento di AdBlue presso un distributore dedicato o tramite taniche in vendita anche nei centri commerciali. Importante verificare i contenitori dell’additivo perchè se contaminati con sostanze non appropriate potrebbe danneggiare il sistema SCR e compromettere le prestazioni del veicolo.

Oltre al rifornimento di AdBlue, è importante effettuare regolarmente anche la manutenzione del sistema SCR per garantire il corretto funzionamento. Ciò può includere la sostituzione dei suoi filtri, la pulizia dei componenti e la verifica della presenza di eventuali malfunzionamenti o errori del sistema.

I numeri

Le statistiche medie segnalano che il consumo di soluzione di urea si aggira intorno agli 500 Km/litro. In media i serbatoi delle automobili contengono 20 litri di AdBlue consentendo una percorrenza pari a 10 mila chilometri. Il costo per il rabbocco si aggira poco sopra i 20 euro mentre si registrano notevoli differenze di prezzo fra una tanica e l’altra che possono essere determinate dalla qualità dell’additivo e dalla sua composizione. Molto diffusi anche prodotti di bassa qualità, quest’ultima è garantita tramite la certificazione ISO 22241. L’AdBlue è obbligatorio per tutte le vetture diesel con motore Euro 6, a partire dai 1600 cc.

L’inconveniente

Ogni veicolo è diverso dall’altro e diventa essenziale consultare il manuale d’istruzioni per ottenere informazioni specifiche sul funzionamento e sulla manutenzione del sistema SCR e dell’AdBlue per quel particolare modello. Una gestione sbagliata o negligenza possono creare spiacevoli inconvenienti. A volte anche il caso può avere la meglio e costringere il guidatore all’intervento in officina per motivi imprevedibili e fortuiti.

Sono sempre più le segnalazioni condivise in rete di automobilisti su criticità riguardanti l’AdBlue nelle proprie automobili. Molto spesso riscontrano un mancato riconoscimento automatico del sistema del rabbocco completo e di conseguenza la fine dei chilometri disponibili per rifornirsi correttamente. Una volta che la spia nel cruscotto indica zero chilometri a dispozione per effettuare il rifornimento dell’additivo, il sistema elettronico dell’automobile, come da normativa vigente, si blocca non permettendo al motore di riavviarsi. In questi casi l’unica soluzione possibile diventa l’assistenza del carro attrezzi che deve intervenire per portare il mezzo nella più vicina officina.

I successivi interventi di ricovero possono riguardare la rimozione della cristallizzazione o la totale sostituzione del serbatoio che conteneva l’additivo. Il tutto con spese di un certo livello e senza contare le tempistiche tecniche a volte molto lunghe provocate delle case madri che tardano a inviare i pezzi originali in sostituzione.

Le criticità

UFC-Que Choisir (Francia), Altroconsumo (Italia), Testachats/Testaankoop (Belgio) e OCU (Spagna) sono solo alcune delle associazioni di consumatori che negli ultimi mesi hanno già pubblicato articoli vari nei quali descrivono le problematiche che gli utenti hanno avuto con l’additivo e alcune case automobilistiche, senza contare le proteste contro le costose riparazioni a pieno carico dovute ai loro autoveicoli.

Se fino a qualche mese fa i problemi più grandi erano la produzione dell’AdBlue che poteva scarseggiare in disponibilità a causa delle tensioni mondiali e il suo prezzo molto più alto di quanto previsto, ora l’attenzione si è nettamente spostata su inconvenienti tecnici, sempre più frequenti tra i consumatori finali.